Le Alpi nell’anno della montagna
La “Convenzione delle Alpi”, faticosamente raggiunta, messa in forse dalla politica del governo italiano in un settore fondamentale: i trasporti.
L’anno internazionale della montagna diventa pretesto per molte iniziative, di carattere culturale, turistico, sociale, ecc. L’esaltazione della montagna, e per ciò che ci riguarda delle Alpi, è più retorica che sostanziale. Infatti quest’anno, che ci vedeva vicinissimi al traguardo di avere tutti i Protocolli della Convenzione delle Alpi (Gazzetta ufficiale CE L-61 del 12 marzo 1996, pp. 31-36), finalmente ratificati da tutti i paesi coinvolti in questa avventura, rischia di essere un anno di ritorno all’indietro. Come Bush ha bloccato gli accordi di Kyoto, così il governo di destra in Italia vuole rimettere in discussione il protocollo essenziale, quello sui trasporti.
E’ stato il più difficile da scrivere, discusso fino all’ultimo istante, e non è certo che risolverà il problema drammatico del traffico in transito nelle vallate alpine. Tuttavia pone alcuni punti fermi, fra i quali l’impegno a non costruire nuovi assi di transito in un territorio riconosciuto in un importante studio della UE come "sensibile" e quindi bisognoso di speciali riguardi, da attuarsi attraverso interventi che non ignorino la sua condizione. E’ il frutto di più di dieci anni di intenso lavoro da parte di ambientalisti di tutte le regioni alpine, insieme a coloro che a livello politico hanno ritenuto che il patrimonio del nostro rilievo montuoso fosse troppo prezioso per lasciarlo distruggere da dinamiche economiche incontrollate.
Il 10 maggio a Innsbruck è stata approvata una Risoluzione, da parte di un gruppo di ambientalisti e verdi che nel corso dell’ultimo decennio hanno lavorato insieme. Si fa un bilancio e si pongono nuovi punti fermi con cui proseguire una battaglia che ha come posta la salvezza della natura e la tutela della salute e della vita delle persone che abitano nelle Alpi, attraverso l’elaborazione di una politica dei trasporti che tenga conto della sensibilità del territorio, così come si propone nel Libro bianco sui trasporti del 2001.
La Risoluzione è un documento complesso, risultato dell’incontro fra grandi esperti ambientalisti dei trasporti (svizzeri, austriaci, tedeschi, italiani, del gruppo verde del parlamento europeo). Ne riportiamo la parte riguardante le proposte.
ella zona sensibile delle Alpi bisogna dunque:
1. stabilire dei supplementi al ‘regolare’ pedaggio, calcolato in base al chilometraggio, per il traffico pesante; questi supplementi devono essere stabiliti dagli Stati Membri (senza l’autorizzazione da parte della Commissione), per proteggere la gente e l’ambiente. Detti supplementi devono essere sostanziali per limitare il traffico ad un livello sostenibile sia per la sanità pubblica che per l’ambiente, e vanno calcolati in base al Trattato sul traffico terrestre fra la Svizzera e l’Unione ed alla Direttiva 1999/30 CE. Un tetto quantitativo per i viaggi dei mezzi pesanti va contemplato. Inoltre, le ‘licenze’ per i viaggi - un bene scarso - potrebbero essere messi all’asta su una ‘borsa dei transiti alpini’, per incentivare lo spostamento del traffico su rotaia e per incrementare i fondi per riparare i danni dovuti al traffico pesante.
2. I ricavi provenienti da detto pedaggio sono destinati, in primo luogo, agli investimenti per nuove e sostenibili infrastrutture ferroviarie per spostare il traffico su rotaia, per misure per limitare i danni ambientali e sanitari, contro l’inquinamento acustico, e per rafforzare le economie regionali (il che, allo stesso tempo, ridurrebbe il traffico). Misure per aumentare l’utilizzazione delle infrastrutture esistenti hanno precedenza sulla costruzione di nuove infrastrutture.
3. In ogni caso, bisogna garantire che non vengano costruite o potenziate ulteriori vie di transito, come già stabilito nel protocollo sul traffico della Convenzione. Divieti per il traffico pesante devono far sí che vengano evitate corse di aggiramento.
4. Va garantito che le decisioni su eventuali divieti di traffico (notturni, nei giorni festivi, di fine settimana, divieti di settore per certe categorie di merci), su limiti di velocità e su altre misure di cui nel codice stradale spettino esclusivamente ai sovrani Stati Membri.
5. Poiché le infrazioni contro le norme di sicurezza per le merci pericolose, i limiti del tonnellaggio e altre norme sul traffico, nelle zone sensibili come le Alpi, possono avere conseguenze più gravi che altrove, i controlli adeguati devono essere garantiti.
6. Il trasporto delle merci pericolose, per ragioni di sicurezza, dev’essere spostato, quando è fattibile, su rotaia.
7. Bisogna finirla con il dumping sociale, sulle spalle dei lavoratori del settore, tramite severi controlli ed efficienti sanzioni. La legislazione sui tempi di ricreazione deve valere anche per i lavoratori autonomi (o sedicenti tali).
8. Per definire la zona sensibile delle Alpi, bisogna che ci si riferisca alla delimitazione di cui nella Convenzione delle Alpi.
9. Fino alla realizzazione di questo modello, regolamenti nazionali come il sistema svizzero di dosaggio per le gallerie alpine o il protocollo sul traffico ancora vigente per l’Austria (ivi incluso anche il tetto quantitativo) devono restare in vigore. I tentativi di "liberalizzare" questi regolamenti vanno combattuti".
NSe qualcuno lo desidera, è possibile avere anche tutto il testo, sia in italiano che in tedesco.