Il nostro 25 aprile
Seppure in altra forma, i valori per cui combattemmo sono ancor oggi a rischio.
Fu una scelta molto rischiosa. Mi riferisco alla decisione di coloro che si schierarono con la Resistenza contro il fascismo, il nazismo e la loro guerra. La scelta degli antifascisti di antica data, dei giovani cresciuti sotto il regime ma che ne scoprirono inorriditi il ghigno, dei prigionieri dei lager che disdegnarono il lusinghiero invito ad aderire alla Repubblica di Salò, dei soldati che l’8 settembre sfuggirono alla cattura e salirono in montagna, dei giovani che rifiutarono di arruolarsi nelle brigate nere. La scelta di campo di tutti costoro fu molto rischiosa e per molti di loro costò la perdita delle loro giovani vite.
Ma dal punto di vista intellettuale fu una scelta assai facile. Ciò che essi rifiutavano aveva connotati ripugnanti marcatamente evidenti. Nazismo e fascismo erano due regimi sorti sulle ceneri di due democrazie. Non erano il risultato non voluto della degenerazione di un progetto nobile, come fu il "socialismo reale" di Stalin che costituì appunto la tragica degenerazione degli ideali della rivoluzione d’ottobre. No, fascismo e nazismo furono esattamente ciò che dichiaravano di voler essere. La superiorità della razza ariana ed il grande Reich millenario. L’esaltazione della Roma imperiale e la volontà di conquistare un posto al sole. Il disprezzo per la democrazia parlamentare e la soppressione della libertà. La persecuzione degli oppositori ed il genocidio degli ebrei: erano queste le loro premesse ideologiche dalle quali scaturì la dottrina e la pratica della guerra preventiva per il dominio del mondo.
Bastava custodire nella mente quel nucleo di valori cristiani, avere annusato l’eccitante profumo della libertà e dell’eguaglianza, aver intuito l’importanza della giustizia sociale, insomma avere assorbito le idee elaborate dalla migliore cultura europea, per sentire l’imperativo morale di prendere posizione, di opporsi, di resistere. E così fu. Non fummo però gandiani. Gandhi, il grande profeta della non violenza, ci ha detto che esistono molte buone ragioni per morire, ma non esiste una sola buona ragione per uccidere. Noi invece ritenemmo che per difendere la pace e la libertà fosse legittimo imbracciare le armi, e con il concorso decisivo di tutto il resto del mondo, il 25 aprile, 1945 conquistammo la pace e la libertà.
Ma con il 25 aprile la storia non è finita. Quei valori sono ancora oggi minacciati ed ancora oggi devono essere strenuamente difesi. Ancora oggi bisogna scegliere, prendere posizione, schierarsi. Scegliere oggi non è rischioso, ma forse è più difficile dal punto di vista intellettuale.
Non è facile capire che con regolari procedure parlamentari si stanno demolendo i pilastri della nostra democrazia parlamentare e della secolare civiltà giuridica dei nostri padri. Il Senato ha approvato una riforma della Costituzione che dà al capo del Governo il potere di licenziare il Parlamento, rovesciando il rapporto tipico delle democrazie parlamentari secondo il quale è il Parlamento che esprime e licenzia il Governo. Si tenta di legittimare addirittura la tortura, e, con la cosiddetta legittima difesa allargata, si ripristina la pena capitale, decisa ed eseguita senza processi direttamente dalla parte offesa. Meno Stato e più mercato, ma forse si sta esagerando!
Se alziamo lo sguardo oltre i confini vediamo un mondo in subbuglio. E forse risulta difficile distinguere fra il popolo degli Stati Uniti d’America, che tanto ha dato all’umanità, ed il suo governo attuale che invece ci sta portando in un baratro disastroso. E’ anche difficile conciliare il rispetto e la memore solidarietà dovuta al popolo ebraico con la più severa riprovazione della politica di Sharon capo del governo dello Stato di Israele.
E’ difficile capire ed accettare che il nostro mondo del benessere debba rinunciare al culto del PIL (prodotto interno lordo) ed imporsi uno stile di vita più sobrio se vogliamo aiutare uno sviluppo equilibrato del resto del mondo e così evitare che la miseria, le malattie, la disperazione di quella gran parte dell’umanità ricada come un boomerang sulla nostra satolla inquietudine. E’ facile condannare il terrorismo. Molto più difficile applicarsi a capirne le cause e così trovare il modo giusto per contrastarlo. E’ difficile capire che la democrazia non è un prodotto preconfezionato esportabile sulla punta dei missili. E’ difficile ammettere che non solo le dittature, ma anche le democrazie possono compiere crimini contro l’umanità. E’ già avvenuto con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Sta avvenendo anche oggi.
A vedere le carneficine che si consumano in Irak ed in Palestina è difficile sperare che l’umanità possa rinsavire. Eppure, come ci ha insegnato Antonio Gramsci, non ci resta che seguire il pessimismo della ragione per vedere come le cose stanno veramente, ma al tempo stesso farci guidare dall’ottimismo della volontà per poterle cambiare. Se abbiamo sconfitto il nazi-fascismo, se l’Europa ha archiviato secoli di guerre intestine, bisogna credere che sia possibile anche liberare l’umanità di oggi dagli spiriti animali che serpeggiano nel suo seno.