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QT n. 8, 21 aprile 2001 Servizi

Un Trentino piccolo piccolo

Candidati: il significato e le conseguenze della contrapposizione Mattarella-Grandi.

Troppe candidature per il Parlamento nazionale sono state espresse contro Dio, natura ed arte, sicuramente contro il buongusto e il buon senso. Lo hanno sdegnosamente affermato il presidente del Senato e l’ultimo valvassore di periferia; l’ascoltatissimo politologo Giovanni Sartori e l’anonimo commentatore dei giornali di provincia. Una pessima legge, un coacervo di veti e di spiccioli interessi, la mancanza di un’autorevole sala di regia hanno aggiunto colori sgradevoli ad un mosaico elettorale che per moltissimi si presentava già poco allettante.

Tarcisio Grandi, quando era alleato di Tretter nell'Abete.

Il Trentino ha corso il rischio di aggiungere del suo a questa deprimente sceneggiatura, meritando la cronaca non benevola dei grandi giornali nazionali, trovando spazio perfino nelle ovattate stanze di "Porta a Porta".

La ragione? Il presidente della giunta provinciale Lorenzo Dellai, leader della Margherita trentina, dell’Ulivo e della coalizione di centro-sinistra, in nome dei sempre "sacrosanti" principi di territorialità e di autonomia, ha posto il veto alla candidatura di Sergio Mattarella voluta da Roma.

Per imporre chi? Tarcisio Grandi, uomo con quattro quarti di nobiltà trentina, che ai candidati dell’Ulivo si era contrapposto cinque anni fa, in nome dell’Abete, del centro-centro, dell’alleanza irreversibile con Franco Tretter ed il suo PATT.

La vicenda non poteva essere declassata ad affare interno delle "margherite" trentine. Essa ha intaccato l’immagine dell’alleanza di centro-sinistra, ne ha bloccato lo slancio d’avvio, ne ha messo in risalto, ancora una volta, una guida tanto dispotica quanto usurata.

Per antichissima consuetudine l’ultima spiaggia di chi vede appannarsi i propri disegni, e a repentaglio il proprio ruolo e potere, è sempre stato l’appello al popolo contro il nemico "esterno" e la patria in pericolo. In pericolo dunque il Trentino e la sua autonomia, il nemico Roma con la candidatura di Sergio Mattarella, uno dei più autorevoli e dignitosi esponenti nazionali della tradizione ex-democristiana.

La contraddizione e il grottesco non hanno fermato il presidente della giunta. Solo un mese prima, contro il volere dei popolari altoatesini che avevano piegato la testa, a Bolzano aveva imposto quale candidato l’esterno sottosegretario amico Gianclaudio Bressa. Ed è difficile sollecitare tensione ideale sui principi con una candidatura, come quella di Tarcisio Grandi, personaggio che della fedeltà ai principi e alla parola data ha fatto, in questi anni, tante volte strame.

Per la sua opposizione a Mattarella, Lorenzo Dellai e i suoi accoliti hanno messo in campo il principio della territorialità, del radicamento sul territorio, fonte di legittimazione di ogni progetto politico. Dimenticando che le candidature servono oggi per decidere il futuro Parlamento, la qualità e il destino del governo nazionale, qualcosa di più e di diverso della semplice sommatoria di singoli, contrastanti interessi dei mille "territori" d’Italia. Un tema che su questo giornale abbiamo affrontato più volte, denunciando la distorsione che si pratica nelle nostre minuscole situazioni locali con un altro principio, quello della "sussidiarietà", accettando diritti di veto, di uso ed abuso di beni della comunità provinciale, nazionale ed internazionale, da parte di un notabilato sempre più aggressivo e a scapito dell’interesse di tutti.

In gioco non erano, dunque, più solo dei nomi, ma una concezione della politica, dell’autonomia, del futuro. Con l’inopinata candidatura di Tarcisio Grandi e lo scontro frontale che sulla stessa si è voluta condurre, si è accreditata l’immagine di un Trentino piccolo piccolo e per di più egoista. Si sono accentuati e alimentati risentimenti politici, già sparsi in maniera abbondante presso tutti i nostri vicini e adesso anche presso mondi lontani. Si è fatto improvvido uso di un principio importante, quello della territorialità, per ancora insondati, ma certi, opportunismi di bottega, deriva miserevole dei "partiti territoriali" che del principio richiamato sono figli degeneri. E il Trentino si è trovato un po’ più solo e un po’ più screditato, mentre a tutti è chiaro che c’è più che mai bisogno di perseguire e realizzare l’obiettivo opposto.

Alla fine ha deciso il Tribunale ed è andata bene. Ma la politica non può essere decisa a palazzo di giustizia. E il 14 maggio, comunque vadano le cose, anche questo capitolo della vicenda elettorale non potrà essere archiviato e rimosso.