Proporzionale: perché no
Perchè oggi, nella società italiana, il maggioritario è il sistema che stimola la sintesi, e il proporzionale invece il particolare. Ma l'attuale maggioranza...
Non ho sottomano il testo della legge elettorale proposta dalla destra ed ora all’esame del Parlamento. Ma da quel che se ne legge sulla stampa essa contiene cose da fare inorridire: in pratica, se non in teoria, l’elezione diretta del capo del governo, come se fossimo in un regime presidenziale; il premio di maggioranza attribuito anche per il Senato su base nazionale invece che su base regionale come prescrive la Costituzione; le liste dei candidati bloccate, cioè in ordine di preferenza predeterminato dalle segreterie dei partiti, senza che il corpo elettorale possa anche minimamente influire sulla cernita dei candidati che quindi sono ridotti ad oggetti indistinti e fungibili. Insomma, una galleria degli orrori allestita per compiacere ai contraddittori calcoli di sopravvivenza dei vari segmenti della cosiddetta Casa delle libertà e soprattutto per incanalare il flusso del voto popolare entro lambicchi che ne distorcano il significato.
Tutto ciò è conseguenza della volontà politica che ha mosso i promotori di una tale riforma. Ancora una volta è stata proposta una legge non avendo di mira l’interesse generale, ma esclusivamente l’interesse di parte, della parte che appunto la propone. E’ questo il vizio incorreggibile di Berlusconi e della sua maggioranza. Direi la caratteristica che ha dominato la sua azione di governo: la cura dei propri interessi di parte ed addirittura privati, il governare e legiferare pro domo sua!
Eppure ci sarebbero buoni motivi per modificare la legge elettorale vigente, il cosiddetto Mattarellum. Ma ciò bisognerebbe fare avendo presente l’interesse generale, non quello di una o dell’altra parte. Vale a dire l’interesse comune del migliore funzionamento della nostra democrazia.
Per conseguire un tale risultato la prima cosa da evitare è ripristinare il sistema proporzionale. Infatti ciò che vi è di negativo nel Mattarellum è per l’appunto quel residuo di sistema proporzionale che ha conservato. Ora, anziché abolirlo, lo si vuole incrementare.
Si dice che non esiste un sistema elettorale perfetto, cioè che funzioni al meglio in ogni condizione. Ed è vero. Sia il proporzionale che il maggioritario hanno pregi e difetti. Il proporzionale garantisce il massimo di rappresentatività delle varie opinioni esistenti nel corpo sovrano, il maggioritario assicura una maggiore efficienza di governo. E’ di tutta evidenza la necessità di contemperare entrambe queste esigenze. Una democrazia rappresentativa implica che gli organi di governo rappresentino la volontà maggioritaria nel corpo elettorale. Ma un governo democratico deve essere anche efficiente, poiché una democrazia inefficiente per eccesso di proporzionalismo rischia una crisi mortale come accadde alla Repubblica di Weimar sfociata nel regime di Hitler.
Il meccanismo di selezione degli organi di governo democratici deve tener conto di una esigenza basilare: l’esigenza cioè di semplificare la complessità sociale. Infatti la società è di per sé disomogenea, fatta di situazioni differenziate, spesso contraddittorie e difficilmente conciliabili, ricca di disarmonie, insomma magmatica. La cultura e soprattutto la politica svolgono un ruolo importante di composizione e scomposizione secondo criteri e valori che armonizzano la società. Le danno un ordine, la orientano verso una dialettica omogeneità. Questo è lo scopo nobile della politica, dell’azione di governo. Tanto più questa funzione della politica deve essere potenziata quanto più la società è percorsa da tendenze disgreganti. E’ questo il caso della nostra amata Italia affetta da uno sfrenato individualismo. Quando in un Comune di modeste dimensioni si presentano per le elezioni ben 17 liste di candidati, ebbene ciò significa che qualcosa non funziona.
Il proporzionale realizza una sorta di censimento degli umori e degli interessi diffusi nella società. Il maggioritario stimola il formarsi di processi di sintesi, il maturarsi di progetti che rispondono all’interesse generale. Il proporzionale eccita il particolarismo, il maggioritario favorisce il comune sentire. Il proporzionale riproduce la complicata disomogeneità sociale, il maggioritario la semplifica interpretandola secondo una tendenziale duplice prospettiva di confronto. Infine il proporzionale, postulando per necessità la formazione di coalizioni, di governo o di opposizione, assegna a gruppi minoritari un potere di ricatto, che stravolge il principio fondamentale della democrazia, cioè che a decidere è la maggioranza. Le minoranze devono avere il diritto di esprimere le loro idee. Quando esse esistono e sono buone, se liberamente comunicate possono anche fecondare la maggioranza.