Ambiente, politici e funzionari
Sempre più spesso, o almeno questa è la mia impressione, la lettura dei quotidiani conferma carenze e disfunzioni nell’amministrazione provinciale del territorio. Non si tratta di cose di poco conto, e di questo ci dà la miglior prova il fatto che spesso e volentieri i funzionari provinciali, in qualità di responsabili, sono chiamati a risponderne.
Oggi è il turno della frana sulla Trento-Malè, che nel novembre del 2003 fece deragliare un convoglio. Pare che alla fonte stiano alcune "bonifiche agrarie", e ne è derivato il rinvio a giudizio di due funzionari provinciali,oltre che di un ingegnere, un geologo e un imprenditore.
La nostra cronaca tuttavia è alquanto più ricca, e vede ad esempio altri funzionari coinvolti nei casi di corruzione legati agli appalti stradali truccati. Nel frattempo, in Procura è previsto un vertice destinato a decidere chi e perché possa essere coinvolto nel caso "Marmolada", che ha visto il ghiacciaio dolomitico assai gravemente danneggiato nella profonda disattenzione della Provincia.
E’ di ieri l’episodio del "Bus del giàz" in Paganella, pure non privo di risvolti giudiziari. Per nostra fortuna (e per fortuna dei funzionari della Provincia) sembra falso un recente allarme relativo allo "Slavinàc". Pare infatti che la gigantesca frana, che incombe come una spada di Damocle sul lago di Lases e quindi sul paese e anche sulla ben più popolosa Lavis, non si sia mossa come si era temuto. E’ noto che all’origine della frana stanno i troppo disinvolti scavi operati nell’estrazione del porfido.
Per un breve sunto, mi sembra di avere citato abbastanza casi (altri se ne potrebbero aggiungere). Quello che però vorrei qui sollevare è il problema del rapporto tra questi casi, il corpo dei funzionari provinciali direttamente chiamati a risponderne e il mondo politico che alla Provincia e quindi ai funzionari è preposto. A mia memoria, neppure in episodi clamorosi quali Stava e il Cermis la classe politica è stata chiamata a rispondere. Tuttavia appare chiaro, sia pure in trasparenza, il filo che lega il mondo politico a disfunzioni e a malcostume. La grande facilità delle cosiddette "bonifiche agrarie", la mano libera concessa a priori alle imprese funiviarie, i giganteschi sprechi nel settore stradale, la ben nota situazione relativa alle cave e segnatamente al settore del porfido sono tutti episodi di una politica provinciale non solo da oggi all’insegna del massimo lasciar fare, che sistematicamente privilegia l’immediato tornaconto economico privato sacrificando senza esitazioni né dubbi il pubblico interesse e i princìpi della buona amministrazione.
Se i funzionari provinciali danno queste pessime prove, al punto di dover rendere conto del loro operàto in sfide giudiziarie, è per il fatto che la loro selezione e la loro carriera sono in diretta funzione con la citata politica provinciale, e per il pesante controllo che il mondo politico al potere esercita sul loro operato. Volenti o nolenti, i funzionari sono costretti ad adeguarsi al clima vigente. A mio avviso gli episodi da me citati non costituiscono casi isolati, ma rappresentano piuttosto la punta di un iceberg, trovando radice e causa nel clima politico provinciale e nella classe politica che questo clima determina. Una classe politica, questa, straordinariamente pronta e scattante nella difesa di ben determinati interessi e privilegi, ma del tutto sorda, con molto poche eccezioni, ove si tratti di affrontare i problemi di fondo dello spreco del territorio, del degrado ambientale e della corruzione crescente.
E’ purtroppo regola certa che al carnevale puntualmente segue la quaresima.