Una strana politica del traffico
I demenziali progetti di Moena e Vigo di Fassa. Ma i cittadini si fanno sentire...
Stanno esplodendo le contraddizioni dello sviluppo d’assalto degli ultimi decenni in valle di Fassa. Ci sono comuni come Soraga che iniziano percorsi di ricostruzione ambientale e paesaggistica coinvolgendo tutte le sensibilità del paese. Altri dove gli amministratori interpretano ancora la cultura dell’imposizione e le scelte distruttive del passato ma cominciano a trovare opposizioni organizzate che riescono a coinvolgere nella discussione centinaia di residenti e a prop orre alternative di alto valore qualitativo.
Come più volte avevamo scritto, non è vero che la cultura ambientale, la cultura del bello in valle di Fassa sia stata cancellata dalla vicenda Jumela e da altre discutibili iniziative sempre collegate all’abnorme sviluppo dell’industria del turismo dello sci: sono tanti i residenti stanchi dell’assalto e delle imposizioni dei poteri forti.
A Vigo di Fassa la maggioranza si intestardisce nel volere una circonvallazione verso il Passo Costalunga che, ove realizzata distruggerebbe i prati di Ciampian e risulterebbe funzionale solo al servizio della funivia di Ciampediè portando, in periodo turistico, ancora più traffico nel centro del paese. Un apposito comitato è riuscito a riportare la discussione in termini più corretti, proponendo alternative meno impattanti e specialmente chiedendo maggiore vivibilità nel paese, proponendo una mobilità diversa dall’attuale in tutta la valle di Fassa.
Anche a Moena si vive un passaggio analogo. L’amministrazione comunale intende ristrutturare l’intero polo scolastico, scuole elementari e medie. E’ un intervento dovuto, urgente. Specialmente per i ragazzi e gli insegnanti delle scuole medie è offensivo chiamare scuola l’edificio che li ospita: ci sono problemi di sicurezza strutturali da risolvere, non ci sono spazi ricreativi, non c’è vivibilità.
Ma l’amministrazione vuole strafare, "lasciare il segno" e fa progettare, oltre al rifacimento delle scuole, un enorme parcheggio su tre livelli, capace di oltre 160 auto, in pieno centro del paese, sconvolgendo la via che porta alla stupenda chiesa, scuotendo ogni armonia del territorio e degli edifici vicini. Non contenta dei mostri di Navalge e della palestra delle scuole, Moena progetta questi edifici senza alcuna attenzione all’esistente e alla storia del paese e richiama in centro le auto di centinaia di turisti.
Anche riguardo al traffico, Moena soffre. Si è fatto il possibile per togliere il traffico di transito dal centro con la devastante circonvallazione che sarà iniziata fra pochi mesi. Si è provato a destinare a parcheggi l’area Sud, Navalge. Si lavora per liberare piazzette e vicoli dall’ingombro costante delle auto private. Davanti a queste decisioni diventa ancora più irragionevole la scelta dell’amministrazione di costruire un parcheggio tanto importante in pieno centro e proprio presso le scuole. Significa costruire un circuito vizioso di automobilisti che faranno il possibile per arrivare vicino a poste, banche, negozi. Significherà gettare sui ragazzi inquinamento e polveri da traffico, inquinanti che, come è stato dimostrato, nelle valli alpine, specialmente in inverno, hanno effetti sulla salute molto più gravi che nelle città.
Anche in questo caso, come a Vigo di Fassa, si è costituito un comitato che ha sollevato con determinazione il problema e sta chiedendo alla giunta comunale di cancellare i parcheggi previsti, di inserirli in un contesto più periferico e di procedere, anche nella qualità progettuale, con maggiore attenzione per la storia, la cultura, la lettura urbanistica del costruito a Moena. Tutti argomenti sollevati in un dibattito pubblico, con oltre 300 persone che con passione hanno portato contributi polemici, costruttivi, alternative.
La giunta comunale, in quell’occasione, si è detta disponibile ad accettare contributi costruttivi e di miglioramento del progetto. E’ rimbalzata solo una nota stonata, quella del vicesindaco Bruno Sommaria, che si è permurato di attaccare, come suo solito senza motivazioni, le associazioni ambientaliste WWF e Italia Nostra. La giunta comunale sembra invece non aver raccolto proprio nulla, visto che il giorno dopo il progetto veniva depositato per l’approvazione presso la Commissione Paesaggistica comprensoriale.
Ma quali analogie uniscono i casi di Moena e Vigo di Fassa?
Anzitutto i comportamenti delle giunte comunali, che si sentono investite di ogni potere e visto il consenso elettorale ottenuto ritengono di poter imporre ai cittadini qualunque scelta, anche su argomenti molto delicati, su decisioni che disegnano in positivo o in negativo il futuro della comunità.
Di conseguenza, un forte fastidio nei confronti del dissenso, tanto da arrivare a criminalizzarlo, a costruire attacchi personali contro chi si è maggiormente esposto. Un metodo che si è già visto a proposito di Val Jumela e a Capriana, e che ricompare a Cavalese; un metodo che dovrebbe preoccupare i politici provinciali se veramente intendono costruire sul nostro territorio percorsi decisionali democratici e partecipati.
Una seconda riflessione. In valle di Fassa centinaia di residenti reclamano qualità, spazi, recupero di cultura autentica, meno servilismo verso le pretese dell’economia turistica, più sensibilità ed investimenti nella formazione dei ragazzi e dei residenti.
Queste persone si muovono trasversalmente, come accaduto a Moena: i comitati nascono da cittadini che rivendicano pubblicamente il sostegno alle compagini di governo, cittadini che hanno voglia di confronto, che reclamano partecipazione. Al di là della condivisione dei motivi della protesta, è questo il segnale importante che proviene dalla nostra periferia: le imposizioni politiche su Val Jumela non hanno cancellato sensibilità e cultura, orgoglio e intelligenza.