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A proposito di sicurezza

Cosa fare, nelle nostre case e nelle nostre città, per rendere più difficile la vita ai malandrini.

Sandri Roberta

Transcrime, nell’ambito del progetto "Osservatorio sulla Sicurezza nel Trentino", si occupa di analizzare le diverse strategie di prevenzione della criminalità e di valutarne l’efficacia. Una di queste strategie è la prevenzione situazionale della criminalità. Con questo termine ci riferiamo a quei metodi che mirano a ridurre le occasioni di commettere un reato. Non si tratta cioè di eliminare le cause che portano a delinquere (come la disoccupazione o l’esclusione sociale), ma soltanto di rendere il bersaglio più difficilmente raggiungibile o la vittima più accorta.

Per rendere il bersaglio più protetto possono essere sufficienti alcune misure elementari. Anzitutto munirsi di serrature più sicure. Può sembrare banale, ma è dimostrato che il maggior numero di furti in appartamento avvengono in abitazioni dotate di sistemi di chiusura inefficienti. Negli Stati Uniti sono state svolte interviste a detenuti, in carcere per aver commesso tale tipo di reati. Questi hanno confermato come la scelta dell’abitazione da svaligiare avvenga in base al tipo di protezione adottata: serrature difficili da aprire richiedono al ladro troppo tempo e sforzi, comportando quindi maggiori rischi, tanto da scoraggiarlo e indurlo a rivolgersi altrove.

Sempre negli Stati Uniti è stata svolta una vera e propria campagna pubblicitaria che suggeriva ai cittadini efficaci metodi di prevenzione: era ad esempio consigliata la pratica di marchiare gli oggetti, consentendo così un più facile recupero dei beni stessi in fase di ricettazione, curandosi anche di applicare a porte e finestre etichette che avvertissero i potenziali ladri che i beni in quella casa erano "segnati"; ancora, si ricordava di non avvisare nella propria segreteria che ci si sarebbe assentati a lungo, si consigliava di tenere sempre qualche luce accesa e di chiedere a vicini e conoscenti di visitare la casa di tanto in tanto e di ritirare regolarmente le posta per non dare un segnale di assenza; era anche possibile chiamare un perito nella propria abitazione per valutare la sicurezza complessiva e la capacità di resistenza a potenziali ladri, individuando i punti deboli che si rendeva necessario rafforzare.

Ma è possibile prevenire la criminalità e scoraggiare i potenziali criminali anche attraverso interventi di tipo tecnologico, quali le telecamere a circuito chiuso, di attualità anche nella realtà trentina, da collocarsi in punti strategici della città, altrimenti di difficile sorveglianza. Ciò permette di "aprire una finestra" in angoli bui e isolati, con il continuo monitoraggio delle autorità di polizia.

Un altro importante fattore capace di produrre sicurezza è una migliore illuminazione e una più oculata progettazione dello spazio urbano: linearità delle visuali, illuminazione, forma della vegetazione sono elementi che contribuiscono a rendere una città più sicura e vivibile. La maggior parte delle azioni criminali avviene infatti in aree non regolarmente controllate ed illuminate. Incrementando invece la visibilità, si rende possibile una maggior vigilanza da parte degli abitanti ed un aumento, per i delinquenti, del rischio di essere scoperti.

Ancora, di decisiva rilevanza al fine di creare un quartiere più sicuro è la vitalità del quartiere stesso. Il fatto di dividere le nostre città in zone "a senso unico" (solo residenziali, solo industriali o solo commerciali) non ha agevolato un’urbanizzazione intelligente e finalizzata (anche) ad una maggiore sicurezza. Sarebbe allora opportuno fare un passo indietro, ed incentivare l’apertura di esercizi commerciali nei quartieri residenziali: la presenza di tali attività, gli orari dei servizi, la loro apertura serale o domenicale sono elementi di grande importanza ai fini della vitalità dei quartieri e quindi ai fini di una politica preventiva.

Una città sicura deve essere progettata e costruita pensando ai suoi soggetti più deboli. Anziani e donne sono le persone che hanno più paura della criminalità e che si impongono per questo le limitazioni più pesanti: spesso evitano di uscire se non sono accompagnate e si sentono costrette ad evitare determinati luoghi o persone. Le amministrazioni pubbliche potrebbero migliorare questa situazione con semplici accorgimenti. Si pensi ad iniziative come l’installazione di pulsanti per chiedere aiuto in determinate zone "a rischio" (a Modena, ad esempio, sono presenti in prossimità dei distributori), la presenza di taxi "rosa" all’uscita dei locali per consentire alle ragazze di rientrare a casa in sicurezza, o anche solo la possibilità per le donne di salire sui mezzi pubblici anche al di fuori delle fermate nelle ore serali. Sono contributi, anche piccoli, che possono però aiutare a reimpadronirsi della propria vita, a non rinunciare più ad opportunità di crescita culturale o sociale solo per paura di poter essere vittima di qualche atto criminale. E una città sicura per i più deboli è una città sicura per tutti.

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