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Le nostre Val Jumela

Anche in Sudtirolo si continua a manomettere l'ambiente in nome di uno sviluppo turistico discutibile. L’ultima: via un bosco per far posto a un campo di golf.

Anche il Sudtirolo ha la sua Val Jumela: un insieme di decisioni che vanno contro gli interessi dell’ambiente e dell’economia. Alcune decisioni della giunta provinciale hanno consentito il via a nuove grandi opere, soprattutto impianti di risalita, in aree che non hanno bisogno di ulteriore crescita, in contrasto col parere del Comitato per la valutazione dell’impatto ambientale. Questi pareri negativi non hanno impedito le autorizzazioni urbanistiche e il finanziamento dell’ampliamento del comprensorio sciistico del monte Spicco e la nuova pista "Pramstall" a Plan de Corones, né del primo lotto della variante alla SS12 in corrispondenza di Laives, che oltre a non risolvere i problemi di traffico nel paese, porteranno, secondo i tecnici ad un aumento di traffico del 36% nella località di Ora. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la decisione della giunta di dare il via alla nuova pista di collegamento "Raut" sul Monte Elmo (zona di S. Candido): i protezionisti che fan parte del Comitato hanno dato le dimissioni, prendendo atto dell’inutilità di un organismo che o non viene consultato, o viene ignorato. Nel caso del Monte Elmo si prevede un grande taglio di bosco, e con l’impoverimento della vegetazione i conseguenti rischi idrogeologici e i danni al paesaggio.

Il caso ripropone i problemi della legge sull’impatto ambientale, di cui non è prevista l’applicazione per i piani di settore. "Che tutela dell’ambiente è - si chiedono gli ambientalisti del Dachverband, del WWF, dell’Heimatpflegeverband - se gli impianti inseriti nel piano non vengono sottoposti ad alcuna valutazione nel momento dell’approvazione del piano e poi viene negata la VIA agli impianti nuovi con la motivazione che sono già inseriti nel piano?". Di qui l’uscita dal Comitato, in attesa che si faccia un chiarimento sul suo ruolo ed efficacia.

La legge sulla VIA non ha avuto vita facile in Sudtirolo. E’ stata introdotta quando già tutte le altre regioni italiane avevano recepito questo strumento. E la legge è stata più volte respinta dal governo e impugnata anche in Commissione europea per i suoi punti deboli, che riguardavano l’eccesso di potere dell’esecutivo, e lo scarso coinvolgimento della popolazione interessata. Opere di grande impatto, in grado di cambiare profondamente il modello di sviluppo della provincia alpina, sono state sottratte all’esame: la superstrada Bolzano-Merano e perfino l’aeroporto ne sono gli esempi più clamorosi.

Il piano di settore sugli impianti di risalita dichiarava solennemente che non si intendeva aumentare l’intensità dell’attività sciistica nelle aree sviluppate, ma che i nuovi impianti sarebbero stati autorizzati solo per le cosiddette zone sottosviluppate. Già questa scelta aveva provocato critiche: non è detto che in un territorio debba esservi uno sviluppo omogeneo delle attività economico-turistiche, per lasciare che ogni zona abbia la sua vocazione. Comunque neppure tale affermazione ha trovato riscontro, e negli ultimi anni si sono autorizzati nuovi impianti in zone a sviluppo intensissimo e in modo generalizzato si è proceduto a ristrutturare gli impianti per moltiplicarne la portata. Ora, di fronte a una forte presenza in giunta dei portatori delle lobbies economiche, le decisioni che rovesciano le dichiarazioni ufficiali sulla precedenza dell’ambiente sull’economia sono all’ordine del giorno.

L’ultima proposta, di cui si sente vociferare senza che esista un progetto concreto aperto alle pubbliche considerazioni, riguarda l’idea di tagliare una parte del bellissimo e raro bosco di Monticolo, l’unico bosco ceduo di grandi dimensioni del Sudtirolo, per far posto a un campo di golf. Il prezioso biotopo - zona di tempo libero per l’intera città di Bolzano e meta di un turismo dolce - rischia di essere ulteriormente ridotto, dopo gli interventi degli anni passati che hanno fatto sparire alberi e vegetazione boschiva per far posto a campi da calcio, tennis, e addirittura a coltivazioni di mele.

La questione è di fondo. Le decisioni di grande rilievo ambientale ed economico quasi mai vengono prese consultando la popolazione. Chi ha letto su questa pagina l’articolo sulle Terme di Merano (Acqua bollente) e il megaprogetto che si va realizzando, chi sente o legge le polemiche sul Museo della montagna da costruirsi sulla discarica di Castelfirmiano, o le proposte di sviluppo edilizio di Bolzano, non può non meravigliarsi per il modo con cui tali questioni vengono poste. In un paese civile, si comincia a informare sulle proposte e i progetti, per capire i termini del problema, poi si discute cercando il coinvolgimento di tutti e infine si decide, sapendo che le decisioni si possono anche rivelare sbagliate, ma con la coscienza di avere fatto di tutto per trovare quelle giuste. E inoltre, in alcuni casi, quando, anche in previsione di un ulteriore assestamento o riduzione del bilancio, si devono stabilire le priorità, si devono anteporre le soluzioni dei problemi esistenti e gli interventi che portino a migliorare la qualità della vita. Prepararsi al futuro significa intervenire con decisione per ridurre l’impermeabilità dei terreni che accelerano la discesa dell’acqua a valle provocando le alluvioni. E riqualificare le periferie delle città, salvaguardare la salute di chi abita in zone rumorose o inquinate, sostenere le economie di montagna a rischio di abbandono, ecc.