Passi dolomitici: la retromarcia
Nessuna limitazione al traffico privato, si continuerà a frequentare le vette incentivando rumore e smog.
La campagna elettorale in vista delle elezioni d’autunno è iniziata. Anche e specialmente a scapito dell’ambiente; infatti gli amministratori delle Province di Trento e Bolzano ritengono che per recuperare voti sulla Lega e sulla destra sia necessario spostare l’asse delle scelte politiche in quella direzione, quindi cavalcare i tanti populismi, la disinformazione, il dominio dell’ignoranza: vedasi lupo e traffico sulle Dolomiti.
Lo scorso anno l’iniziativa “Dolomites Vives”, la chiusura al traffico automobilistico del passo Sella un giorno alla settimana, aveva riscosso successo e apprezzamenti diffusi anche negli ospiti turisti. In un contesto comunque limitato (gli ambientalisti chiedevano la chiusura di tutti e quattro i passi, tutti i giorni, dalle 10 alle 16), vi si intravvedeva l’inizio di un percorso che avrebbe portato i passi dolomitici a venir liberati dal traffico privato, dai rumori, dallo smog. All’opposizione erano rimasti la confraternita degli albergatori e gli esercenti dei passi, da decenni abituati a ricevere dall’ente pubblico facilitazioni di ogni genere (ristrutturazioni e rifacimenti con cubature sempre più invadenti, deroghe, contributi incredibili).
La loro era stata una opposizione al provvedimento delle due Province priva dei minimi riferimenti culturali, cui era sottesa una visione egoistica, miope, che si era protratta fino ai banchi dei TAR provinciali di Trento e Bolzano. Ma in ambedue i casi il comitato contrario alla chiusura al traffico dei passi era uscito sconfitto: secondo i giudici amministrativi la tutela del patrimonio ambientale è un bene superiore a qualunque altro aspetto sociale, comprese le pur legittime esigenze economiche dei proponenti il ricorso.
La retromarcia
Gli ambientalisti altoatesini riuniti nel Dachverband, sostenuti dalle CIPRA Südtirol e Italia, durante l’autunno avevano comunque avanzato una proposta che incontrava le esigenze di tutti gli utenti della montagna dolomitica, ciclisti, motociclisti, automobilisti, esercenti: contemporaneamente quella proposta rappresentava un passo avanti per arrivare in tempi brevi alla chiusura dei passi, di tutti e quattro i passi dolomitici. In incontri riservati il progetto era stato sostenuto dagli assessori Richard Theiner (BZ), Mauro Gilmozzi (TN) e dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione Dolomiti UNESCO. Ma tanto impegno è andato sprecato.
L’assessore all’ambiente Gilmozzi (Theiner mantiene un inspiegabile silenzio) ha deciso di mantenere aperti al traffico i passi, nemmeno più un giorno di simbolica chiusura. Nella primavera ha tenuto una serie di incontri (secretati) con gli operatori turistici e con i sindaci, cioè con le componenti istituzionali e sociali che hanno sempre osteggiato la chiusura, anche parziale, al traffico privato, e alla fine ha deciso. Le sue dichiarazioni pubbliche sono disarmanti: un campionario di demagogia e ipocrisia. O meglio – per usare una parola oggi tanto comune e abusata - di populismo.
Sarà decisa una limitazione del traffico privato sul solo passo Sella, lunga 5 giorni, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16, con l’esclusione dei giorni del fine settimana, i più problematici, con monitoraggio dei passaggi e numero chiuso; si prevede una riduzione dei passaggi del 20% (quindi da una media di 3000 auto si passerà a 2.400?), vi saranno controlli sulla viabilità.
Si deve andare per gradi - ha detto l’assessore - il tema traffico non si risolve con divieti, ma con la cultura (le stesse parole del sindaco di Canazei, ostile da sempre a qualunque limitazione), si deve avere una prospettiva di lungo periodo (investendo nell’immobilismo?). In prospettiva Gilmozzi pensa a un pedaggio, quando si sa che in nessuna situazione il pedaggio sui transiti ha ridotto i passaggi, anzi, sta avvenendo ovunque il contrario, da passo Rombo alle Tre Cime di Lavaredo.
Non una parola è stata dedicata al problema più drammatico del traffico estivo: la gestione dei fondovalle. Sia in val Gardena che in valle di Fassa l’estate scorsa era impossibile mettersi in viaggio durante il giorno: ci si incolonnava dentro un serpentone di lamiere che avanzava, quando andava bene, a passo d’uomo, per chilometri, rendendo inutile il potenziamento del trasporto pubblico. Non una parola sul paesaggio, sull’avvio di forme di mobilità alternative quali possono essere la ferrovia o una linea metropolitana di valle.
“Brutta bestia l’ignoranza!”
Si è trattato di una decisone verticistica, che non ha rispettato nessuna promessa di coinvolgimento del mondo ambientalista, né a Bolzano, né a Trento. Una decisone che mortifica le legittime esigenze dei ciclisti, di quanti in montagna ci vanno per vivere sensazioni autentiche di naturalità, di quanti vi faticano con il camminare e l’arrampicare. Le Dolomiti vengono in tal modo riconsegnate ai gas di scarico, agli automobilisti, ai rumori diffusi dai motociclisti, alle interminabili code, ai parcheggi selvaggi. Una scelta al ribasso, una scelta che conferma la debolezza culturale di queste amministrazioni pubbliche e la assenza di incisività e azione della Fondazione Dolomiti UNESCO, ridotta sempre più ad agenzia turistica e a diffondere marketing. Per responsabilità piena degli amministratori dei 5 ambiti provinciali, non certo dei dipendenti.
Anche il sindaco di Canazei, Silvano Parmesani, un sindaco che aveva promesso il coinvolgimento degli ambientalisti nel lavoro della locale commissione sul traffico, ha deciso per conto suo, ascoltando solo la parte avversa alla regolamentazione del traffico. Il suo Consiglio comunale si è così espresso con un voto unanime contro la regolamentazione: incredibile la sua motivazione pubblica: “Non si può vivere solo con i turisti stanziali”, in una valle che conta 60.000 posti letto e meno di 10.000 residenti. Sempre il sindaco afferma che non si è preparati al tema e che non ci sono alternative all’auto. Vent’anni di impegno nel sollevare il problema complessivo da parte degli ambientalisti, anche con proposte di soluzioni, sono stati vanificati.
Ha ragione Reinhold Messner nel dichiarare che oggi la montagna viene vissuta con aggressività, come conquista (con l’auto) attraverso il rumore e l’inquinamento.
Il commento più profondo su questa pesante retromarcia da parte di Gilmozzi e Theiner viene dall’albergatore di Corvara Michil Costa, con una analisi carica di delusione e tristezza. Egoismo di fondo, assenza di visione sui tempi medio-lunghi, sostegno al turismo del mordi e fuggi per alimentare un bene effimero di pochi soggetti, questi sono i passaggi culturali che hanno portato Trento e Bolzano all’immobilismo, a lasciare esplodere il problema traffico fino alle alte quote. L’albergatore conclude la sua riflessione in modo sconsolato: “Brutta bestia l’ignoranza: povere Dolomiti, poveri noi!”.
È proprio vero, di questi tempi matto è chi ancora crede nel turismo delicato...