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L’Ulivo dei cittadini contro l’Ulivo dei segretari

Costruire Comunità scende in campo: nel centrosinistra si organizza l'alternativa a Dellai.

Tanto tuonò, che piovve. Da mesi era evidente il buco nero: la scomparsa del centro-sinistra, inteso non come rappresentanti (che ci sono e tenacissimi nel mantenere le posizioni conquistate) ma come politica. E – come sempre succede in natura, dove i vuoti prima o poi si riempiono – il buco inizia ad essere colmato: si formano, si evolvono nuovi soggetti che vanno ad occupare l’immenso spazio – politico e anche elettorale – lasciato libero dalla partitocrazia del centro-sinistra; la quale, senza neanche accorgersene, si sta lentamente suicidando.

Giuseppe Ferrandi, Ds, della "Sinistra conciliare", indirettamente contestato all'assemblea di Costruire Comunità.

Questo il senso della svolta impressa nei giorni scorsi da Costruire Comunità alla politica trentina.

Costruire Comunità era in effetti nata nel febbraio del l’anno scorso come reazione di una parte della sinistra trentina di fronte alla debàcle della Jumela. L’alleato Dellai non solo non si era rivelato tale, ma nemmeno il "leader" che in tanti avevano giulivamente osannato: bensì un capo-bastone, che agiva secondo non limpide finalità proprie, e che in caso di dissenso bruscamente metteva gli "alleati" di fronte all’aut-aut, mangiare la minestra o saltare dalla finestra. La sinistra, incollatissima alle poltrone, si sorbiva prima la Jumela, e poi tutte le brodaglie che le venivano propinate.

Di qui il dissenso, verso Dellai e verso la sinistra delle poltrone. E Costruire Comunità, promossa da Walter Micheli (ex vice-presidente socialista della Giunta provinciale) e Vincenzo Passerini (consigliere provinciale della Rete) aggregava questo dissenso - il movimento della Rete, diessini con il mal di pancia, il mondo ambientalista – e in ogni caso, per l’autorevolezza dei suoi componenti, trovava ascolto in tutta l’area di sinistra. Ascolto talora sincero, talaltra strumentale, della serie: discutano pure, il dibattito è positivo, basta che non vogliano farci concorrenza…

Negli ultimi mesi la dinamica si è accentuata. Alla Jumela si è aggiunta la PiRuBi, l’inceneritore ecc; Dellai ha accentuato a dismisura il potere personale con nomine di sottopancia in molteplici carrozzoni parapubblici, alle cui convenienze viene orientata l’insieme della politica provinciale; ha operato un visibile spostamento verso il centro-destra, sia sul piano partitico (la Casa dei Trentini) sia su quello dei contenuti (l’anticipazione in Trentino della riforma della Moratti sulla scuola); le partitocrazie della sinistra hanno completato la propria sottomissione, rinominando subito Dellai "nostro leader" per il 2003, e ingaggiando al proprio interno una patetica lotta tra chi, tra i luogotenenti, sarà il vice-presidente nella prossima legislatura.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la proposta di indire le primarie per nominare il prossimo candidato presidente: semplice, banale richiesta democratica, è risultata invece eversiva verso il "leader naturale" Dellai, che la ha bruscamente cassata, subito imitato dai burocrati della sinistra.

In questo quadro si è tenuta l’assemblea di Costruire Comunità del 22 giugno.

L’assemblea ha raggiunto un significativo consenso su alcuni punti. "Siamo di fronte a un’oligarchia, che irride al confronto, alla partecipazione. Un centro-sinistra degli apparati, che ha liquidato l’Ulivo delle origini e trasformato in una parodia" (Michelangelo Marchesi, della Rete) "Dobbiamo costruire l’Ulivo dei cittadini in contrapposizione all’Ulivo delle segreterie; il che vuol dire non accontentarsi di fare, ora, la listarella alternativa, ma costruire percorsi, istanze, in cui ogni cittadino possa partecipare e riconoscersi" (Giorgio Rigo, di Italia Nostra). Insomma un ritorno all’Ulivo di Prodi, quello del pullmann e dei Comitati.

La critica alle segreterie, alla giunta provinciale, a Dellai, è radicale. "Quello non è un centro-sinistra alternativo al centro-destra, né nelle idealità (che non ci sono), né nella prassi." In quanto a Dellai, il suo metodo politico e prassi sono esemplarmente riassunti nella Casa dei Trentini, "che si ispira alla Loya Girga, l’assemblea dei capo-tribù afgani" (ancora Rigo).

Un quadro a tinte forti, eppur ottimista. "Nel ’98 abbiamo vinto attraverso una campagna elettorale condivisa, e fortemente proiettata in avanti, con slogan come ‘Voltar pagina’ per la Margherita e ‘Fiducia nel futuro’ per i Ds. Per questo il tradimento della Giunta e delle burocrazie è stato più forte. Ma contemporaneamente questo indica quanto ampi siano gli spazi, nella società, per una proposta riformatrice e innovativa" (Rolando Mora, già dirigente dei Ds).

Da questa analisi, largamente condivisa, Costruire Comunità deduce la necessità di un’aggregazione in cui essa sia solo una parte. "Le singole culture politiche non ce la fanno più: né la sinistra, né il mondo cattolico, né quello laico, né quello ambientalista, né quello autonomista - dal documento introduttivo di Walter Micheli – ciascuna di queste culture ha ancora molto da dire, ma solo insieme alle altre, trovando sintesi nuove che rispondano ai nuovi tempi."

Insomma, il dellaismo ha frantumato il popolarismo e l’eredità democristiana "il disagio nel centro-sinistra è e del centro e della sinistra" (ancora Mora). Come abbiamo già rilevato, il potere sempre più personale del Presidente è una bestemmia per i popolari utopisti come per i democristiani doc; Dellai che vuole imporre il mega-inceneritore, costoso e inquinante, per dar vita al grande business della Sit in cui ha piazzato i suoi accoliti, può essere cinicamente accettato da un ambientalista occasionale come Marco Boato, non da popolari o Dc veri come Piergiorgio Cattani e Giorgio Grigolli.

E così all’assemblea di Costruire Comunità partecipano anche personalità del mondo popolare, ed altri ancora si dichiarano vicini o interessati. E’ lì che Dellai teme la frana; fino ad usare le armi più subdole del potere: "in diversi mi hanno palesato l’interesse per l’assemblea di oggi, cui però non si sentivano di partecipare, se non con barbe finte e occhialoni, dopo pressioni ricevute in alto loco – ha denunciato l’on. Giovanni Kessler.

Ma l’antidellaismo non basterà. L’odio politico è uno strumento forte, ma insufficiente per cementare, e nemmeno basta da solo per convincere gli elettori (come si è visto con il pur sacrosanto antiberlusconismo). L’aspetto più positivo dell’assemblea di Costruire Comunità è la consapevolezza di questo punto. Inteso innanzitutto come necessità di avere un forte programma propositivo. Ma anche come coscienza dei propri limiti culturali e programmatici: "non possiamo limitarci ai temi che ci sono più congeniali, l’ambiente, la democrazia, la solidarietà; dobbiamo aprirci a temi come il lavoro e l’economia e su essi coinvolgere altre forze, altre sensibilità" hanno detto in tanti. Su questo si giocherà la partita nel lungo periodo.

Intanto, iniziando a passare dai propositi alla realtà, Costruire Comunità ha registrato, al termine dell’assemblea, un significativo allargamento della propria area di riferimento: della sessantina di persone che hanno aderito al progetto, come collaboratori o coordinatori, oltre ad ambientalisti e militanti in crisi della sinistra, ci sono anche popolari (Cattani Piergiorgio e Pierluigi, Carlin Silvio, Dalla Torre Nicola) margheritini (Gasperini Stefano) cittadini espressione della società civile (il primario del Santa Chiara Pierluigi Torboli o il dirigente provinciale Nicola Salvati) o dei movimenti (Moreno Marighetti del Comitato di Roncafort, Walter Facchinelli del Circolo "Il faggio" della Rendena).

Nei giorni successivi sono arrivate le scomuniche delle burocrazie: i parlamentari Marco Boato (Lista Verde) e Giorgio Tonini (Cristiano Sociali) che – privi di proprio consenso - devono la seggiola solo agli accordi partitocratici; [/a] il diessino on. Olivieri, aspirante alla vicepresidenza; il luogotenente di Dellai on. Betta. Tutti a negare la necessità di primarie, a genuflettersi al leader Dellai, a paventare la vittoria della destra come effetto non del malgoverno del centro-sinistra, ma dei tentativi di rinnovamento. Emblematico il segretario diessino Mauro Bondi: "Né con Kessler, né con Dellai" efficace sintesi della nullità diessina, che ricorda altre produttive posizioni, "Né con lo Stato, né con le Br" "Né con Bush, né con Bin Laden".

Ne vedremo delle belle.