Paradiso in svendita
L’Alpe di Siusi trasformata in una Disneyland sulla neve.
Nei giorni di festa vado in montagna. Magia di bianco abbagliante della neve e silenzio dei boschi attraversati dalle piste di fondo e dalle passeggiate. Quest’anno tutto (piste artificiali e alberi, baite e alberghi) è coperto da una coltre abbondante, dopo anni di scarsa neve. Assessori e albergatori fanno capire che fortuna e dèi han fatto loro un regalo. Ma il responsabile delle precipitazioni non si rivolge solo a una categoria e vorrebbe favorire tutti, coprendo anche talvolta i delitti ambientali commessi proprio dagli operatori dell’economia dello sci.
Fra le novità della stagione si trovano alcune strade, fra cui il tunnel di accesso alla Val d’Ega, che riduce i tempi di arrivo a molte località come Obereggen, Lavazè, Costalunga. Imponenti stradone di cemento sostituiscono il meraviglioso percorso mozzafiato fra i burroni e le rocce del primo tratto della valle. Una volta la vacanza o la gita cominciava già fuori città. Ora la città intesa come sopraffazione del cemento sulla natura e sui suoi tempi si prolunga verso le località di svago. La prossima sarà la strada della Val Badia, un’avventura cancellata dal bisogno di ridurre di qualche minuto il percorso e di permetterlo a pullman sempre più grandi.
E naturalmente c’è la cabinovia dell’Alpe di Siusi di recente entrata in funzione. E qui cominciano i dolori. Osteggiata per decenni dagli ambientalisti, ora è stata realizzata dalla ditta Leitner, geniale imprenditore sudtirolese, cui vorremmo fosse affidata la soluzione dei problemi di comunicazione nella valle e nel capoluogo, con metropolitane leggere, filovie, e altri ritrovati che realizza in tutto il mondo ma che qui non interessano a nessuno. Nemo propheta in patria.
L’impianto ha una portata di 2.400 persone all’ora, e può essere adeguata con l’aggiunta o la sottrazione di cabine, ognuna delle quali ha una capacità di 16 persone, e in 13 minuti porta da Siusi, dove la stazione di valle è stata realizzata con un pesante intervento nel parco naturale, fino al Compaccio, all’inizio dell’Alpe. Si arriva e ci si trova immersi in un’affollata, rumorosa Disneyland sulla neve. Fra l’Eurotel, primo delitto ambientale sull’Alpe, e il nuovo hollywoodiano Urthaler, con megapiscina in piena vista dalla strada più affollata, campetti, residence, negozi, una massa si muove e ristà.
Succede in altri posti. Ma l’Alpe è uno dei posti più belli del mondo e fa male, arrivandoci, trovarsi immersi in un supermarket all’aperto. Si deve sollevare lo sguardo e camminare fuori dal perimetro assordante dove anche la neve non è più bianca. Poi ecco la corona di montagne, le vallette, le baite solo in parte ristrutturate e dotate di parcheggi. Il progetto di cabinovia, forse in seguito alle critiche dei protezionisti, viene venduto come una alternativa al traffico. Allora vediamo. La strada viene chiusa dalle 9,30 alle 16. In quota ci sono 300 posti macchina. Poi però ogni baita ristrutturata e albergo ampliato ha diritto di far muovere addetti e turisti su e giù come gli pare. Si voleva ridurre il turismo giornaliero (soprattutto bolzanino) e attirare turismo più redditizio. Senz’altro le famiglie accetteranno il consiglio: 10 euro a persona per una famiglia sono tanti. Sull’Alpe, a parte l’affollatissima zona di arrivo, molti alberghi sono in difficoltà. Alcuni han fatto ampliamenti per investire il denaro accumulato negli anni e sfruttare le sovvenzioni provinciali. A quelli che vivevano soprattutto di turismo giornaliero (i fondisti) ora i conti non tornano. Quanti bolzanini prendono tre mezzi per farsi una sciata? Partono da Bolzano in auto, si fermano a Siusi, pagano il pedaggio, e riprendono un altro mezzo di trasporto per arrivare ad esempio alla Malga Ritsch, paradiso del fondo (paradiso dello sguardo, ai piedi di Sassolungo e Sassopiatto che la sera fiammeggiano sulla neve già in ombra). E poi ritorno, in tempo, perché alle 18 la cabinovia chiude. Meglio andare al Lavazè. E quest’anno in tanti altri posti, dato che la neve ha reso sciabili piste di fondo che da dieci anni non lo erano più.
Quanto resisteranno le amministrazioni locali di fronte alle proteste? Del progetto di cabinovia, certamente sovradimensionato, non è stato realizzato il parcheggio di valle, pur previsto. Le auto di accalcano sul piazzale e lungo strade e stradine. Quando la cabina si alza, la vista è sconfortante. La sera, al ritorno, lampade abbaglianti illuminano la discesa. Poveri animali, scacciati dalla montagna e dai boschi. Fra la stazione e il parcheggio, un "ombrello" raccoglie, sfollata la massa, i giovani dei dintorni, fra musica assordante e libagioni.
In alto la piscina dell’Urthaler illumina i delitti e la luna un paesaggio meraviglioso. Ma i conti non tornano. L’Alpe è più lontana, il parco naturale ferito, migliaia di alberi sradicati, il mare di auto spostato in parte, la Disneyland fuori controllo in alto: si riuscirà a ridurre almeno il numero di automobili in quota?
E’ difficile avere fiducia in chi prende le decisioni, poiché la tendenza è quella di costruire il più possibile senza ascoltare le piccole voci. Come quella del vecchio contadino, salito al Compaccio per bere un bicchiere col figlio, che nel dialetto di Castelrotto diceva: "I politici fan quello che vogliono, noi non gli interessiamo, sentono solo i grandi albergatori".