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QT n. 8, 23 aprile 2005 Cover story

Rovereto: problemi e candidati

Ruolo e identità della città, rapporti con Trento, urbanistica, crisi dell’industria, mobilità... I temi di fondo oggi di Rovereto in due interviste parallele a Bruno Ballaradini e Guglielmo Valduga (mentre il sindaco Maffei dà forfait).

Dei tanti candidati a sindaco di Rovereto, in realtà sono in tre (ci sbilanciamo) a contendersi la poltrona di primo cittadino: Roberto Maffei, sindaco uscente, della Margherita, appoggiato anche dai Verdi e da un’inedita lista di sinistra; Renato Ballardini, già sindaco dal ’96 al 2000, appoggiato dalla sinistra di Rovereto Insieme e dei comunisti italiani; Guglielmo Valduga, dal lungo pedigree di politico democristiano (fino a consigliere e assessore provinciale), a capo di una lista civica e appoggiato pure da una scheggia della diaspora socialista. Gli altri candidati, a iniziare da quelli del centro-destra, peraltro frantumato (come del resto il centro-sinistra), sembrano poter mirare solo al ruolo di oppositori.

Rovereto: piazza Rosmini.

Degli aspetti più propriamente politici, abbiamo trattato in altri articoli (Rovereto: la crisi del centrosinistra). Qui invece parliamo, assieme ai candidati più quotati, del futuro della città, dei suoi problemi e di come affrontarli.

Di seguito esponiamo le risposte dateci, in due distinte interviste, lunghe e intense, da Valduga e Ballardini (coadiuvato quest’ultimo dallo storico Fabrizio Rasera, consigliere più votato nella scorsa legislatura e uomo più rappresentativo della lista di Rovereto Insieme, vedi Rovereto: lo studioso, il leghista e il sindaco). Roberto Maffei invece non ha voluto incontrarci. E’ purtroppo nello stile dell’uomo, a suo tempo inalberatosi per alcune nostre pur severe critiche (Maffei & Boldrini v/s Questotrentino); e che in questa campagna rifiuta sistematicamente, come il Berlusconi dei tempi d’oro, il confronto con gli altri candidati. E peraltro questo del carattere e della statura dell’attuale sindaco è anche, come vedremo, uno dei dati del problema Rovereto.

Il primo tema per una cittadina di 35.000 abitanti, contigua ad un capoluogo dinamico come Trento, è la propria identità. Ed era stata proprio la giunta Ballardini ad abbandonare la facile, storica scorciatoia, della contrapposizione, campanilistica e piagnona, col capoluogo. Avviando invece comuni sinergie su progetti di grande respiro, come il Mart e Trentino Servizi, rispettivamente museo d’arte moderna e municipalizzata frutto della fusione delle rispettive, parziali, realtà cittadine (Trento-Rovereto, finalmente estinta la politica del campanile?).

Questa visione oggi, anche se posta in discussione da qualcuno dei candidati sindaci, è maggioritaria, e sottoscritta da Valduga.

L'ex sindaco Bruno Ballardini.

"La contrapposizione tra le due città, così come chiedere che la Provincia trasferisca a Rovereto qualche assessorato, sono ragionamenti riduttivi - ci dice - Per esempio, mi sembra capziosa l’idea di chiudere a Trento il Museo delle Albere perché a Rovereto c’è il Mart. Rovereto dovrebbe invece essere in collaborazione, quasi in simbiosi con Trento, pur mantenendo la propria identità, senza pensare alla città lineare, un unicum indistinto lungo 25 chilometri."

Ballardini ritorna agli obiettivi di nove anni or sono, all’inizio del suo mandato: "La collaborazione con Trento partiva da un presupposto, un riequilibrio territoriale. Trento, come capoluogo storico, ha unificato il territorio circostante, mentre invece la Vallagarina è articolata in molteplici Comuni. Per questo il rapporto con Trento è un processo che presuppone la condivisione con gli altri comuni: quando abbiamo unificato le municipalizzate, prima di ragionare con Trento, abbiamo fuso le varie realtà della Vallagarina, attraverso un lavoro intenso e fruttuoso.

Con questi presupposti poi si può procedere verso una forte integrazione dei due centri; che però, attenzione, non deve significare la città indifferenziata, il non-luogo veneto fra Trento e Rovereto. Ed è per questo che siamo contrari alla sede della Trentino servizi a metà strada, a Calliano".

Sta di fatto però che stanno avanzando valutazioni opposte, che portano a localizzazioni come quella della sede di Trentino Servizi; e d’altronde l’integrazione virtuosa con Trento non ha segnato passi avanti.

"Beh, l’attuale maggioranza, per carenze sue, e in particolare per quelle del sindaco - sottolinea con decisione Valduga - non è stata capace di sottolineare il ruolo che Rovereto deve avere nei confronti sia della Vallagarina come della Provincia".

Naturalmente alla critica a Maffei non si sottrae Ballardini, che solo per contrastarne un secondo mandato è risceso in campo, disponibile a rimettersi da parte se ci fosse stata un’altra candidatura del centro-sinistra.

"Maffei è stato sindaco solo dentro Rovereto, ma assolutamente assente al di fuori del perimetro cittadino. Posso testimoniare come in luoghi decisivi, dove si discute di progetti che riguardano la città, fosse assente: nel consiglio di amministrazione dell’Itc è stato presente alla prima riunione, e poi basta; alla Fondazione Caritro non c’era né ha mandato nessuno quando si presentava il progetto di collegamento rapido Trento-Rovereto; Pinter ha riferito come, quando si doveva stabilire la linea della Pat sul trasporto merci su ferrovia, anche allora non c’era…"

Maffei è assente anche in questo dibattito. E non può ribattere. Per parte nostra, confermiamo: la struttura della Provincia allarga le braccia quando si nomina il sindaco di Rovereto: un oggetto misterioso alle riunioni tecnico-politiche, in quanto assente e, quando presente, intimorito e incapace di portare un contributo.

Ma una città, per avere un ruolo, deve avere altro, oltre a idee chiare e capacità nel tessere rapporti: deve possedere un’identità riconosciuta dai cittadini e all’esterno, e adeguata ai tempi. Oggi Rovereto, quale identità può realisticamente coltivare?

"La storia della città è stata sempre caratterizzata da un felice connubio fra industria e mondo della cultura - risponde Valduga - Pensiamo alla grande stagione della seta, con quella borghesia illuminata che ha costruito la Rovereto di corso Bettini e ha avviato l’Accademia degli Agiati. Oggi Rovereto dovrebbe riscoprire persone capaci di riprendere questo cammino: come si fa a Venezia con Palazzo Grassi, così qui dovrebbero esserci imprenditori che utilizzano il Mart come momento promozionale. Il tutto con ovvie ricadute sul turismo".

Rovereto, il Municipio.

Cultura, università, industria, turismo, quindi. Con ogni tassello che si lega all’altro, e che, tranne forse per il turismo, riprende antiche vocazioni della città. Su questo sembra esserci condivisione, visto che - con maggiore o minor enfasi - questi temi sono ripresi praticamente da tutti i candidati.

"Sì - ribatte Ballardini - ed è un dato positivo. Però mi sembra doveroso rivendicare come siamo stati noi ad indicare, progettare ed imboccare questa strada: quando 15 anni fa presentavamo questi concetti ed avviavamo Mart e Università, che allora erano solo scatole vuote, ci prendevano in giro, si indignavano per i soldi buttati al vento. Ora queste sono realtà che la città ha fatto proprie: da governare, sviluppare, qualificare, ma sono forti elementi di modernizzazione. Ora ci sono le possibilità per fare politiche larghe: è stato seminato, bisogna far crescere. Per questo insistiamo che il Mart assuma sul serio il ruolo di volano, non solo verso il turismo di qualità, ma anche verso la ricerca e la formazione: ci sono spazi immensi che si aprono in sinergia con l’Università, basti pensare ad esempio a corsi di museologia".

In questo contesto il punto critico è forse l’industria...

"Rovereto ha la zona industriale più grande del Trentino: ci sono delle nuvole all’orizzonte e bisogna attrezzarsi - risponde Valduga - Se hai due-tre anni davanti a un problema che sai che sta arrivando, ti attrezzi. Questo la Provincia non lo fa, e il Comune, che di suo non ha competenze specifiche, non ha nemmeno stimolato la Provincia. Si tratta di far funzionare l’Agenzia dello sviluppo, far uscire la Tecnofin dal ruolo di mera immobiliare, far esprimere ai Bic le loro potenzialità".

"Dobbiamo preparare per tempo nuovi sbocchi, tecnologicamente avanzati - risponde Ballardini - La città ha la tradizione, ha strutture come il Bic e in prospettiva l’Università. Ha anche una storia che autorizza nuove funzioni: non è un caso che nel 1920 sia stato proprio Rovereto, primo comune in Italia, a realizzare una centrale idroelettrica, quella del Ponale; non è un caso se con la nostra ASM producevamo energia, con alleanze fuori provincia; e ora riteniamo che la partita dell’energia provinciale si sviluppi qui, in linea con questa storia. Il Trentino ha capitali che vengono investiti altrove: dobbiamo fornire occasioni perché siano investiti qui".

L’urbanistica è sempre, nei Comuni italiani, un tema delicato. Lo è ancor più a Rovereto, dove il Piano regolatore, che doveva essere un punto qualificante proprio della giunta Ballardini, passato nelle mani di un commissario ad acta e poi gestito dalla giunta Maffei, ha rivelato limiti vistosissimi (vedi Rovereto: il PRG ha fatto flopsu QT del 12 marzo scorso), e viene severamente giudicato dalla cittadinanza.

"Il Prg va decisamente rivisto. - afferma Valduga - Bisogna, se possibile, bloccare la villettopoli della Consolata, e riqualificare tutta una serie di comparti urbani che attualmente sono in stato di degrado (Follone, l’ex-Alpe, ecc.) o rivedere destinazioni improprie come l’ex-Bimac".

"I piani d’area che dovevano essere uno dei punti forti del nostro Prg, sono ora colate di cemento, ci si dice. Non doveva essere così - si difende Ballardini - Anzi, eravamo accusati di ‘ingessare’ la città, il consulente Cervellati veniva apostrofato ‘l’orticoltore’. Poi, tra progettazione del Piano e sua attuazione, complice anche il cambio di Giunta, le cose sono sfuggite di mano: si prevedeva una forte interazione tra proprietari e amministrazione, e questo rapporto non si è riusciti a gestirlo. Adesso bisognerà riprendere in mano la situazione, a partire dagli stessi numeri, gli alloggi previsti".

All’interno di questo boom dell’edificabilità c’è una cosa che in particolare stride: l’assenza di aree per edilizia pubblica. E ciò mentre le nuove povertà iniziano a rivelare situazioni sociali decisamente pesanti (ITEA: la rivolta degli inquilini).

L'ex assessore provinciale Guglielmo Valduga.

"Le aree per l’Itea vanno individuate, punto e basta - afferma con decisione Valduga - Ma va posta attenzione a non costruire delle enclave, che poi, stante la forte presenza di immigrati, diventino dei ghetti. E’ possibile invece una politica della casa distribuita sul territorio: e per far questo si dovrà procedere alla separazione delle graduatorie e delle competenze tra Rovereto e il comprensorio".

"Anche nel nostro Prg si è messa in moto una nota dinamica: l’area individuata come edilizia pubblica è stata rivendicata per altre, pur nobili, finalità - dice Ballardini - Ora si può discutere il singolo intervento, ma se ogni area Itea viene contestata, se questa è una filosofia, non siamo d’accordo, perché vuol dire che case per i più deboli non se ne fanno. E’ un discorso culturale, che oggi, con l’avanzare di problemi sociali, va fatto con forza, e penso venga più facilmente recepito".

Infine la mobilità: su cui, prima che divenissero evidenti i problemi veri dell’urbanistica, più si erano esercitate le critiche dei cittadini, talora con eccessi di litigiosità.

Ballardini esordisce con un’autocritica: "Su questo tema ci eravamo estenuati in bracci di ferro improduttivi; non li riprodurremo, su punti non decisivi, come il senso unico di una o due strade (vedi Piano del traffico o Piano regolatore?). D’altra parte la situazione è cambiata, è maturata una nuova cultura. A causa dell’allarme inquinamento, ma non solo, oggi la pedonalità, la ciclabilità, che quando ne parlavamo anni fa erano cose da poveracci, sono invece ritenuti valori, soluzioni reali e possibili, e il modello automobile è posto da tutti in discussione; quindi anche i piani del traffico, le soste a pagamento, la priorità del trasporto pubblico, sono obiettivi accettati. Un insieme di questi provvedimenti, oggi condivisi, più i parcheggi e il raddoppio della tangenziale a ovest della ferrovia come previsto dal Prg, dovrebbero dare più vivibilità alla città".

Valduga: "E’ necessario un collegamento più forte con Trento attraverso la metropolitana di superficie (anche se bisogna valutarne bene le modalità, perché sia realistica) e un collegamento ferroviario con Riva.

E’ necessaria la tangenziale, che oggi non c’è: Rovereto deve essere bypassata da chi non vuol fermarvisi. E poi occorrono una serie di percorsi dentro la città ben individuati: oggi arrivare al Mart è complicato e poco segnalato. L’attuale maggioranza non ha affrontato le problematiche di alcune aree congestionate. Un esempio? L’area dell’ospedale, che va ripensata".