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QT n. 9, 5 maggio 2001 Servizi

Faccia a faccia Olivieri-Santini

Era nostro intendimento presentare un faccia a faccia tra i due candidati del collegio di Lavis, Luigi Olivieri (Ulivo, DS) e Giacomo Bezzi (Polo, PATT). Purtroppo Bezzi, nonostante fosse avvisato con venti giorni di anticipo e gli fosse stata data la possibilità di scegliere giorno e ora, ha rifiutato il confronto, adducendo improcrastinabili impegni in ogni ora del giorno e della notte. Quella di Bezzi è – ovviamente – una strategia: infatti ha rifiutato su ogni media il confronto con l’avversario. Giudichino gli elettori.

Abbiamo allora invitato Giacomo Santini (Polo, Forza Italia) candidato nel collegio di Rovereto, che ha cortesemente accettato. Purtroppo, per un disguido, non è stato possibile fare incontrare i due candidati, e quindi non di un faccia a faccia si è trattato, ma di risposte alle stesse domande, fornite separatamente dai due candidati. Il "montaggio" da noi effettuato cerca di dare vivacità al confronto, ma dobbiamo avvisare il lettore che i due candidati non hanno avuto la possibilità di ribattere uno all’altro.

Berlusconi dice che ridurrà le tasse in misura consistente e lo stesso Rutelli parla di detassazioni. Questo non comporterà dei tagli sui servizi sociali?

Santini: No, anzi: la detassazione è un intervento teso a migliorare lo Stato sociale. Noi infatti proponiamo non solo l’esenzione dalle tasse dei redditi sotto i 20 milioni, ma anche di elevare la pensione sociale a un milione al mese. Parlandone in questi giorni, sono rimasto colpito dalle reazioni di soddisfazione della gente: ma come – pensavo – tanto entusiasmo per 270.000 lire in più? Ma è così…

E come finanziate tutto questo? Col debito pubblico?

Santini: La riduzione delle tasse non causerà, come dice Rutelli, un aggravio di 15.000 miliardi sui conti dello Stato. Visto che alcuni di questi pensionati hanno altri redditi, la spesa sarebbe di soli 6.000 miliardi. Le altre misure riguardanti il fisco prevedono un’aliquota massima del 33% per chi ha un reddito sui 200 milioni. Comunque sì, ci saranno mancati introiti, e occorrerà risparmiare altrove. Ad esempio, disciplinando l’incentivazione indiscriminata dell’industria: rilanciando la legge Tremonti le imprese potranno auto-incentivarsi investendo gli utili senza nulla chiedere allo Stato.

Non capisco: voi sostenete che ci sono troppi incentivi alle imprese ed è lì che volete risparmiare?

Santini: No, noi puntiamo soprattutto sul federalismo: a questo punto le tasse sarà un problema delle Regioni.

Allora le Regioni dovranno mettere nuove tasse...

Santini: No. In un quadro federalista le Regioni si organizzano al loro interno utilizzando il proprio prelievo fiscale; e quelle più povere vedranno integrare i loro insufficienti ricavi dall’aiuto dello Stato.

Olivieri: Il Polo, in un primo tempo, disse che avrebbe inciso sulle entrate dello Stato per una cifra di 300.000 miliardi, poi è gradatamente sceso fino a 50.000, il che la dice lunga sulla loro affidabilità. Noi diciamo questo: grazie al risanamento del bilancio potremo arrivare in 5 anni a una diminuzione di circa 2 punti della pressione fiscale, che attualmente è attorno al 42%. E senza incidere sul budget dello Stato sociale. Ricordo poi che abbiamo fatto una importante riforma riguardante l’imposta di successione e donazione, intendiamo abolire l’imposta di registro (una tassa che ostacola la circolazione dei beni) ed arrivare a un’esenzione d’imposta per le famiglie con molti figli. Noi vogliamo garantire ancor di più la sicurezza sociale.

Nella sanità, come vedete il rapporto fra pubblico e privato?

Santini: Sosteniamo il buono-salute. Il cittadino ha diritto di disporre lui dei soldi che ogni anno lo Stato gli destina per l’assistenza sanitaria. Questo buono, questo piccolo budget, il cittadino deve poterlo spendere dove vuole.

Ma chi ha una malattia cronica e necessita di un budget più rilevante, rimarrà scoperto.

Santini: Se fa la scelta di chiedere il buono-salute, vuol dire che ha idea di come coprire la differenza. Altrimenti rimane con l’assistenza pubblica.

Olivieri: Il buono funziona finché sei sano; se ti ammali, non basta più, e l’assicurazione ti molla. Avremo un sistema "americano", dove chi è ricco si cura, chi non lo è deve accontentarsi di prestazioni sanitarie minimali.

Per la scuola vale lo stesso discorso?

Olivieri: Noi non siamo contrari a che ci sia una partecipazione del privato nel sistema educativo, pur tenendo conto di un preciso vincolo costituzionale…

…che peraltro avete già aggirato…

Olivieri: …ma respingiamo il buono-scuola. E, a differenza del centro-destra, riteniamo fondamentale il ruolo dello Stato nel campo dell’istruzione.

Santini: Anche qui siamo per la libertà di scelta. La famiglia deve poter decidere dove spendere il suo buono-scuola. Detto questo, preciso che non mi piacciono le scuole dogmatiche, di indottrinamento.

Ma col vostro sistema potranno nascere scuole leghiste, islamiche…. E’ così che si favorisce l’integrazione?

Santini: Ma per gli stranieri integrarsi può significare rinunciare a qualcosa della propria identità. Lo si è visto con il discorso del cimitero islamico. L’integrazione è una proposta, ma non è detto che venga accettata dagli interessati.

Eccoci arrivati agli immigrati, uno dei temi di più accesa discussione.

Olivieri: Gli immigrati sono una ricchezza per l’Italia: in questa campagna elettorale, in tutti gli incontri avuti col mondo imprenditoriale - dai commercianti agli industriali - la loro prima richiesta è quella di poter disporre di più manodopera, e in maniera meno burocratica. In Italia c’è sì – e qui parlo dei nostri connazionali – una certa quota di lavoro nero, ma c’è anche un livello di benessere che consente ai giovani di scegliere il lavoro; certe mansioni vengono ormai rifiutate, e la tendenza va allargandosi.

E i clandestini?

Olivieri: Occorre distinguere. L’assistenza nelle famiglie è in larga misura garantita da immigrate clandestine; quando i clandestini di cui si parla sono questi, meritano una sanatoria, perché sono una presenza fondamentale. Su quelli che commettono reati, il discorso è diverso: bisogna essere duri ed espellere. Senza ignorare le difficoltà che a volte la cosa comporta: se non sai da dove viene un clandestino, dove lo espelli?

Santini: Gli immigrati sono necessari alla nostra economia, perché fanno cose che gli italiani rifiutano di fare. Gli imprenditori devono però quantificare le necessità e quindi trasmettere le proposte agli interessati, che siano persone identificate, controllate, con documenti a posto. E per questo ci vuole un maggior controllo delle forze dell’ordine, che vanno maggiormente motivate e meglio pagate. Occorre un reale controllo agli ingressi: non facciamo un piacere agli immigrati seri accettando tutti. Dobbiamo verificare se queste persone hanno una possibilità di lavoro, di sistemazione, di integrazione.

Ma dentro la Casa delle libertà si sentono voci ben diverse. Penso alla Lega, ma anche a qualcuno di Forza Italia che si è opposto ad esempio al cimitero islamico.

Santini: Non vedo posizioni estremistiche, quanto piuttosto sensibilità diverse. Noi chiediamo maggiore attenzione su questo tema, una sua razionalizzazione. Rifiutare di discutere dei problemi usando toni allarmistici non è il modo migliore per affrontarli.

Olivieri: La Lega sa quanto noi che l’immigrazione è un fenomeno inevitabile, ma teme che queste nuove presenze mutino la struttura delle nostre popolazioni e che ciò li danneggi politicamente. Il lavoratore immigrato non è una scopa, che quando non serve la metti in un angolo. Ha una sua vita, degli interessi, vuole contribuire alla crescita del Paese dove vive. Sono portatori di culture diverse, ma è proprio nella nostra terra, che deve l’autonomia alla presenza di diversità, che queste persone dovrebbero trovare una degna accoglienza. Dobbiamo reagire alla maledetta equazione immigrazione uguale criminalità che il centro destra spesso è riuscito a far passare nel sentire comune. Il nostro stesso Stato sociale si fonda sul rapporto – che anche numericamente non deve diminuire - fra chi lavora e chi percepisce una pensione.

Veniamo al tema della sicurezza. E’ uno dei punti di forza della Casa delle libertà, eppure proprio Forza Italia ha propugnato dei provvedimenti - peraltro avallati dal centro-sinistra - che hanno ostacolato la giustizia. I suoi media, poi, si sono scatenati non solo contro i magistrati che inquisivano Berlusconi, ma anche contro i "pentiti" e chi perseguiva i mafiosi. Sembra che il problema non sia la giustizia che non funziona, ma uno Stato di polizia che mette in galera gli innocenti. (vedi "Giusto processo"- Dissento, Collaboratori di giustizia o delatori prezzolati? Cialtroneria propagandistica Lotta ai partimoni mafiosi- un monte di ostacoli ).

Santini: Non abbiamo mai inteso ostacolare la giustizia: l’abbiamo invitata ad essere cauta prima di perquisire le aziende, o mandare avvisi di garanzia a persone che venivano subito sbattute in prima pagina. Quanto ai pentiti, abbiamo criticato i pentiti "professionisti" e l’uso che a volte ne è stato fatto. Il guaio è che lo Stato ha un apparato difensivo inadeguato che non riesce a svolgere il proprio ruolo.

Olivieri: Sulla sicurezza, la serietà del centro-destra si può misurare da questo episodio: quando siamo riusciti a portare in aula il pacchetto-sicurezza, che s’incentra su aggravi di pena per reati come il furto in appartamento e lo scippo, il Polo si è opposto a un articolo che toglieva la condizionale ai recidivi. E perché? Perché la norma si sarebbe applicata anche ai reati dei colletti bianchi, che per Forza Italia e soci devono rimanere intoccabili.

Ma anche il centro-sinistra pare che a volte abbia percepito la magistratura come un’istituzione minacciosa, da cui tutelarsi.

Olivieri: In effetti non siamo stati molto lineari in tema di giustizia. Nel ’96 abbiamo ereditato un sistema in stato comatoso e in questi anni siamo intervenuti con 77 provvedimenti legislativi sia su aspetti strutturali (riforma del giudice unico, aumento delle risorse e degli organici), sia sulla normativa processual-penalistica. E qui si è avuta qualche contraddizione. E’ giusto che in un processo accusatorio le parti siano sullo stesso piano, ma forse non abbiamo avuto il senso della misura e le garanzie per l’imputato hanno portato ad una tale farraginosità di norme che l’accusato, quello almeno che può permetterselo economicamente, è in grado di trascinare le cose fino alla prescrizione. Ammesso questo, abbiamo però garantito quello che il centro-destra vuol demolire: l’uguaglianza di tutti nei confronti della legge. Berlusconi vuole abolire l’obbligatorietà dell’azione penale e che il Parlamento annualmente stabilisca i reati da perseguire in modo prioritario; partendo da un presupposto reale (le Procure non riescono a star dietro a tutto), ma arrivando a conclusioni aberranti. La soluzione è un’altra: depenalizzare certi comportamenti che oggi intasano il meccanismo.