La legge è uguale per tutti?
Guerra contro la Jugoslavia: secondo la Procura dell’Aia è stato tutto regolare.
Se scrivessi ciò che la collera mi suggerisce contro la decisione della Procura dell’Aia, sarebbe meglio che deponessi la penna. Ma non lo farò. Cercherò di essere pacato ed obiettivo, perché vorrei che qualcuno, anziché irritarsi, obbiettasse alle mie argomentazioni.
Leggo dunque sui giornali che la Procura presso il Tribunale del- l’Aia ha deciso di archiviare le accuse contro la Nato per i crimini commessi durante la guerra contro la Repubblica Jugoslava. Le accuse più gravi erano di genocidio, di disastro ambientale, di utilizzo di armi vietate (uranio impoverito e bombe a deframmentazione), e altri minori come il bombardamento della TV di Belgrado e della Ambasciata cinese con la morte di numerosi civili. La dott. Carla Del Ponte che dirige la Procura ha confermato la notizia e ha precisato che la formula sarà di "non luogo a procedere". Tutto regolare dunque: anche i bombardamenti di abitazioni civili, di scuole, di ospedali, di prigioni, di centrali elettriche, di fabbriche di auto e di elettrodomestici. Dato che le bombe erano "intelligenti" e così anche i piloti (almeno si spera), avrei molte obiezioni da fare, ma per ragioni di spazio limiterò il mio stupore e il mio sdegno alla imputazione di disastro ambientale.
Gli esperti dei paesi occidentali (anche quelli coinvolti nel conflitto) fra chimici, medici, ingegneri, avevano parlato di "ecocidio" per definire i danni "collaterali" provocati dalle bombe: contaminazioni di acqua e suolo (polveri) ad opera dell’uranio impoverito; avvelenamento dell’aria per le emissioni delle raffinerie colpite; fuoriuscita di cloruro di etilene e di mercurio dalle fabbriche distrutte di Kraguievac; inquinamento del Danubio.
La Procura giustifica la Nato scrivendo nel documento di archiviazione (così riportano i giornali) che "la Nato non poteva essere a conoscenza dei possibili danni ambientali conseguenti a un attacco aereo". Che sfacciataggine! Sarebbe come dire che un geografo, o un astronomo, o un semplice pilota di aereo o un comandante di nave non è tenuto a sapere che la terra è rotonda! E’ vero che la Procura è un organo di parte, ma c’è un limite a tutto. Non sarebbe stato più ragionevole sottoporre le accuse, i documenti, le foto, le testimonianze, ecc. al giudizio del Tribunale dell’Aia che, terzo e imparziale, avrebbe potuto dare una risposta più meditata, e forse meno sciocca?
Non è però questo il vero punto nodale. Al giornalista che le faceva notare come le accuse rivolte alla Nato chiamassero in causa la legittimità stessa della guerra (da cui quindi non si poteva prescindere), la dott. Del Ponte ha risposto: "Non toccava e non tocca a noi stabilire se la Nato avesse o no un legittimo mandato internazionale a intervenire contro la Jugoslavia". Una simile risposta da una giurista intelligente come la Del Ponte non me la sarei aspettata. Gli studenti di giurisprudenza sanno che anche nei paesi dove l’azione penale è obbligatoria il Pubblico ministero prima di procedere o di archiviare deve "deliberare" (così si esprimono i giuristi), deve cioè valutare, senza entrare nel merito, se la notizia del reato può in astratto essere fondata oppure è all’evidenza frutto di farneticazione. Tutti sanno che i tipici atti bellici (ferimenti, uccisioni, distruzioni, cattura di prigionieri, ecc.) sono legittimi se legittima è la guerra. In caso contrario sono reati comuni: lesioni, omicidi, sequestri di persona ecc. La Procura dell’Aia non aveva bisogno di uno specifico input normativo perchè sapeva e sa (come tutto il mondo) che la Nato non aveva alcun mandato internazionale per la guerra contro la Jugoslavia.
Sapeva e sa inoltre che nessuno dei popoli alleati nella Nato aveva autorizzato i propri Governi a fare la guerra, che non è stata dichiarata né notificata non solo dall’ONU ma neppure dai Parlamenti e dai Capi di Stato dell’Alleanza atlantica. Guerra illegittima dunque, perché violava lo statuto dell’ONU e le Costituzioni nazionali. In questa situazione non sarebbe stato ragionevole e conforme a diritto, dopo una doverosa "delibazione", procedere nelle accuse e lasciare il giudizio al Tribunale?
Vorrei ricordare a me stesso e ai lettori la prefazione che Ernest Hemingway scrisse il 30 giugno 1948 (dopo le due guerre mondiali) al suo romanzo "Addio alle armi", in cui fra l’altro così definisce la guerra: "un continuo, prepotente, criminale, sporco delitto". E così conclude: "Sono persuaso che tutta la gente che aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata". Ciò vale, aggiungo io, sia per Milosevich che per il generale Clark. Il premio Nobel per la letteratura Ernest Hemingway non era un "pacifista senza principi": era solo un uomo intelligente, colto, decorato al valore per il suo coraggio nella prima guerra mondiale, un brillante scrittore, un antifascista, un liberale vero, rispettato e amato anche nel suo paese: gli Stati Uniti.