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Quali sono gli “Stati canaglia”

Secondo gli Stati Uniti devono considerarsi Stati canaglia (l’espressione fu usata per la prima volta da Colin Powell) quei Paesi che, qualunque sia il loro regime interno, possiedono armi di distruzione di massa e soprattutto appoggiano o praticano direttamente il terrorismo all’interno del loro territorio o fuori dei confini a danno di Paesi terzi. L’FBI americano così definisce il terrorismo: "Uso illegale della forza e della violenza contro persone o proprietà a fini intimidatori o coercitivi nei confronti di un Governo, della loro popolazione civile o di ogni loro parte, per l’ottenimento di obiettivi politici o sociali". Ora che il mondo è devastato dal terrorismo internazionale e dalle misure per sconfiggerlo, è opportuno evitare confusioni e chiedersi chi sono i veri terroristi e gli Stati canaglia. Su alcuni paesi o movimenti non vi può essere alcun dubbio: le Brigate Rosse, la banda Baader-Meinhof, Hezbbollah, Hamas, Al Qaida, l’Afganistan (prima della sua occupazione), il Pakistan, la Libia prima della recente svolta, la Turchia, alcuni Stati arabi, il Sudan, ecc..

Applicando le definizioni precedenti su larga scala emergono le prime sorprese. Il 27 giugno 1986 la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia giudicò gli USA colpevoli di terrorismo ai danni del Nicaragua: il verdetto sanzionò che la guerra contro lo Stato sovrano del Nicaragua era stata condotta con metodi terroristici, da terroristi (le squadre della morte dei Contras, finanziate e addestrate da Washington), nella violazione delle più elementari norme di legalità internazionale. Uno dei testimoni diretti delle operazioni, David Mac Michael, membro della CIA, ha dichiarato che "gli atti più noti del terrorismo americano in Nicaragua furono il bombardamento del deposito petrolifero di Corinto... poi ci infiltrammo lungo la frontiera con l’Honduras e assassinammo diversi funzionari civili, fra cui medici, insegnanti, sindacalisti... l’addestramento avvenne anche su suolo americano, all’Accademia internazionale di Polizia di Washington".

A proposito della lotta contro l’Apartheid in Sudafrica il prof. Noam Chomsky ebbe a dichiarare: "I potenti possiedono le maggiori risorse per l’uso della violenza, ma quando sono loro a usare violenza la chiamano autodifesa; al contrario, quando sono le vittime, quello si chiama terrorismo. Nel 1988, quando il Governo americano era alleato del Governo razzista di Pretoria il Pentagono definì Nelson Mandela (premio Nobel per la pace) ‘uno dei più pericolosi terroristi del mondo’".

Nell’autunno del 1965, con un colpo di stato, il generale Suharto prese il potere in Indonesia. Stati Uniti e Gran Bretagna temevano che il PKI, forte di un sostegno di massa fra i contadini, potesse trasformare l’Indonesia in un bastione antioccidentale passando nel blocco sovietico. Il generale Suharto si fece carico della eliminazione del Partito comunista, un’abolizione non politica ma fisica. In pochissimo tempo il suo esercito massacrò circa due milioni di esseri umani, in maggioranza civili innocenti. La stampa americana si profuse in lodi di Suharto. Il New York Times lo descrisse come "un raggio di luce in Asia". Newsweek dichiarò: "E’ la speranza là dove non c’era". I diplomatici angloamericani esprimevano grande soddisfazione.

Nel 1975 Suharto invase l’isola di Timor est, ex colonia portoghese, e sterminò 200.000 civili innocenti. Lo storico inglese Mac Curtis ha dichiarato a Paolo Barnard che "negli anni successivi all’invasione di Timor est, mentre le stragi stavano causando le migliaia di morti che ora conosciamo, Londra aumentò vertiginosamente il suo sostegno militare al regime, arrivando cinque anni dopo a essere il secondo fornitore mondiale di armi a Giacarta" (Micromega, n°1 del 2004, pag. 26).

Negli anni 60, contro la presunta minaccia sovietica o comunista in America latina, la parola d’ordine degli USA divenne "controinsurrezione" per giustificare ogni efferatezza. Dopo che il segreto fu tolto dai documenti USA, si è scoperto che nel marzo 1968 il diplomatico americano Viron Vaky spedì dal Guatemala al Dipartimento di Stato una nota in cui scriveva: "La gente viene uccisa o scompare sulle basi di semplici accuse... gli interrogatori sono brutali, usano la tortura e mutilano i corpi... e così l’omicidio, la tortura e le mutilazioni sono giusti se sono i nostri alleati a farlo e se le vittime sono comunisti. Ma è possibile che una Nazione (gli USA) così fedele alla legalità possa così facilmente acconsentire a queste tattiche terroristiche? (Department of State, Policy Planning Council, 29-3-1968).

Un altro esempio viene da El Salvador: nel dicembre 1981 il battaglione Atlacatl dell’esercito salvadoregno circonda il villaggio di El Mozote. Gli abitanti vengono separati in gruppi. Lo sterminio inizia dagli uomini, poi le donne, e infine i bambini vengono uccisi dentro la Chiesa a fucilate e coltellate "come agnelli in gabbia". Alla fine si conteranno 1.200 morti, tutti civili inermi. A distanza di tempo gli USA riconobbero che "il battaglione Atlacatl fu addestrato dai militari degli Stati Uniti nel 1981. L’addestramento fu condotto nel Salvador" (Memorandum 1-90/51466).

Turchia: negli anni 90 il Governo turco scatenò una campagna di terrore contro la minoranza curda ... Due milioni di civili curdi furono cacciati dalle loro case, torturati, ammazzati, incarcerati. L’efferatezza di Ankara giunse al punto che nel 1994 lo stesso primo ministro turco Azimet Koyluoglu dichiarò che quei metodi equivalevano a "terrorismo di Stato" (Micromega, n° 1 del 2004 pag. 31). Secondo il prof. Noam Chomsky "nel solo anno 1997, sotto Clinton, Washington vendette più armi alla Turchia che nell’intero periodo della guerra fredda". Secondo l’organizzazione Human Rights Watch il Governo americano aveva piena consapevolezza delle atrocità commesse in terra turca: "Armi americane sono state usate nelle operazioni contro il PKK, durante le quali sono stati commessi abusi dei diritti umani. E’ molto probabile che quelle armi furono usate durante l’evacuazione e la distruzione dei villaggi" (U.S. Dep. of State, 95-6-01).

Il rapporto del Dipartimento americano così conclude: "La Turchia continua ad essere di grande importanza strategica per gli Stati Uniti. Il suo orientamento pro occidentale è essenziale per le nostre mire politiche in Medio Oriente e in Asia centrale".

Sulla scorta delle informazioni riportate da Paolo Barnard (giornalista della testata Report di Rai 3 e autore di numerose pubblicazioni di politica internazionale) sull’ultimo numero di Micromega 1/2004 a pag. 21-38, gli esempi di aggressione terroristica da parte degli USA in danno di altri paesi potrebbero essere molto più numerosi: Cile, Panama, Cuba, Uruguay, Libano, Irak, ecc.. Ma quelli citati sono sufficienti, perché questo articolo non vuole essere il solito pezzo antiamericano, ma solo la constatazione di alcuni fatti incontrovertibili da cui consegue una sola conclusione: applicando le definizioni americane e britanniche di "Terrorismo" e di "Stati canaglia" bisogna purtroppo constatare che Stati Uniti e Gran Bretagna hanno tutte le carte in regola per essere definiti "Stati canaglia".

Hanno infatti armi di distruzione di massa pronte all’uso; scatenano guerre preventive sulla base di menzogne; ospitano e addestrano terroristi dentro e fuori il loro territorio; usano direttamente o indirettamente metodi terroristici per colpire e danneggiare i loro avversari. Usare due pesi e due misure nella lotta contro il cosiddetto "Asse del Male" è pericoloso, perché inquina i valori democratici (quei pochi che restano), ed è destinato ad aumentare l’odio e la ferocia dell’altra metà del mondo.

Noi non possiamo accettare questa ipocrisia, proprio perché siamo amici dell’America e le siamo grati per quello che ha fatto per liberarci dal nazismo e dal fascismo, sacrificando migliaia di giovani soldati. Come ha detto lo storico inglese Mark Curtis, "l’altra metà del mondo vede chiaramente la nostra ipocrisia secondo cui solo la loro violenza è terrorismo, e la nostra mai". Se la lotta al terrorismo internazionale continuerà con questi metodi è destinata a fallire. La democrazia si esporta solo con la democrazia e con il rispetto dei diritti umani.