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Inquinamento elettromagnetico

Una legislazione inesistente per una questione controversa.

La maggioranza dell’opinione pubblica italiana è convinta che l’emissione di onde elettromagnetiche sia nociva alla salute, e che quindi siano necessarie misure legislative contro l’elettrosmog. Sull’argomento si è sviluppato negli anni un ampio dibattito, alimentato soprattutto dagli ambientalisti.

La comunità scientifica è perplessa, non essendo stata raggiunta alcuna prova certa della pericolosità delle emissioni elettromagnetiche. Vedi per esempio il lavoro del prof. Robert K. Adair, professore emerito di fisica alla Yale University. Un documento del National Protection Board (Elettromagnetic Fields and the Risk of Cancer, vol. n°l2, n° 1, 2001) riporta le cifre essenziali per la valutazione dell’impatto dell’elettrosmog sulla salute, basate su un vasto campione della popolazione inglese, ed esclude il nesso di causa fra elettrosmog e leucemia infantile. Vedi anche l’articolo di Folco Claudi intitolato "Obbiettivo su... Elettrosmog sotto tiro" in Le Scienze, agosto 2000, e quello del prof. Tullio Regge intitolato "Siamo seri, l’elettrosmog non è una emergenza" in Le Scienze, luglio 2002. Né si può dimenticare la lettera inviata il 27 marzo 2001 al Presidente della Repubblica, al Presidente della UE Romano Prodi, al Presidente del Consiglio e al ministro della Sanità da 20 illustri scienziati italiani affinché non si sprechi inutilmente denaro contro il cosiddetto inquinamento elettromagnetico, "che dal punto di vista della rilevanza sanitaria è destituito di ogni fondamento scientifico" (vedi Le Scienze, sito Internet www. lescienze.it).

Tuttavia, fino a quando la comunità scientifica non avrà dato una risposta decisiva, trattandosi di un pericolo che potrebbe essere reale e danneggiare effettivamente la salute umana, io credo che in attesa di definitive conferme o di smentite da parte della comunità scientifica ci si debba attenere al principio di precauzione suggerito dal Trattato istitutivo dell’Unione Europea.

Il Parlamento italiano ha approvato la legge quadro n° 36 del 2001 per tutelare la popolazione dai campi magnetici provenienti da elettrodotti, ripetitori televisivi, antenne per la telefonia cellulare, radar. Essa individua quattro standards di protezione e demanda allo Stato l’individuazione di valori-soglia di pericolo. A tutt’oggi però non sono ancora stati emanati i decreti governativi di attuazione.

Ne deriva una situazione paradossale: nel vuoto legislativo la magistratura, per tutelare i danni (veri o presunti) da elettrosmog, ha individuato nella contravvenzione di cui all’articolo 674 del Codice penale l’unica norma applicabile. Il che è assurdo, perché l’articolo 674 punisce con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a lire 400.000 "chiunque getta o versa cose atte ad offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero provoca emissioni di gas, di vapore o fumi alti a cagionare tali effetti".

E' evidente a tutti che le onde elettromagnetiche non hanno nulla a che fare con questa fattispecie. L’onda elettromagnetica non è una cosa, solida o liquida, che si possa gettare o versare, né gas, vapore o fumo che offenda, imbratti o molesti le persone. E intanto il Governo continua ad occuparsi d’altro. In un articolo apparso in Diritto e Giustizia il dott. Fabio Maria Ferrari osserva che il ricorso all’articolo 674 "costituisce un rimedio precario e di carattere emergenziale, volto a riempire un vuoto di tutela cui neppure la legge quadro ha posto argine.... Trattandosi di una forma atipica, ma non meno insidiosa di inquinamento, è decisamente insufficiente l’utilizzo della blanda sanzione dell’articolo 674 C.P"(vedi Diritto e Giustizia, 31 gennaio 2004, n° 4, p. 94- sgg.).

Mi auguro due cose:

1. che la Comunità scientifica dia finalmente una risposta dirimente;

2. che il Governo si svegli prendendo una posizione chiara a tutela della salute pubblica da un pericolo sia pure presunto, invece di perdere tempo a fare leggi per salvare l’on. Berlusconi e i suoi amici dal carcere.