Chi è il vero amico degli USA?
Gli effetti prevedibili di una guerra preventiva contro l'Irak: più odio e più terrorismo.
La signora Herta Daeubler Gmelin, già ministro della Giustizia del governo Schroeder, ha commesso un grave errore quanto ha paragonato Bush a Hitler. Non solo perché questa sua infelice sortita avrebbe, secondo i commentatori, fatto perdere voti al suo partito, la socialdemocrazia tedesca, ma soprattutto perché il paragone è del tutto improponibile. Gli Stati Uniti di oggi non hanno nulla in comune con la Germania degli anni Trenta del secolo scorso, e nelle vene di Bush scorre piuttosto petrolio che sangue ariano.
Eppure è comune opinione che la grande rimonta di Schroeder, che qualche mese fra era dato per largamente sconfitto, sia stata determinata, oltre che dalla efficiente solerzia da lui dimostrata durante le alluvioni che hanno colpito il paese nel corso della campagna elettorale, anche dalla ferma posizione da lui assunta contro le iniziative bellicose del presidente degli Stati Uniti. Il successo dei verdi di Joschka Fischer, decisivo per la vittoria della coalizione di sinistra, conferma questa interpretazione.
Anche i sondaggi, del resto, avevano rivelato un orientamento largamente maggioritario del popolo tedesco, diffidente, se non apertamente ostile, nei confronti dei progetti di guerra preventiva contro l’Iraq propugnati dal presidente degli Stati Uniti e dal suo fido alleato Tony Blair. Vittoria risicata dunque e tale da caricare sulle spalle della coalizione rosso-verde compiti immani. Ma molto importante e perché ha costituito una battuta di arresto all’orda destrorsa che stava invadendo l’Europa, e perché ha dimostrato come il vecchio continente possa svolgere un ruolo da protagonista negli affari del mondo.
Ed infatti non è che, dopo cinquant’anni, il popolo più bellicoso d’Europa si sia improvvisamente convertito al pacifismo. E nemmeno vi è una sottovalutazione del pericolo rappresentato dal terrorismo né della necessità di contrastarlo. L’11 settembre resta una data allarmante per tutti e la tragedia che ha colpito il popolo della grande potenza americana coinvolge anche noi. Ma è appunto la grande emozione provocata dall’attacco alle Torri gemelle che costituisce motivo di viva preoccupazione: La reazione rabbiosa ed emotiva ad un affronto così tremendo può essere, come è già stato in Afghanistan, inutile, altrettanto terroristica e foriera di conseguenza anche peggiori.
Il progettato attacco militare contro l’Iraq, presentato da Bush e Blair come un necessario intervento per stroncare le trame terroristiche di Saddam Husseim, anche ammesso che non abbia inconfessate motivazioni legate al controllo dei giacimenti petroliferi, è priva di ogni giustificazione alla luce del diritto internazionale e di ogni principio di civiltà. Il leader irakeno è per certo un dittatore, a quanto si dice anche feroce. Ma non è l’unico al mondo e lo era anche quando fu usato nella guerra contro l’Iran.
Vogliamo sterminare il suo popolo per farlo cadere?
E’ da almeno dieci anni che è un pericolo per l’umanità, ma l’embargo inflittogli è servito soltanto a gravare il suo popolo anche dei sacrifici della penuria. Una guerra preventiva avrebbe solo l’effetto di alimentare l’odio nel mondo e di formentare il fondamentalismo islamico. Esattamente come in Palestina, in una spirale di incontenibile delirio distruttivo.
E’ più amico dell’America Tony Blair che la incoraggia a seguire questa via verso l’abisso, o Schroeder, e con lui il Papa, la Cina e la Russia, e persino Chirac, che invece invitano alla prudenza ed esortano al rispetto della legalità internazionale?
Forse i guai del mondo sono dovuti al fatto che ci sono in circolazione soltanto piccoli uomini. Dove sono i Roosvelt o i Churchill, i Ghandi o i Tito, i De Gaulle o i Gorbaciov? Ci sono solo il Papa e Fidel Castro, ma non dispongono di molte divisioni. Forse è proprio dalla Germania che può nascere uno spirito nuovo e ridare alla vecchia Europa un ruolo importante per costruire un nuovo ordine nel mondo.