Insicurezza pubblica: qual’è il male oscuro?
Un po’ di psicosi, ma anche irrazionale utilizzazione degli addetti, insufficiente sinergia tra i vari corpi, cattiva organizzazione e mancanza di volontà (politica).
Il problema della sicurezza individuale e collettiva insidiata dalla criminalità, piccola e grande, è sentito con molta acutezza in Italia. probabilmente è la questione n°1 nella percezione soggettiva dell’intera società. Non vi è dubbio che la coalizione politica, di destra e di sinistra, che riuscisse a eliminare l’ansia generalizzata e la vera e propria psicosi da insicurezza, vincerebbe "alla grande" le prossime elezioni pubbliche. Per la maggioranza della "gente" infatti la tranquillità e la sicurezza personale contano assai più degli obiettivi raggiunti dalla coalizione di centro-sinistra che governa dal 1996: l’entrata in Europa, il risanamento dei conti pubblici, la ripresa dell’economia, l’inflazione ridotta al 2%, le riforme amministrative non contano più nulla se sono a rischio i beni o l’incolumità personale.
Sarà anche esagerato, ma purtroppo è così. tra il dire e il fare, dice il proverbio, c’è di mezzo il mare: che annacqua, appunto, che diluisce, e dove si può anche annegare. In politica non dovrebbe esserci. Il più serio ed efficiente "pacchetto di sicurezza" viene vanificato e ridicolizzato dal più banale degli episodi: un ergastolano che viene scarcerato per errore (ma è poi banale?); uno stupratore che mentre è in permesso premio stupra un’altra volta (anche questo è banale?); i blindati dei contrabbandieri sequestrati dalla guardia di finanza e restituiti (per errore, certo, per errore) dalla polizia o dai carabinieri. La risata amara per questi fatti eclatanti, che magari corrispondono a una percentuale dello 0.01%, obnubila in senso critico, e la credibilità del Ministro degli interni e dell’intero governo dall’altare cadono nella polvere.
So perfettamente che la percezione dei problemi da parte della collettività è mutevole, perché essenzialmente emotiva, non razionale, contraddittoria. Purtroppo a volte ha conseguenze terribili. Certo anche l’opinione publica di Gerusalemme all’epoca di Gesù stava a cuore la tranquillità personale, la sicurezza pubblica. Eppure quando i cittadini poterono far sentire la loro voce, si contraddistinsero e preferirono Barabba a Geù. Alla salvezza dell’innocuo nazareno prferirono la libertà del criminale Baraba, che con la sua sola presenza aumenteva il tasso di insicurezza pubblica (era stato condannato a morte!). So bene che nella scelta a favore di Barabba influirono anche motivi politici. Fu un episodio tipico della democrazia plebiscitaria che tanto piace ai giorni nostri a Berlusconi, forse per il risultato che diede all’epoca di Pilato.
Che fare? Non si può non tener conto dell’opinione pubblica (la più balorda delle opinioni contiene un briciolo di verità), ma i cittadini vanno anche informati correttamente e le politiche decise vanno perseguite con fermezza e senza slalom emotivi. Ciò detto, bisogna che la classe politica, l’intero ceto dirigente di entrambi gli schieramenti faccia un esame approfondito delle questioni attinenti all’ordine pubblico e scopra finalmente qual è il male oscuro che impedisce un pieno e soddisfacente funzionamento della macchina statale.
Se si considerano le statistiche, l’Italia dovrebbe essere il paese più tranquillo del mondo, infatti gli organici di tutti gli addetti all’ordine publico, con diversità di ruoli e di autorità, sono complessivamente 391.000 (polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, ecc.), cioè uno ogni 145 abitanti. Negli Stati Uniti, la patria della "tolleranza zero" secondo la famosa formulazione di Rudolph Giuliani, il rapporto è invece di 1 ogni 360 abitanti (su una popolazione di 270 milioni ci sono 738.000 "officers" (agenti, compresi quelli dell’FBI). Da noi gli abitanti sono 57 milioni e gli "officers" sono - ripeto - 391.000. Traggo i dati da un interessante articolo di Daria Lucca apparso sull’ultimo numero di Micromega (1/2000, pag. 368 e seguenti).
Va aggiunto che il numero di detenuti in Italia è almeno 8 volte minore che negli USA: 85 contro 645 ogni 100.000 abiatnti.
C’è dunque qualcosa che non va, ma cosa? Forse la produttività? La reciproca integrazione? La razionale utilizzazione delle forze? Debbo dire onestamente che ancora nessuno lo sa, ma altrettanto fermamente debbo dire che nessuno cerca di saperlo. E quando per caso viene a saperlo, chiude gli occhi. Secondo il prof. Salvatore Palidda, un sociologo esperto di politica dell’ordine, "il tasso di produttività, vale a dire il rapporto tra operatori e arresti, o tra operatori e delitti denunciati, è catastrofico, la media è di 10 delitti denunciati ogni operatore".
Come mai, quando in molti paesi europei è molto migliore? Non è sbagliato pensare che una delle cause principali sia l’irrazionalità di impiego delle risorse disponibili. Per esempio il piantone che fa la guardia a ogni stazione dei carabinieri è un idolo che verrebbe considerato sacrilegio eliminare: eppure non serve a nulla, o potrebbe essere sostituito dalla telecamera. La giornalista Daria Lucca ha calcolato con certosina pazienza che, tenendo conto dei turni di guardia , ogni giorno in Italia ci sono 31.884 carabiniei che fanno la guardia ai muri. E’ mai possibile?
La cosa è talmente irrazionale da sembrare incredibile, ma purtroppo corrisponde al vero. Ed è solo un esempio tra i tanti che si potrebbero fare.
E’ lecito quindi pensare che "il male oscuro" che è causa di disfunzioni nel settore della sicurezza pubblica abbia questo contenuto: irrazionale utilizzazione degli addetti, insufficiente sinergia tra i vari corpi, cattiva organizzazione e mancanza di volontà (politica).
Alla fine è sempre alla politica che si giunge. La politica è arte e funzione di governo. Solo ad essa quindi compete mettere ordine e infondere razionalità e sinergia tra i vari "feudi" nei quali sono ancora divisi gli addetti alla sicurezza dei cittadini e dello Stato: Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, ecc....