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QT n. 19, 8 novembre 2003 Servizi

Sviluppo, cioè asfalto?

In Trentino, come in Veneto, si è ancora fermi a questo luogo comune. Mentre in Austria...

Come si risolvono i problemi del traffico? Costruendo strade - è la risposta che ci viene offerta sia dai governi di centrosinistra che di centrodestra. In Trentino, come nel bellunese ed in Valtellina. Avendo più strade si sviluppano le vallate e si mantiene la montagna vissuta? E’ un luogo comune che la cultura ambientalista non riesce a scalfire, nonostante esempi ormai consolidati all’estero dimostrino il contrario.

La task-force politica del centro e del centrodestra veneto ha in questi giorni approvato un accordo programmatico sulle grandi infrastrutture col presidente del Consiglio Berlusconi. Accanto ad opere urgenti e necessarie come il passante di Mestre, si sono inserite opere viarie di pesante impatto con conseguenze non solo regionali: la nuova Romea fra Venezia e Ravenna (si consolida in prospettiva il collegamento fra il porto di Ravenna e il Nord Europa, interessando quindi anche il Trentino), il raccordo fra Cisa e Verona, la viabilità attorno a Padova e Treviso, e rientra di prepotenza la previsione della autostrada A27, Venezia-Lienz, da costruirsi entro il 2015.

I soldi? Non ci sono, ma si afferma che il ministero s’impegnerà a integrare le risorse necessarie.

La Convenzione delle Alpi? Non è un problema: il governo propone e impone lo stralcio del protocollo trasporti. L’opposizione dell’Austria a qualunque potenziamento stradale di transito? Intanto arriviamo al confine.

E i comuni del Cadore contrari? Si tratta di Pieve di Cadore, Domegge, Comelico, Calalzo, Auronzo, Vigo, Borca, San Vito, la maggioranza ed i più importanti. Risponde l’assessore Floriano Prà: "Quando vedranno i progetti, le grandi gallerie che abbiamo in mente, nessuno più si opporrà".

Così si programma lo sviluppo nel Veneto, in modo non certo dissimile da quanto sta avvenendo in Trentino nella discussione sulla Valdastico e sulla viabilità interna in provincia.

Tutto l’opposto della riposta austriaca al bisogno di mobilità. In quella terra le popolazioni non vogliono morire d’avvelenamento o avere le vite sconvolte dal rumore dei TIR. Nelle recenti assemblee cui abbiamo assistito, cittadini e sindaci attaccano i politici regionali e nazionali e li costringono all’angolo. I cittadini non vengono allontanati e definiti integralisti come accade da noi, ma ottengono risposte. Non è un caso che laddove i Verdi mantengono fede agli impegni e ai programmi, come in Tirolo, abbiano ottenuto un consenso del 16%, il 27% a Innsbruk, mentre da noi debbono consolarsi di un’unica, inutile poltroncina.

In Austria si costruiscono centri comprensoriali sulla mobilità, si studia la situazione, zona per zona; si ottengono risposte sempre diverse, ma mai la scelta del potenziamento viario o della velocizzazione del traffico, una soluzione superata. Si organizza a livello comprensoriale e regionale una mobilità pubblico-privata che offre al cittadino risposte certe, scelta di pacchetti giornalieri, settimanali e annuali, differenziati secondo le esigenze del territorio, dei bisogni dell’economia e del lavoro, dei servizi pubblici.

Nei giorni scorsi in Austria c’era però troppa fiducia nei confronti dell’esigibilità giuridica dei contenuti previsti nella Convenzione delle Alpi, e alla fine anche nei confronti dei nostri governanti, regionali e nazionali. Certo non sono mancate le battute verso Lunardi o Berlusconi, ma la commiserazione non ci consola.

Si riassumevano questi ragionamenti: "Certo, la Svizzera non firma la Convenzione delle Alpi, ma dalla Svizzera sui temi della mobilità anche noi austriaci abbiamo ancora da imparare. L’Italia invece stralcia il protocollo trasporti, ma i governatori del Friuli e del Trentino non vogliono più strade e quelli del Veneto dovranno rassegnarsi al fatto che l’autostrada Alemagna mai solcherà di un metro il territorio austriaco".

Ma le forze politiche trentine di governo e di opposizione demoliscono la fiducia in loro riposta dall’Austria, mentre il governo italiano e la Regione Veneto nemmeno ascoltano le esigenze di vita e sviluppo del Cadore. E’ quindi necessario riprendere un’azione convinta che non si esaurisca in dibattiti sterili su autostrade e circonvallazioni più o meno necessarie.

Si deve lavorare perché il Parlamento europeo approvi subito una direttiva sull’accesso alla giustizia in materia ambientale, per garantire ai cittadini l’accesso alle informazioni, la partecipazione ai processi decisionali, per costruire un serio mercato della libera concorrenza, in quanto il mancato rispetto delle norme ambientali in determinati paesi distorce il funzionamento del mercato e della concorrenza.

A livello nazionale dovrà partire una grande azione politica e culturale di sostegno alla ratifica di tutti i protocolli della Convenzione delle Alpi.

A livello locale - parlo di regione dolomitica - va ripensato il significato di mobilità, va ridefinito il servizio pubblico su tutto il territorio e verso i grandi centri della pianura, va riconsiderato l’uso del mezzo privato...

Solo con questi passaggi riusciremo a togliere fiato ai sostenitori della Valdastico e dell’Alemagna, dando risposta ai bisogni di mobilità, e contemporaneamente difenderemo la salute degli abitanti del fondovalle, il territorio agricolo e il paesaggio alpino.