Elezioni: primi scontri
Boato (Ulivo-Girasole) e Zenatti (Casa delle Libertà-An): scontro su Autonomia, Regione, ruolo di Rovereto. E un’inaspettata convergenza (quanto reale?) sui temi ambientali.
Quello fra Marco Boato (Ulivo, Lista Verde) e Marco Zenatti (Polo, AN) nel collegio di Rovereto, è uno degli scontri più incerti e forse appassionanti. Anzitutto sono due candidati "veri", non rimediati all’ultimo momento perché in giro non c’era niente di meglio. Candidati veri nel senso che Zenatti (ex-DC, e si vede: cerca sempre di mantenersi pacato, anche sulla questione extracomunitari, dove pure ha fiutato l’occasione di trovare facili e poco nobili voti) la promozione se la è conquistata sul campo, quando alle ultime comunali da candidato sindaco solo per alcune centinaia di voti ha mancato l’inaspettato colpaccio di soffiare Palazzo Podestà al centrosinistra.
E candidato vero è anche Boato, presenza storica nella politica trentina, nel ’68 come leader del movimento studentesco e di Lotta Continua, poi, con l’evoluzione della storia e il crescere della pancetta, parlamentare dei Verdi in diverse legislature, fino anche a stufare parte della sinistra, che alle ultime elezioni lo ha apertamente boicottato, peraltro con scarsi risultati ( Ulivo: ingoiare i rospi? (n° 7 del 30.3.96) Da rospi a principi? (n° 9 del 30.4.96)). L’insoddisfazione si è palesata pure questa volta, sostenuta dal non ingiustificato rimprovero di aver snobbato il territorio: ma la sua candidatura, sostenuta a livello nazionale, è risultata blindata. E difatti Marco Boato è un infaticabile lavoratore delle stanze parlamentari e, se non per la Vallagarina, per il Trentino sicuramente ha portato a casa risultati.
Per una valutazione complessiva della sua legislatura (con le perplessità, per esempio, sul suo ruolo come relatore della Bicamerale sul tema giustizia) rimandiamo al n° 4 di QT ("Le pagelle ai parlamentari"); qui apriamo il faccia a faccia con Zenatti, proprio da una valutazione delle riforme istituzionali portate avanti nella scorsa legislatura dall’Ulivo (e quindi, in prima linea, proprio da Boato).
Zenatti: Il nuovo assetto autonomistico è stato un accordo sulla testa dei trentini per fare uno storico, drammatico regalo alla Svp Si è distrutto il quadro regionale unitario; il che porterà da un lato a una situazione di predominio della Svp in Alto Adige, dove l’ormai (sic!) minoranza di lingua italian, avrà situazioni di vita sempre più difficili (e la Svp ha subito ripagato l’Ulivo appoggiando la candidatura Bressa); dall’altra il Trentino, fuori da un quadro regionale, rischia di perdere la sua autonomia, perché non reggerà il confronto con le regioni limitrofe, che tra poco godranno del federalismo fiscale.
Boato: Primo: la riforma dello Statuto è stata approvata in Parlamento a larghissima maggioranza, compresa la maggior parte degli esponenti del Polo. Secondo: lo Statuto riformato è unico per la Regione e le due Province, e quindi non è stato distrutto alcun quadro regionale unitario. Prendendo atto della "filosofia" già connaturata allo Statuto del ’72, si è solamente rovesciato il rapporto tra le due Province e la Regione (non è più la Regione ad essere formata dalle due Province, ma sono le Province a formare la Regione n.d.r.) dal momento che ormai la quasi totalità delle competenze è direttamente attribuita alle Province stesse...
Questa non è una fatalità: il trasferimento delle competenze dalla Regione alle Province è stato portato avanti dal centrosinistra…
Boato: E’ stato portato avanti da tutte le maggioranze che hanno governato la Regione dal ’72 ad oggi. E’ anche falso che sia stata "condannata" l’Autonomia del Trentino, che è stata invece rafforzata con l’attribuzione delle nuove competenze in materia di legge elettorale provinciale, di democrazia diretta (sono previsti per la prima volta tre tipi di referendum: abrogativo, propositivo, consultivo) con la sanzione costituzionale della tutela delle minoranze linguistiche del Trentino (ladini, cimbri, mocheni). La Svp aveva iniziato la legislatura con la sua storica rivendicazione di soppressione della Regione; che abbiamo totalmente respinto. E’ stata la Svp invece ad accettare per la prima volta il quadro regionale, all’interno di un aggiornamento del rapporto istituzionale tra le Province e la Regione. Nessun "regalo" quindi, ma la convergenza verso un quadro statutario all’altezza dei tempi.
Zenatti: Nel momento in cui prima la Regione formava le due province - e adesso è l’inverso, non si è andati verso un’evoluzione fisiologica, si è intervenuti traumaticamente. Si avvierà un distacco progressivo, con la parte più debole, il Trentino, destinato ad andare alla deriva.
Boato: E’ esattamente l’opposto. La debolezza del Trentino, rispetto a Bolzano, è dovuta al deficit di governabilità. La nuova legge elettorale interviene su questo, permettendo una migliore governabilità a chiunque vinca le elezioni nel 2003.
Zenatti: Proprio qui emerge una differenza di valutazione. La sinistra confonde la forza muscolare con quella delle idee. Perché c’è sì un problema di governabilità in Trentino, ma ora la Giunta ha numericamente una forza…
Forza numerica? Ma se hanno una maggioranza risicatissima!
Zenatti: I numeri li hanno; quello che pesa è la debolezza politica e programmatica: i risultati sono totalmente insufficienti, ma per l’assenza di proposte convincenti nei confronti delle altre forze politiche e che coagulino consenso nella popolazione. Credere invece di poter governare solo se si è in una novella Bulgaria, è una strada comoda, ma non vincente né convincente.
Boato: A mio parere Zenatti confonde la dimensione politica con quella istituzionale, che quando si parla di riforme vanno tenute distinte. Lo Statuto è una legge costituzionale, prescinde dalle maggioranze che si formano; l’ingovernabilità del Trentino non dipende da questa Giunta, è emersa anche nella scorsa legislatura, coi diversi governi Andreotti. E la patologia dell’attuale legislatura è resa evidente dalle continue richieste di tipo "consociativo" che le opposizioni rivolono alla maggioranza: "Fate come diciamo noi, altrimenti pratichiamo l’ostruzionismo". Questo è esattamente l’opposto di una moderna democrazia dell’alternanza, che sarà garantita proprio dalle nuove norme statutarie.
Zenatti: Chi dimostra di essere incapace di governare, di solito dà la colpa alle regole, e perciò vuole cambiarle. Abbiamo una maggioranza che non è coesa politicamente, è portatrice al suo interno di diverse e non omogenee opzioni politiche. E comunque pretende, nella sua inconcludenza di andare avanti per rimanere al potere.
Boato: Su questo punto c’è una radicale diversità di impostazione anche culturale. Personalmente considero le differenze all’interno di una coalizione non un limite ma una ricchezza.
Veniamo a Rovereto. L’anno scorso, i fautori della PiRuBi, ne hanno sostenuto la necessità auspicando per il Trentino un nuovo tipo di sviluppo, sul modello del Nord Est (vedi Un Trentino senza rotta). E’ questa la strada giusta?
Boato: Credo che Rovereto e tutto il suo retroterra, dagli altopiani ai laghi di Garda e Ledro, rappresenti un territorio con una straordinaria ricchezza economico-sociale, ma anche culturale e di valori. Per questo considero un grave errore l’omologazione con il "modello Nord-Est", col quale è giusto mantenere forti rapporti di interscambio, a partire tuttavia dalla peculiarità dell’ecosistema alpino, di cui Rovereto fa parte. E’ fuorviante continuare a discutere di PiRuBi, alla quale sono sempre stato e continuo ad essere contrario, e che non rientra né nel Pup né nei progetti della stessa Regione Veneto, né nel Piano dei Trasporti appena varato a livello nazionale; e nemmeno nei megaprogetti dello stesso Berlusconi ( quelli illustrati a "Porta a Porta"). Nel collegio di Rovereto i problemi principali riguardano la complessità del tessuto produttivo, la promozione di un turismo ecologicamente compatibile, la valorizzazione del Mart e il progetto di potenziamento dell’Università, in una logica di sviluppo sostenibile in cui le risorse economiche si intreccino con le risorse umane e con una cultura della convivenza, nella sicurezza e nella solidarietà.
Zenatti: Sulla PiRuBi: io e altri consiglieri dell’opposizione, abbiamo consentito l’approvazione di una mozione contraria. Sul Nord Est: se è vero che i trasferimenti delle imposte nazionali ritornano per il 117%, e nel Veneto questo avviene per il 14%, sono certo che alcuni aspetti quali la vivacità imprenditoriale e la maggior facilità di intrapresa siano elementi da importare anche in Trentino, una delle provincie in cui più soffocante è la predominanza dell’economia pubblica.
Mi sembra sia stato don Cristelli a parlare di un Trentino con la sindrome del coccodrillo, afflitto da pigrizia e sazietà. Rovereto e tutto il basso Trentino soffrono semmai dell’impoverimento delle realtà periferiche effettuata da una Provincia trentocentrica. Prova ne sia il depauperamento costante, operato dalla sinistra, della realtà produttiva e strategica del nostro ambito (Azienda Municipalizzata, Polo Museale, Polo Tecnologico, l’Università sempre promessa a ridosso di ogni scadenza elettorale, l’Azienda Sanitaria).
Siamo ancora al piagnisteo roveretano su cui cercò di costruire le sue fortune il Michelini sindaco? Si pensava che con Monti e Ballardini si fosse andati avanti…
Zenatti: Io ho portato esempi concreti. Il pericolo vero che corre Rovereto è di essere periferia di Trento. Se poi vediamo l’esempio ultimo, il Parco del Baldo, dove in commissione parlamentare l’on. Detomas dell’Ulivo ha stoppato l’emendamento che lo costituiva (come invece proponevano i Comuni limitrofi) si vede come questa gestione depaupera Rovereto.
Boato: Non solo in Tentino, ma in tutte le regioni, come ha ricordato recentemente il presidente Ciampi, si pone un problema di "neocentralismo regionale". Che va superato in forza del principio di sussidiarietà, istituzionale e sociale. Tuttavia mi sembra sbagliato non capire l’importanza per il Basso Trentino, sia del Mart sia del progetto università, riconosciuto come strategico da una personalità scientifica come Valentino Breitenberg, che per questo ha preferito Rovereto a Bolzano. Per quanto riguarda il Parco del Baldo, al quale sono totalmente favorevole, Detomas, sbagliando, si è semplicemente aggiunto ad An e alla Lega, che per primi hanno presentato l’emendamento soppressivo, mentre erano stati i Verdi al Senato a inserirlo. Se sarò rieletto, e se non prevarranno AN e Lega, lo riproporrò immediatamente.
Zenatti: E’ il solito gioco delle parti della sinistra...
Boato: Lega e An non sono della sinistra.
Zenatti: Dellai ha ordinato a Detomas di bloccare il Parco e adesso Boato ne giudica negativamente l’operato. Credo che avrebbero fatto meglio ad accordarsi prima. Credo poi che con il futuro assetto di federalismo quantomento fiscale che caratterizzerà il nostro paese, il Trentino difficilmente potrà reggere la concorrenza con le realtà provinciali e regionali limitrofe. Perché invece di investire in servizi si continua ad impiegare una rilevantissima parte delle risorse in spese praticamente improduttive (le spese correnti)? Siamo vicini alle peggiori realtà del meridione con un lavoratore su quattro che dipende dall’ente pubblico. Sul Mart è proprio la gestione comunale e provinciale dei governi di sinistra-centro che fanno perdere questa preziosa opportunità a Rovereto e all’intera provincia, Proprio perché non si vuole gestire questa situazione, viene messa in forse la sua potenziale utilità al tessuto culturale ed economico. Sull’Università Rovereto e il suo hinterland si devono caratterizzare nel settore produttivo, e quindi è indispensabile la collocazione in zona del Polo tecnologico, e che l’Università affianchi questa operazione con l’istituzione di vere facoltà adatte e coerenti (come ingegneria dei materiali e informatica).
Boato: Mi sembra incredibile non capire che il Mart, collocato a Rovereto, ha assolutamente bisogno di un retroterra provinciale per non diventare una cattedrale nel deserto. Quanto all’università, ho l’impressione che Zenatti non conosca il principio costituzionale dell’autonomia universitaria, e pretenda di decidere lui quali siano le facoltà da realizzare.Qui siamo in presenza di un progetto fortemente innovativo che valorizzerà in modo straordinario il polo universitario di Rovereto.Teniamo inoltre presente che esiste a Riva il Polo fieristico, unico nel Trentino, e che il territorio del Basso Trentino non è un’area di sottosviluppo, ma ricchissima di iniziative economiche, sociali e culturali, compresa la cooperazione e il volontariato. Sento citare ripetutamente il federalismo fiscale, ma questo è stato introdotto con l’articolo 119 della riforma appena votato in Parlamento dal centrosinistra con il voto contrario o l’assenza dell’intero centrodestra. L’unica riforma federale l’abbiamo fatta noi, e fra qualche mese i cittadini saranno chiamati a confermarla con un referendum.
Zenatti: Credo che i lettori abbiano bisogno di chiarezza e non di blandizie: il centrosinistra dopo 5 anni di governo nazionale inconcludente, ha tentato negli ultimi mesi agonizzanti di questa legislatura di ingannare l’opinione pubblica con provvedimenti che sono solo fumo negli occhi come il presunto federalismo. Per quanto riguarda Rovereto, vi è un encomiabile e lodevole impegno anche in economia, nonostante impacci, lungaggini ed assenze di disegni strategici da parte della politica, che rendono la vita imprenditoriale oltremodo difficile. Io ritengo il Mart una preziosa opportunità; contesto però le modalità con cui è stata impostata la sua realizzazione; di fatto avrebbe dovuto aprire i battenti già da un paio di anni, e non solo ciò non è avvenuto, ma è in dubbio se ciò potrà mai avvenire. Sull’Università: la sua autonomia non è in discussione, Boato dimostra di non conoscere le reali esigenze di Rovereto.
Veniamo al tipo di sviluppo, che si prefigura, per l’Italia e per il Trentino. Boato è della lista Verde, eppure sostiene un governo provinciale che ha liquidato la V.I.A., distrutto la Jumela, ( vedi V.I.A. libera!) ecc. Zenatti, sulla linea di Taverna, è contrario alla PiRuBi e a favore di uno sviluppo compatibile per il Trentino (vedi "E' una questione di poteri forti"); ma si ritrova con alleati, da Forza Italia e Lega, che cementificherebbero anche l'acqua del lago di Garda. Con queste contraddizioni nei vostri schieramenti, quale tipo di sviluppo pensate di portare avanti?
Zenatti: Il sistema Italia ha bisogno di un profondo e radicale cambiamento, nella rifondazione della macchina statale e delle regole generali che devono disciplinare il vivere e il lavorare: bisogna avviare con risolutezza una stagione di sviluppo per dare più benessere, innanzitutto riformando il sistema fiscale. E la destra è attrezzata per imprimere lo sviluppo, mentre la sinistra per operare la redistribuzione. Il programma nazionale del centrodestra è chiaro e le forze che compongono la Casa delle Libertà hanno trovato punti comuni di intesa.
Ma con i tanti Boso del centrodestra, come pensate di andare d’accordo, a iniziare dalla PiRuBi?
Zenatti: La PiRuBi non c’è tra le grandi opere individuate con Berlusconi; e con tutti, anche con Forza Italia, c’è la visione comune della salvaguardia dell’ambiente. La differenza fra noi e Forza Italia è che noi prima guardiamo le compatibilità ambientali, mentre loro danno la priorità alle esigenze economiche, ma pur sempre all’interno di un discorso di rispetto.
Boato: Queste sono elezioni nazionali ed è del governo nazionale che si deve anzitutto parlare. Nei giorni scorsi abbiamo presentato un "Rapporto agli Italiani" in cui sono sintetizzati tutti i risultati positivi conseguiti: abbiamo fatto uscire il sistema Italia dalla crisi catastrofica in cui si trovava cinque anni fa e l’abbiamo portato in Europa. Il 20-21 aprile presenteremo il programma di governo per i prossimi cinque anni. Si articola su tre grandi prospettive: lo sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile, realizzando un "matrimonio" tra economia, occupazione e ecologia; il welfare sociale, ma anche ambientale, con una nuova valorizzazione del cosiddetto privato-sociale; le riforme costituzionali e istituzionali, completando per la nostra Autonomia la riforma dello Statuto, e per l’Italia, la riforma della seconda parte della Costituzione.