Il traffico sui passi dolomitici
I passi dolomitici rappresentano una preziosa sintesi della storia naturale e umana del patrimonio dell’Umanità. Punti di collegamento e scambio, di presidio e di unione fra culture, balconi straordinari sui gruppi montuosi più affascinanti del Pianeta. Tali peculiarità hanno determinato negli ultimi decenni una crescente pressione, urbanistica e viabilistica che ne ha stravolto la fisionomia, arrivando a trasformare alcuni tra i più bei valichi alpini in “non luoghi”. In alcuni casi il caotico affastellarsi di costruzioni prive di rispetto delle tradizioni locali ha determinato il sovraffollamento edilizio e la progressiva perdita dei caratteri originari. Il traffico in costante aumento ne cancella i silenzi, occupa gli spazi, ne deteriora la valenza ambientale.
Da tempo le associazioni alpinistiche, socie sostenitrici fin dall’inizio della Fondazione UNESCO, chiedono un ripensamento sull’utilizzo di queste aree, soprattutto dopo l’attribuzione del riconoscimento. In particolare si è formata una forte, motivata, convinta domanda di regolamentazione del traffico motorizzato nelle ore centrali dei mesi estivi nel periodo di punta (15 luglio-31 agosto); con tutte le attenzioni sia al trasporto pubblico, sia alle esigenze di chi si deve spostare per lavoro. Una domanda inoltrata più volte a enti e istituzioni.
Ma non siamo soli in questa richiesta: la consapevolezza di un’azione di tutela sta crescendo anche fra i frequentatori, gli abitanti, gli stessi operatori. La risposta che è stata data in questi giorni dal tavolo di lavoro fra Province autonome e comuni interessati non convince i club alpinistici, in quanto focalizza la sperimentazione su un singolo passo (il Sella) per un numero limitato di giorni nel corso dell’estate. Occorre poi registrare negativamente il diniego della Regione Veneto, che in un ragionamento complessivo di gestione del bene UNESCO in particolare, ma dolomitico più esteso, si sarebbe dovuta sentire impegnata a fornire un contributo in termini di idee e proposte.
La sperimentazione deve partire da una pianificazione complessiva dell’intervento che contempli la creazione di aree per il parcheggio nei fondovalle, l’attivazione di un sistema di trasporto collettivo in quota, la valorizzazione delle aree sommitali in vista di una fruizione paesaggistica, ma anche culturale e scientifica, aumentando attraverso una serie d’interventi e di strutturazioni la capacità di attrazione dei passi chiusi. Non si può pensare che un “balcone vuoto” sia in grado di sostituire l’attuale facilità d’accesso con un futuro interesse d’accesso se questo non viene stimolato attraverso una serie di offerte ideate per rafforzare il concetto di opportunità unica, che invitano alla visita e che esercitano attrazione. Solo partendo da un’idea di valorizzazione dei passi dolomitici elevata a sistema si potranno leggere gli effetti in termini di accessi, fruibilità, apprezzamento e - perché no - anche promozione di opportunità economiche per gli operatori locali.
La sperimentazione presentata nasce debole e rischia di restituire risultati poco incoraggianti su chi privilegia il mezzo privato (“ci vado un altro giorno”) e soprattutto effetti controproducenti sugli altri passi, sottoposti a pressioni ancora maggiori; fosse così, sarebbe un assist per chi si batte per una circolazione senza limiti in una delle aree più affascinanti del Mondo.
Ad avviso dei club alpinistici è ormai il momento di scelte strategiche complessive, che riguardino anche la mobilità sui fondovalle, con particolare attenzione ai servizi pubblici e alla promozione dell’uso degli impianti attraverso misure che ne abbassino i costi per i fruitori. Occorre far crescere in tutti la consapevolezza della delicatezza del bene comune Dolomiti e della responsabilità che sta in carico ad ognuno di noi.
Società Alpinisti Tridentini, Club Alpino Italiano, Gruppi Regionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, Gruppo Provinciale Alto Adige, Alpenverein Südtirol