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QT n. 7, luglio 2021 Servizi

Passi dolomitici: terra di rally estivi

Limitare il traffico sui passi? Tutto rimandato alle calende greche

Traffico al passo di Giau

Chi ci sta amministrando, sia in Trentino come in Alto Adige o nel Veneto, è convinto che tutta la popolazione sia priva di memoria. Riguardo i transiti estivi sui passi dolomitici, gli stessi amministratori che dirigono la sempre più inutile Fondazione Dolomiti UNESCO, hanno reso pubblico un documento che nel concreto rimanda alle calende greche (2030) ogni decisione sulla riduzione del traffico privato sui passi. Mentre si continua a monitorare (trent'anni di fascicoli chiusi, ormai ammuffiti in diversi cassetti) si annunciano entro il 2030 delle possibili ZTL. Fatto sta che quest’anno chiunque potrà salire fino ai passi per poi cercare con disperazione un posto auto (ovviamente nei pascoli, visto che i parcheggi ufficiali sono stati privatizzati a 5 euro alla giornata e già alle 10 sono zeppi).

Nelle dichiarazioni sulla stampa l’assessore più sconcertante riesce ad essere sempre quello trentino, Mario Tonina, anche presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO, quello che “con la pandemia già troppe le limitazioni”. Quindi, lascia sottintendere, tutti all’assalto delle alte quote con l’auto privata.

Intanto si è lavorato ad un nuovo documento, reso ufficiale in aprile ma già sottoscritto il 20 novembre 2020 dalle due Province autonome, dalla Regione Veneto, e dai sindaci dei quattro paesi ai piedi dei passi: Arabba, Canazei, Corvara e Selva di Valgardena; un documento fino a poco fa tenuto segreto. A parte la corposa presenza di fotografie che si rifanno a natura e paesaggi incontaminati, si conferma quanto si sapeva da vent’anni: sui quattro passi attorno al Sella nei mesi di luglio e agosto transitano in media 4.400 auto al giorno (oltre 6.000 sul Costalunga).

Ma si aggiungono poi notizie importanti: entro il 2023-2024 si interverrà a livello ingegneristico sulla viabilità, cioè si faranno nuove rotonde, si potenzieranno i tornanti, si renderanno più dolci alcune curve, così la velocità (la definiscono “sicurezza”) di chi vi transita potrà aumentare. Invece di utilizzare la strada esistente, entro nove anni saranno realizzate in quota 9 piste ciclabili, ben 80 nei fondovalle. Nei quattro centri abitati, con la dovuta cautela ovviamente, si potranno, con il consenso del governo, imporre dei limiti di attraversamento fino ai 30 Km/h.

Tutto con calma, ci spiega Tonina: prima serve un accordo fra gli enti regionali e provinciali interessati. Si riversano poi le responsabilità delle non-decisioni sullo Stato e su un Codice della strada inadeguato in tema di sicurezza e sulla autonomia decisionale degli enti locali. L’attendismo politico per ora si accontenta di intensificare i monitoraggi, possibilmente facendoseli pagare dall’Europa con i denari del Recovery Fund, perfino chiedendo il rimborso della segnaletica che dovrebbe diventare dinamica, cioè informare se in quota vi sia o meno disponibilità di parcheggi.

L’ex assessore provinciale Mauro Gilmozzi, che almeno nel 2017 aveva avuto un certo coraggio nel chiudere i passi un giorno alla settimana (il mercoledì, il giorno di minore afflusso), ora fa marcia indietro e si allinea al ribasso con i suoi attuali colleghi: “Mai parlare di chiusura dei passi, i passi devono essere aperti alla sostenibilità… si deve introdurre un cambio culturale”. afferma sicuro. Nell’attesa di una maturazione culturale diffusa, cittadini, ciclisti, escursionisti, vengono avvolti dal pantano dell’immobilismo. Eppure l’ex assessore conferma che gli studi che aveva commissionato assieme alla Provincia di Bolzano chiarivano come il turista dell’oggi e del futuro chieda sempre più una montagna senza traffico. Vai a capire quali percorsi di coerenza segua questa classe politica, l’attuale e la vecchia.

Traffico al passo di Giau

Studiare... Per non far niente

Avevamo introdotto il servizio rifacendoci alla memoria e alla storia. Mentre ovunque in Europa si tende a limitare l’uso delle auto private, con chiusure, disincentivi economici, potenziamento delle alternative e del trasporto pubblico, imposizione di ZTL non solo nelle città, nelle Dolomiti si continua a studiare, ovviamente con il nobile obiettivo dell’investimento culturale, come sottolinea il sottile Gilmozzi.

Sono 25 anni che l’ambientalismo delle Dolomiti, unito, chiede drastiche limitazioni al traffico in alta quota. Tra il 2017 e il 2018 la Fondazione Dolomiti UNESCO approvava un documento interlocutorio, di mediazione, proposto dall’ambientalismo e dal mondo alpinistico. Si chiariva che le automobili vanno fermate negli alberghi e nei paesi, che il problema più drammatico coinvolge i fondovalle della valle Badia, della val Gardena e della valle di Fassa; da luglio a tutto agosto, per oltre dieci ore, le auto sono bloccate dagli ingorghi, con i turisti a passeggio nei viali gasati dalle emissioni del traffico. Si invitavano gli enti pubblici a potenziare, già allora, i trasporti pubblici (ovviamente limitando il traffico privato, altrimenti anche le navette rimangono ferme), a togliere tutte le piazzole di parcheggio lungo i passi, e soprattutto a sottoscrivere accordi con le tante società di trasporto impiantistico perché riducano i costi del biglietto (oggi, come minimo, il costo è di 17 euro a persona, sicché una normale famiglia dovrebbe spendere 68 euro per salire un giorno in quota).

Trentini e bolzanini accusano i veneti di mantenere l’attuale stallo, il Veneto accusa lo Stato che impedirebbe ogni regolamentazione autonoma restrittiva dei transiti. In questo tragicomico palleggio di responsabilità, anche quest’anno, come sicuramente accadrà il prossimo anno, i turisti si preparino quindi a sopportare le lunghe code nei fondovalle, a salire in quota con le loro auto e ad imprecare alla ricerca di un parcheggio fino a rassegnarsi e penetrare con l’auto in un pascolo, in un prato, con il rischio magari di non riuscire ad uscirne e di trovarsi multati. Si preparino a venire sorpassati dalle orde di motociclisti che nella sola Italia possono liberare i loro motori a sgasate aggressive e particolarmente rumorose (sono stati registrati con continuità picchi ed emissione di rumori che si aggirano sui 110 decibel).

Anche i ciclisti dovranno rassegnarsi a scalare i mitici passi ingerendo quantità incredibili di puzzolenti gas di scarico, mentre chi arrampica sulle pareti vicine e lontane verrà scosso dai boati delle moto più veloci.

Ad esultare dei suoi successi rimane l’albergatore Osvaldo Finazzer, che continua a definirsi portavoce di 79 aziende che sui passi del Sella offrono lavoro a 623 persone. A suo dire, seguire le proposte degli ambientalisti porterebbe alla chiusura del turismo nelle Dolomiti. Salvo poi protestare (senza figurare in pubblico) perché a qualche decina di metri dal suo rifugio le società impiantistiche hanno ottenuto l’autorizzazione per la costruzione di un enorme invaso per l’innevamento artificiale.

Questa è la qualità del turismo che offrono i nostri assessori alle Dolomiti patrimonio mondiale dell’UNESCO, Mario Tonina e Roberto Failoni. Con un rassegnato Daniel Alfreider, assessore bolzanino della SVP, che ormai subisce la evanescenza della politica veneta e trentina, dominata dalla Lega.

Di tutto questo riparliamone entro il 2030 - afferma il sempre sorridente Mario Tonina.