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Monumenti in Valsugana

Due parcheggi e una piazza: sempre a proposito di arredo urbano.

Questo è l’ultimo intervento della rubrica Trentino da salvare per quanto riguarda l’arredo urbano in Trentino. E’ doveroso, da parte nostra, ringraziare Italia Nostra per il materiale fotografico che ha corredato tutti gli articoli precedenti e per la documentazione fornita dal suo fornito archivio, che consiglio a tutti gli interessati di visionare nella sede dell’associazione a Trento, in via Oss Mazzurana, approfittando magari dell’occasione per iscriversi all’associazione stessa, i cui meriti nella salvaguardia dei beni artistici e ambientali sono noti.

La panoramica sull’arredo urbano termina con la Valsugana, valle ricca di bellezze naturali ma di difficile lettura, strangolata com’è dal traffico automobilistico (troppo) e sottoutilizzata dal traffico ferroviario (troppo poco, nonostante le ricorrenti promesse di potenziarne la linea ferroviaria).

Due esempi di arredo sono sintomatici per fare il punto della situazione in Trentino: uno, del tutto negativo, è quello, recente, di Roncegno e di Marter, l’altro, negativo per l’impatto ma positivo per il serrato dibattito che ha suscitato, quello di Borgo Valsugana.

Del primo testimoniano a sufficienza le fotografie.

Il monumentale parcheggio di Marter.

Nella piccola frazione di Marter un’eccedenza di fondi ha fatto sì che l’amministrazione comunale realizzasse un parcheggio che ricorda irresistibilmente il cimitero monumentale di Redipuglia.

Di fianco alla vecchia strada statale, in contrasto con la cortina delle massicciate in pietra squadrata e addossato al piccolo cimitero che ora non si vede più, il parcheggio è stato costruito su due livelli con una soluzione banale, cervellotica e megalomane insieme.

Muraglioni in cemento, enormi rampe di accesso corredate da chilometriche ringhiere in ferro nero con il corrimano in acciaio, parapetti in pietra rossa aperti da belvedere , dai quali non ci si può affacciare perché impediti dai corpi illuminanti, dello stile che si usa nei giardini delle villette pretenziose, cordonate in pietra di grande e inutile spessore che incorniciano spazi pavimentati con acciottolato, unica e per questo confusionaria concessione a un lessico rustico che si sarebbe adattato benissimo all’ambiente.

Il tutto raccordato intorno a una fontana, che costituisce l’improbabile punto focale dell’insieme e dove l’acqua è costituita da un filo che si vede appena.

Tutto questa monumentalità per accedere a un parcheggio, che, a detta degli abitanti, non è utilizzato per niente.

A Roncegno è stata realizzata la fotocopia di Marter, proprio a ridosso del bellissimo parco del Grand Hotel e delle eleganti ville di fine secolo.

Anche qui cemento, pietra rosa in grande quantità, profili metallici, paracarri in pietra a sezione poligonale che sbordano dai parapetti in pietra, nonostante la loro enormità.

Anche qui rigorosamente bandito l’uso del legno, che pure sarebbe stato congeniale a una zona caratterizzata da orti e giardini..

ABorgo Valsugana la storia è più complessa. Il rifacimento del piano e della superficie delle piazze Degasperi e Martiri della Resistenza, realizzato agli inizi degli anni Novanta dagli architetti Giovanazzi e Margoni, peraltro in seguito a un regolare concorso di idee, non è stato condiviso dalla popolazione del luogo, anzi, come sottolineava un’intervento sull’Alto Adige nel 1992, ha provocato una "disaffezione qualitativa del cittadino che si traduce in un minor sfruttamento delle potenzialità offerte da una piazza che si situa al centro del paese".

La piazza Martiri della Resistenza di Borgo Valsugana.

I cittadini non hanno amato la grande scacchiera a riquadri bianchi e neri al centro di piazza Martiri e hanno trovato di difficile lettura le linee di pietra chiara che ripercorrono le fondazioni dell’antico monastero annesso alla chiesa di Sant’Anna, che pure è stata una buona idea, ma soprattutto si sono sentiti a disagio in uno spazio troppo grande e vuoto.

La nota positiva invece riguarda il largo seguito di interventi e prese di posizione da parte degli abitanti di Borgo, studenti, esponenti culturali (Montibeller, il promotore di "Arte Sella"), privati cittadini, che non hanno esitato a prendere carta e penna e ad inviare lettere ai giornali.

A cose fatte, ahimé, i cittadini si sono ripresi il diritto di decidere, o quanto meno di partecipare a una decisione sull’arredo delle piazze, che, oltre a ridare un’identità alla comunità civica , ha sortito l’effetto di ottenere un ripensamento da parte dell’amministrazione comunale, in un primo tempo tetragona nel difendere il progetto e l’assessore preposto.

Nel 1998, dopo mille critiche da parte di cittadini e turisti di passaggio, il Comune ha fatto autocritica e ha deciso di riprendere in mano il progetto, per lo meno quella parte relativa alla realizzazione più osteggiata, le due fontane di piazza Degasperi e di piazza Martiri della Resistenza, dando all’architetto Claudia Delvai l’incarico per l’elaborazione di un nuovo progetto per la fontana di piazza Degasperi.

Il progetto, corredato di plastico, è stato sottoposto al pubblico nella biblioteca comunale e accompagnato da un questionario con il quale i cittadini erano invitati ad esprimere pareri e suggerimenti.

Il referendum è la sola nota positiva di tutta la storia, perché la fontana tanto contestata è rimasta sostanzialmente invariata, dato che ci si è limitati a farla sparire sotto una serie di fioriere.

Tant’è, la piazza ormai resta così e le fontane pure; ma è stato innescato un meccanismo di compartecipazione che - speriamo - si rivelerà importante per ulteriori interventi da parte dell’amministrazione comunale nei riguardi del verde pubblico e dell’ arredo urbano di Borgo, un centro ancora poco conosciuto, che lungo il fiume Brenta presenta un ambiente di estrema suggestione, con i portici, le chiuse metalliche, i ponticelli e le antiche case provviste di grandi ballatoi lignei.