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QT n. 13, 29 giugno 2002 Servizi

Sette domande sulla PiRuBi

I sostenitori della Valdastico - da Dellai a Grisenti, a Olivieri - rifiutano il confronto. Ma noi siamo testardi, e gli chiediamo...

Lo scorso 22 maggio 2002, sull’Adige, Paolo Ghezzi si è arrischiato a porre qualche domanda all’assessore provinciale Silvano Grisenti a proposito della Valdastico, o A31, o Pirubi, o Degringal (Dellai-Grisenti-Innocenzi-Galan), come Ghezzi ha proposto di ribattezzare la fanta-autostrada. Quell’elenco di domande sono rimaste tutte senza risposta, bellamente ignorate dagli interlocutori, che pure avrebbero il dovere di rendere conto di ciò che fanno ai cittadini.

Noi avremmo voluto riprenderle, e aggiungerne qualche altra, a sostegno e integrazione. Primo destinatario delle domande è stato l’assessore competente Grisenti: che - con noi come con Ghezzi - non si è degnato di dare un cenno di risposta.

L'on. Luigi Olivieri, fotografato nella sede di QT (quando non si discute della sua sponsorizzazione della PiRuBi).

Il secondo destinatario è l’on. Luigi Olivieri, DS, sedicente paladino della "modernità" del "ragionare sui dati invece che sulle ideologie"; il quale, dopo essersi dichiarato pubblicamente a favore della costruzione dell’autostrada, ha mancato con Questotrentino l’appuntamento, che pur era stato minuziosamente concordato, e questo per ben due volte (sulla prima "buca" vedi Il vuoto oltre Dellai).

Ora la sceneggiata è nota, e l’abbiamo già vista, per esempio nel caso dell’aeroporto, con l’assessore Grisenti e il suo capo Dellai a sponsorizzare vigorosamente una realizzazione demenziale, a bollare come "no ideologici" i pareri contrari per quanto argomentati; e poi sottrarsi a tutti i confronti pubblici, anche quando sul tema era in corso un referendum.

Insomma un mix grottesco: tracotanza verbale sui supposti termini generali delle questioni ("Bisogna decidere… occorre modernizzare… basta con le ideologie") e nel concreto fuga dal contraddittorio sugli aspetti specifici.

Ma noi siamo testardi: vorremmo che chi non sa dare risposte serie ed argomentate, si degnasse, specie se occupa una poltrona pubblica, di aggiungere un supplemento di studi prima di esporsi nuovamente sull’argomento. E per nostro conto pervicacemente intendiamo rimanere sul piano del ragionamento e dei fatti.

Riproponiamo quindi in pubblico le domande alle quali i nostri interlocutori si sono rifiutati di rispondere.

Prima domanda. Tutte le stime, sia quelle commissionate dall’ente pubblico che quelle volute da coloro che sostengono la costruzione dell’A31, prevedono che questa sottrarrà alla Valsugana un numero di veicoli equivalenti (calcolando 1 mezzo pesante = 2,5 mezzi leggeri) fra le 3.000 e le 8.000 unità. Davvero si ritiene che tale diminuzione (che è pari al 6/17% del traffico nel tratto più difficile, quello tra Pergine e Trento) giustifichi la costruzione dell’A31?

Seconda domanda. Dato che il beneficio che verrebbe alla Valsugana sarebbe compensato da un aumento equivalente di traffico in Vallagarina, si ritiene che questo spostamento abbia senso, e perché?

Terza domanda. Come è possibile che in nessuno degli studi finora prodotti siano stati presi in considerazione, in sede conclusiva, gli scenari presentati dalla possibile - e a vaghe parole da tutti auspicata - opzione ferroviaria, sia per le merci che per le persone (metropolitana di superficie)?

Quarta domanda. Nessuno prevede realisticamente che la costruzione e la gestione dell’A31 possano essere economicamente vantaggiose (lo ha recentemente dichiarato anche il direttore generale della Serenissima).

Non sarebbe opportuno riflettere sull’onere che ne verrebbe alla collettività? E che la TPS stessa prevede che solo facendo pagare a chi la percorrerà una tariffa irrisoria l’A31 verrà utilizzata da un numero di veicoli significativo?

Quinta domanda. Tutto questo entra in collisione frontale con la Convenzione delle Alpi nell’ambito dei trasporti (sottoscritta dal governo italiano), che prevede sia l’impegno alla scelta del "vettore più rispettoso dell’ambiente" (articolo 7), sia l’introduzione di "sistemi di tassazione che permettano di coprire in modo equo i costi reali" (articolo 14). Nella provincia di Trento, che si vuole alpina, si ritiene questo del tutto secondario?

Sesta domanda. Nello studio TPS si valutano gli aumenti di traffico a partire dalle simulazioni dell’andamento demografico prodotto dal servizio statistico della Provincia di Trento, secondo il quale nel 2030 il Trentino raggiungerà i 584.000 abitanti (104.000 in più rispetto ad oggi). Si ritiene che tale stima sia verosimile? E quali altri adeguamenti delle strutture territoriali e cittadine (probabilmente molto più stringenti della A31) comporterebbe un tale vistosissimo aumento?

Settima domanda. Per pressoché unanime parere delle istanze europee, e soprattutto delle regioni alpine, le prospettive di aumento del traffico richiedono a livello locale, nazionale ed europeo, decisioni molto drastiche, a partire dalla politica tariffaria. Ora, che senso strategico ha la costruzione di una nuova autostrada, che sarebbe utilizzata solo se a tariffe particolarmente agevolate, quando oggi il pedaggio chilometrico di un Tir sull’Autobrennero - di euro 0,12/km - andrebbe raffrontato con gli 0,23 dell’italiana Santhià-Fréjus, e gli 0,67 delle autostrade svizzere?