Alpini e Ulivo
La lotta al terrorismo, l’ossequio al potente alleato, e un’opposizione che non c’è.
Non so cosa faranno gli alpini in Afghanistan, ma per adesso, prima ancora di partire, hanno provocato una penosa disfatta dell’Ulivo. Non ne hanno alcuna responsabilità, naturalmente. Questa ricade tutta sui dirigenti dei partiti dell’opposizione che con la loro insipienza hanno offerto al governo ed alla sua maggioranza un inattesa occasione per sentirsi sollevati dalle molte e gravi angustie in cui si stavano dibattendo. Soprattutto, a mio avviso, ricade su Rutelli e gli altri che hanno votato a favore dell’invio dei nostri soldati a combattere sulle montagne intorno a Kabul.
La lotta al terrorismo è sacrosanta. Non è questo il punto. Essa è giusta perché costituisce una legittima difesa contro una aggressione attuata con mezzi insidiosi e proditori e rivolta contro persone inermi ed innocenti. Perché comunque l’aggredito ha sempre diritto di reagire a propria difesa. Ma la difesa per essere legittima deve essere proporzionata all’offesa e soprattutto efficiente. Deve cioè essere mirata a neutralizzare l’azione offensiva, e non convertirsi essa stessa in una aggressione, tanto meno in una aggressione terroristica. Cioè tale da colpire a sua volta persone inermi ed innocenti, senza invece paralizzare i centri dell’attacco terroristico.
E’ esattamente questo che è accaduto in Afghanistan.
E’ stato deposto il governo talebano, è vero, e ciò è bene. Ma non era questo il fine dichiarato dell’attacco militare promosso da Bush. La guerra preventiva contro uno Stato per instaurarvi la democrazia non era ancora una dottrina elaborata ed annunciata, come invece è oggi nei confronti dell’Irak. Lo scopo di quell’azione militare era la lotta al terrorismo. Era facile prevedere anche allora che un intervento militare di tipo tradizionale non era affatto idoneo a raggiungere lo scopo dichiarato. E che anzi si sarebbero fatte vittime civili e fomentato ancor più l’odio e quindi l’humus favorevole al terrorismo.
Ciò nonostante anche l’Italia accettò di parteciparvi, sia pure con forze non impegnate nei combattimenti ma solo per mantenere la pace. Oggi abbiamo la prova sperimentale che quel tipo di reazione al terrorismo è stato inefficace e terroristico anch’esso. Bin Laden ed Omar sono ancora liberi. I terroristi catturati sono egiziani o sauditi o yemeniti. Kabul è circondata da focolai di ribellione disseminati su tutto il suo territorio.
E’ facile immaginare che "l’antiamericanismo" vi abbia incontrato un vasto incremento. Cosa ci vanno a fare i nostri alpini?
Pare che saranno impiegati a sostituire i marines inglesi, destinati a partecipare alla guerra preventiva contro Sadan Hussein. A cooperare cioè, sia pure in modo indiretto, alla nuova impresa bellica voluta dal Presidente degli Stati Uniti. Il quale evidentemente è un seguace della strategia di Sharon, secondo la quale la lotta al terrorismo si conduce con aggressioni militari indiscriminate contro i popoli. Ci sta proponendo insomma di estendere a scala mondiale il tragico modello palestinese-israeliano.
E’ pacifismo imbelle, utopico, rispettabile ma impolitico, avanzare queste obiezioni? E’ davvero un bel paradosso quello di considerare moderati, maturi, dotati di una cultura di governo coloro che sotto l’effetto di impulsi emotivi o per subalterno ossequio ad un potente alleato accettano di brandire le armi, ed invece tacciare di estremismo radicale coloro che consigliano prudenza e ponderazione prima di mettere mano alle sciabole! Anche Schroeder e Chirac estremisti e privi di cultura di governo? Anche Al Gore? Che Berlusconi, Fini e Schifani siano insensibili a queste obiezioni, non sorprende. Ma Rutelli?
Mala tempora currunt! Siamo retti da un governo incapace ed inquinato dai privati interessi del suo leader. L’economia mostra segni di stagnazione preoccupanti, che nella crisi della Fiat raggiungono la tensione di un vero e proprio dramma nazionale. Le cronache quotidiane sono fitte di crimini orrendi che marchiano di abiezione ciò che dovrebbe essere più puro, i giovani e la famiglia. L’opposizione non riesce a delineare una prospettiva convincente di rinascita.
E’ possibile che i dirigenti dei partiti del centro-sinistra siano così meschini da far prevalere le loro personali vanità sull’impegno di esprimere quella volontà di rinascita che freme nel popolo dell’Ulivo?