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Il pianeta bizzoso e la guerra

Una illuminante analogia fra astronomia e politica.

Che cosa succede se un pianeta "si comporta male" all’interno del paradigma di Newton? Imre Lakatos, filosofo della scienza, nel 1970, in "La falsificazione e la metodologia dei programmi di ricerca scientifica", racconta la storia così. Quando un fisico dell’età pre-einsteiniana scopre un pianetino P, prende la meccanica di Newton, e ne calcola la traiettoria in base alla legge di gravitazione universale. Se poi succede, nella realtà, che la traiettoria del pianetino devia da quella calcolata sulla carta, considera forse il fisico newtoniano la deviazione capace di falsificare la teoria di Newton? No. "Suggerisce che ci deve essere un pianeta P’, fino ad ora sconosciuto, che perturba la traiettoria di P". Calcola allora massa e orbita di questo pianeta ipotetico, e chiede a un astronomo sperimentale di controllare la sua ipotesi. Ma il pianeta P’ è così piccolo che neppure i più grandi telescopi sono in grado di osservarlo. Si costruisce allora un telescopio più grande: se il pianeta P’ venisse scoperto sarebbe acclamato come una nuova vittoria della scienza newtoniana. Ma ciò non accade. Abbandona forse lo scienziato la teoria di Newton e la sua idea del pianeta perturbatore? No.

Il filosofo Imre Lakatos.

"Suggerisce che una nuvola di polvere cosmica nasconde il pianeta". Calcola allora posizione e proprietà della nuvola e chiede un fondo di ricerca per spedire un satellite a controllare i suoi calcoli. Se la nuvola venisse scoperta il risultato sarebbe una grandiosa vittoria della scienza newtoniana. Ma la nuvola non viene scoperta. Abbandona forse il nostro scienziato la teoria di Newton, insieme con l’idea del pianeta perturbatore e di una nuvola che lo nasconde? No.

"Suggerisce che in quella regione dell’universo vi sia un campo magnetico che ha disturbato gli strumenti del satellite". Viene inviato un nuovo satellite…Il campo magnetico non viene scoperto, ma questo fatto non è considerato una confutazione della scienza newtoniana. "Si propone un’altra ingegnosa ipotesi ausiliare", finché "l’intera storia viene seppellita in volumi polverosi e non viene mai più menzionata".

La categoria dell’analogia, in ambito storico, applicata a eventi e a problemi lontani, getta sprazzi di luce, illumina, fornisce una bussola per l’analisi e l’orientamento. Qui si tratta di fisica e di astronomia, addirittura, scienze esatte per eccellenza. Io trovo l’ironia di Lakatos formidabile: quanto tempo passerà perché la "meccanica della guerra" venga seppellita in volumi polverosi e non venga mai più menzionata?

A sostegno della guerra in Irak si sono citati le armi di distruzione di massa da scovare nei magazzini, il terrorismo da soffocare, la dittatura da sostituire con la democrazia, la guerra civile fra sunniti e sciiti da prevenire. E ogni volta satelliti e telescopi in azione, eserciti di scienziati, infallibili, impegnati a risolvere il rompicapo, a suggerirci nuovi pianeti, e a stendere nuvole di polvere cosmica.

Nella scienza l’infallibilismo rappresentò la concezione epistemologica dominante dall’antichità fino al Settecento. Ne furono sostenitori Aristotele, ma anche Bacone, Cartesio, Galileo, Newton. Fine della scienza è scoprire la verità sul mondo, e raggiungere la certezza circa la verità delle teorie. Quando l’infallibilismo entrò in crisi, si esplorarono alternative più modeste. Karl Popper indebolì l’elemento "verità". Se un esperimento, o un’osservazione, falsificano una teoria, questa deve, razionalmente, cedere il passo a un’altra teoria, più verisimile. Se le armi di distruzione di massa non si trovano, se il terrorismo cresce, se la democrazia non attecchisce… la "verità" della guerra è definitivamente smentita, per sempre. Alla luce della ragione, verrà ricordata e menzionata nei libri, polverosi, delle biblioteche, ci rassicura Popper,

Il racconto di Lakatos ridicolizza, in America e in Italia, gli intellettuali neo-conservatori. Ci diverte anche, un poco: in tempi di massacri e di torture non guasta. Di-vertire significa il diritto di volgere, per un momento, altrove lo sguardo. Però Lakatos non polemizza soltanto con la verità e la certezza, infallibili, sull’utilità della vecchia teoria. Anche con Popper, che la falsifica con la forza della ragione, apre, leggera e sorridente, la sua polemica. Questo non ci consola, a me pare. La sua satira è anzi istruttiva e impegnativa per chi pensa, e agisce, affinchè la pace sostituisca la guerra nel rapporto fra gli Stati e fra i popoli.

La meccanica di Newton è stata euristicamente potente, per secoli. Gli scienziati, e gli uomini tutti, hanno la pelle dura: non abbandonano una teoria solo perché alcuni fatti la contraddicono. Inventano ipotesi di salvataggio, ignorano i fatti recalcitranti, spostano l’attenzione su altri problemi. Troppo ingenuo il falsificazionismo di Popper: le teorie scientifiche non si abbattono con un "colpo di pistola", un "senza se e senza ma"."La natura può gridare il suo No, ma l’ingegnosità umana può sempre gridare più forte". La pace è un "processo", dobbiamo imparare da Gandhi.