Il commercio equo e solidale
Commercio invece che aiuto è lo slogan che racchiude la filosofia del commercio equo e solidale. Un commercio alternativo che è andato sviluppandosi soprattutto in Europa ed in particolare nei Paesi del Nord. Da quattordici anni si sta espandendo anche in Italia, dove si contano alcune centinaia di botteghe e punti vendita. In Trentino, i prodotti del commercio equo e solidale sono distribuiti dalla cooperativa Mandacarù, che gestisce le omonime botteghe di Trento, Rovereto, Riva del Garda, Predazzo, Lavarone, Fiera di Primiero e Mezzolombardo,Cles, Lavis, Tione.
In quello che chiamiamo "Terzo Mondo", fame e miseria non sono un destino inevitabile. Sono il frutto di un sistema di dominio che nel commercio internazionale trova uno dei suoi pilastri. I Paesi del Sud del mondo esportano soprattutto materie prime (circa l’80% delle loro esportazioni); nello stesso tempo importano manufatti dai Paesi del Nord del mondo, con una quota che supera il 70% delle importazioni. Ma sono le ragioni di mercato, dominato dalle multinazionali del Nord, a fissare le condizioni dello scambio. Di fatto, i Paesi del Sud non sono in grado di controllare il prezzo dei loro prodotti. La logica dello "scambio ingiusto" è rotta dalla logica dello "scambio equo e solidale", che prevede una giusta retribuzione per i produttori.
Iprodotti di questo commercio saltano l’intermediazione delle
compagnie multinazionali, che impongono a contadini e arti-
giani di Africa, Asia e America Latina delle condizioni-capestro. Basti l’esempio del caffè, il cui prezzo internazionale ha subito in questi ultimi dieci anni oscillazioni incredibili; ma il prezzo pagato dal commercio equo solidale ha seguito il prezzo delle borse solo in parte, non scendendo mai al di sotto di un certo prezzo minimo garantito di 120 dollari per ogni libbra, mentre il prezzo del cosiddetto mercato libero è precipitato ora invece verso i 50 dollari. La stabilità del prezzo garantisce ai produttori una programmazione seria dell’attività produttiva, senza contare il fatto fondamentale che i produttori che riforniscono il mercato equo e solidale ricevono un congruo anticipo molto tempo prima della consegna del frutto del loro lavoro. Il prefinanziamento ai contadini o gli artigiani che collaborano con il commercio equo consente loro di evitare lo strozzinaggio.
La strategia scelta dal commercio equo e solidale si basa su alcuni principi operativi: contatto diretto coi produttori organizzati in piccole leghe o cooperative di villaggio evitando l’intermediazione dei grossisti locali; garanzia di un’equa retribuzione; mantenimento di una struttura artigianale della produzione; trasparenza del prezzo del prodotto; garanzia che i prodotti sono realizzati con materie prime locali ed il più possibile lavorati e finiti sul posto.
I beni che si possono acquistare in una bottega del commercio equo e solidale sono di due tipi: prodotti alimentari (caffè, thé, cacao, zucchero, spezie) e prodotti dell’artigianato.
Il commercio equo e solidale intende allargare il settore dei "consumatori critici". Il consumatore che entra in una bottega del commercio equo e solidale ottiene quindi informazioni sulla qualità, sul prezzo, sul Paese di provenienza, sui produttori e sul mercato. Non è poco, perché ogni consumatore, al momento della scelta, ha un suo potere, che è un potenziale di cambiamento.