Del franco-tunisino Abdellatif Kechiche, è un film sull'integrazione, sulla famiglia, sul lavoro. Una storia perfettamente raccontata attraverso un uso sapiente dei dialoghi quotidiani, magistralmente interpretati da attori non professionisti.
Dall'omonimo grande romanzo di Richard Matheson, un piccolo film alla moda, velocissimo, con una grande ambientazione in una New York spettrale, e poco altro.
Di Sean Penn un film sull'abbandono della civiltà per il ritorno alla (supposta) purezza della natura incontaminata. Ma Penn, pur ottimo attore e onesto regista, non riesce a non far rimpiangere il Werner Herzog di “Grizzly Man" che con ben altra maturità e spessore aveva trattato lo stesso tema.
Presentata con magistrale minimalismo narrativo la storia di un uomo che dedica la sua vita alla ricerca del petrolio. Con tutte le cattiverie del primo capitalismo (e delle Chiese fondamentaliste americane).
Pellicola forte e coinvolgente dei fratelli Coen, superbamente interpretata: sulla violenza (siamo nel West), l'etica che si dissolve, i vecchi ultimo tragico baluardo di antichi valori.
Un film di Julian Schnabel sull'handycap estremo, girato con scelta coraggiosa quasi tutto in soggettiva: con grandissima sensibilità. Un film pietoso e drammatico, eppure leggero, pieno di vita ed ironia.
Il film di Virzì sul grottesco universo dei call center: una vera commedia all'italiana, con il comico in bilico con il tragico, a raccontare il nostro tempo.
Un film toccante, istruttivo, su una banda musicale egiziana che si perde in terra di Israele e ripara presso i coloni di un kibbutz. In scena non i problemi politici, ma i rapporti, le relazioni, i fallimenti di due gruppi di persone spaesate, nella storia e nel deserto.
Di Jason Reitman un film su un'adolescente incinta e la difficile scelta sul che fare: una storia (fin troppo) ben tratteggiata, un film delicato, sincero, che combina humour e profondità.
Altra buona edizione, la 56ª, firmata da Nichetti: programma vasto, pubblico soddisfatto e in crescita, ottimi eventi speciali. Di seguito, presentiamo alcune delle pellicole più significative.
Il film impressionista di Matteo Garrone, un quadro naturalistico sull'ordinario degrado del male. E quello barocco di Paolo Sorrentino, in virtuosistico equilibrio tra invettiva e commedia, sulle torbide dinamiche del potere italiano.
Del regista indo-hollywoodiano Night Shyalaman, un ottimo spunto iniziale (sulla natura che si ribella all'uomo e lo spinge al suicidio), ma una sceneggiatura e una storia che non procedono oltre. Peccato.