… dall’ arredo urbano
Il caso di Mezzocorona
Negli ultimi dieci anni paesi e città del Trentino hanno subito pesanti interventi urbanistici, propagandati con la formula di "arredo urbano", che hanno snaturato ambienti fino ad ora integri e armoniosi, non risparmiando neppure i cimiteri.
Progetti scarsamente meditati hanno cosparso i centri abitati di pavimentazioni che sembrano l’intero campionario di una ditta edile, a Villalagarina come a Fornace, a Terzolas, come a Spiazzo Rendena, a Trento come a Borgo Valsugana e li hanno corredati di corpi illuminanti imponenti, pilastrini, fioriere e pensiline di una serialità desolante e, malefica costante, di anfiteatri, quasi che l’intero Trentino avesse sviluppato negli ultimi tempi una voglia spasmodica di rappresentazioni all’aperto.
Sindaci e giunte comunali, talvolta in buona fede, avallano progetti urbanistici appiattiti su un malinteso modernismo ripetendo l’errore che si faceva fino a poco tempo fa in tutte le case, quello cioè di buttare i vecchi mobili per sostituirli con quelli più appariscenti in fòrmica.
Un patrimonio secolare di ambienti equilibrati e di buongusto rischia così di scomparire sotto la carica di interventi aggressivi e decontestualizzati.
E'il caso di Mezzocorona, in questi giorni al centro del l’attenzione per l’imminente realizzazione del parcheggio multipiano proprio a ridosso della zona monumentale costituita dal vecchio municipio e da palazzo Firmian, ora sede del Comune.
Se quest’ultimo anni fa è stato pioniere nel recupero di un palazzo storico, caratterizzato dalla presenza di affreschi di un artista prestigioso come Paul Troger, si è rivelato invece affrettato e approssimativo negli interventi che hanno investito l’area circostante.
Davanti al palazzo, che, posto all’apice del conoide su cui è sorta Mezzocorona, costituisce il punto focale di tutta la zona, sono stati creati un parco e un giardinetto dove l’accumulo di elementi difformi ha il risultato di porre una barriera vera e propria alla percezione del palazzo stesso.
Lo spazio originario era caratterizzato da un dolce pendio che saliva verso palazzo Firmian, il cui muro di cinta con il portale in pietra costituiva una sorta di fondale teatrale, la pavimentazione in ciottoli e una fontana tanto semplice quanto graziosa aggiungevano un tocco di grazia testimoniato dalle vecchie fotografie
Nel 1967 la realizzazione del monumento ai caduti, grande opera bronzea di Eraldo Fozzer, non aveva alterato l’equilibrio della zona, del tutto sovvertito invece dall’intervento di arredo urbano di alcuni anni or sono, che ha creato diversi piani interrompendo la pendenza del declivio originario e ha accumulato in uno spazio ristretto una pletora incongrua di arredi e materiali. La pavimentazione mista in acciottolato e pietra di Trani ha ridotto la percezione spaziale, la rampa per l’accesso degli handicappati si è trasformata in un angoscioso corridoio che scorre fra due muretti in pietra, la scala- anfiteatro che scende alla strada inferiore ha rivelato fin da subito la sua pericolosità ed è stata malamente schermata con fioriere posticce e pilastrini in metallo neppure verniciato tuttora privi di catenelle, paracarri poligonali e fuori altezza con paratie, anch’esse rigorosamente non verniciate, contribuiscono a definire uno spazio sgrammaticato, reso ancora più confuso da panchine in metallo tinte di verde, cestini delle immondizie in bella vista, fioriere varie che occultano il bel monumento ai caduti di Fozzer, relegato in un angolo e abbassato rispetto all’altezza originaria; dulcis in fundo, è stata riposizionata anche una fontana nuova (costo oltre 30 milioni) che è la fotocopia di quella vecchia, tuttora funzionante e visibile a qualche metro di distanza.
Spostiamoci nel parco realizzato più sotto solo dieci anni fa e ora in via di distruzione (cfr. l’articolo di Roberto Devigili su QT di qualche tempo fa) per far posto al parcheggio multipiano.
Nel parco gli interventi sono stati forse ancor più pesanti che nel giardinetto antistante il municipio: un muro alto e massiccio - che però già perde i pezzi - in pietra rossa si pone brutalmente tra lo spazio del parco - un tempo vigneto- e la strada superiore, enormi lampioni malamente tinti di rosso e panchine del medesimo colore introducono una nota stridente in un contesto che si vorrebbe bucolico, una fontana mal concepita persino dal punto di vista idraulico si è presto ridotta a un ricettacolo di immondizie…
Tutto ciò, realizzato solo 10 anni fa e con ingente spesa, sparirà tra breve per fare posto a un parcheggio multipiano, progettato dall’architetto Maurizio Celva, che finirà per stravolgere completamente l’assetto urbano della zona.
Se già adesso infatti il muro di cinta del parco introduce una frattura sull’asse visivo che conduce alla parte alta del paese, quella con palazzo Firmian e gli altri palazzotti nobiliari, figurarsi cosa sarà quando due piani del parcheggio aperti verso la strada esibiranno il loro carico di automobili.
L’impatto sul contesto storico ambientale è così evidente che non si capisce come la commissione comprensoriale per la tutela del paesaggio e gli altri uffici competenti abbiano potuto dare una valutazione positiva e ancor meno si capisce come l’assessore all’urbanistica Roberto Pinter, conosciuto per la sua sensibilità, voglia concedere l’autorizzazione in deroga all’attuale Piano dei centri storici per realizzare il parcheggio, bloccato dall’opposizione delle minoranze, che, assolutamente contrarie, avevano abbandonato l’aula consiliare impedendo così l’approvazione del nuovo piano dei centri storici in cui è prevista la realizzazione del tanto contestato parcheggio.
Questo si farà dunque, salvo, forse, piccole modifiche - speriamo almeno si sposti dalla parte opposta alla strada la torretta di uscita - con buona pace delle opposizioni che avevano proposto di procedere all’approvazione del piano del centro storico stralciando il parcheggio e chiedendo un’ulteriore verifica su un progetto tanto impattante.
Se è indubbia l’esigenza di parcheggio, soprattutto in vista di una ristrutturazione del centro storico e quindi di un suo ripopolamento, nulla vieta di pensare o a soluzioni alternative - nelle immediate vicinanze si possono ottenere parcheggi sull’area delle vecchie cantine MezzaCorona- o a soluzioni urbanistiche meno impattanti di un megaparcheggio in pieno centro storico..
L’infelice esito del parco e del giardinetto antistante il comune, le vivaci contestazioni della tettoia realizzata nel cortile degli ambulatori avrebbero dovuto rendere più cauto il comune di Mezzocorona nelle scelte urbanistiche e le armoniose soluzioni urbanistiche dei vicinissimi paesi del Sudtirolo, Salorno, Magrè, Egna, avrebbero dovuto insegnare qualcosa. In una zona peraltro così attenta a tutto quello che succede oltre la stretta di Salorno.