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Tortura e democrazia

La tortura è incompatibile con la democrazia. Uno Stato democratico che pratica la tortura, violando la legge interna e internazionale, è pericoloso e inaffidabile, sia perché calpesta la dignità umana, sia perché ferisce la radice della sua identità. Se poi ha la pretesa di esportare la democrazia con la guerra e la tortura in un altro Paese che conosceva la tortura ma non ancora la democrazia, viene a trovarsi in una contraddizione insolubile, perché l’ipocrisia, una volta svelata, rivela che l’esportazione della democrazia è una ridicola bugia per nascondere il vero scopo dell’aggressione: la volontà di dominio.

Gli Stati Uniti e l’Inghilterra sono stati pescati con le mani nel sacco, e la rivelazione delle torture mortali praticate in Afghanistan, in Iraq, a Guantanamo e ad Abu Ghraib scuote la coalizione militare frettolosamente messa in piedi da Bush e da Blair, assai più che la guerriglia irakena, gli attacchi terroristici e lo sganciamento della Spagna.

Non si tratta purtroppo di casi isolati, ma di una "pratica diffusa e sistematica" (Sabino Cassese su Repubblica). Amnesty international ha rivelato in questi giorni che esistono nel mondo 14 fabbriche che producono solamente strumenti di tortura e che gli U.S.A sono fra i principali compratori. Bush e il suo staff non lo sapevano?

Lo scandalo delle foto, che ha fatto il giro del mondo, si rivela per Bush più dannoso di quanto è successo finora nella guerra in Iraq: più dannoso delle stragi di civili, del bombardamento delle moschee e degli ospedali, dell’odio delle popolazioni liberate dalla tirannia di Saddam, più dannoso del pauroso isolamento diplomatico. Infatti la tortura dimostra che gli occupanti, che dovevano essere i liberatori, non sono superiori a coloro che hanno cacciato. Senza quest’arma etica e culturale, nessun cannone può vincere (Zucconi su Repubblica).

I diretti responsabili delle torture saranno certamente puniti (più seriamente, speriamo, di coloro che per un gioco da cow boy uccisero persone innocenti alla funivia del Cermis). Ma ciò che gli americani debbono capire è che i detenuti, comuni o politici, e i prigionieri di guerra sono esseri intoccabili: sono inermi in balia di chi li ha catturati e il modo con cui vengono trattati misura il grado di civiltà del carceriere. "Ma se si volesse restaurare la morale della democrazia americana non basterebbe mandare davanti alla Corte marziale una dozzina di idioti in divisa o una generalessa della riserva E’ chi li ha messi in quelle carceri, chi ha dato loro la licenza di torturare che dovrebbe pagare. E questo compito dovrebbe spettare all’elettorato americano al quale, tra sette mesi, spetterà la sentenza su Bush e la sua guerra"( Zucconi su Repubblica).

Se nonostante tutto (le menzogne, i fallimenti militari, le torture), Bush verrà rieletto, ciò potrebbe significare che la democrazia americana si avvia al declino e che l’apparato militare-industriale degli U.S.A. trasformerà il Paese sempre più in un Impero che ha un unico scopo: dominare il mondo e trasformare i cittadini in sudditi.