Bretella: (quasi) tutti contenti
I “pazzi” che si opponevano al devastante progetto Sepi per la viabilità della Rotaliana, l’hanno spuntata. Anche se rimane qualche perplessità...
Forse ci siamo. Le ultime decisioni della giunta provinciale a proposito della viabilità nel tratto Rocchetta-Trento Nord vanno nella direzione auspicata dai più. I commenti sono stati infatti quasi tutti positivi, anche se, come vedremo, qualche preoccupazione non manca. Nel centro-sinistra si è preso atto che, seppur con un conchiuso di giunta cui dovranno seguire decisioni attuative, sono stati mantenuti gli impegni che la coalizione di maggioranza aveva preso. Il collegamento con Trento, d’ora in poi, seppur diviso per lotti funzionali, sarà un tutt’uno con la bretella di Lavis, la circonvallazione di Mezzolombardo passerà in galleria e alla Piana Rotaliana saranno risparmiati i viadotti e le sopraelevate previsti dalla progettazione Sepi ora abbandonata. Com’è inevitabile, anche la nuova viabilità avrà sicuramente dei costi ambientali che saranno però meno pesanti rispetto alle ipotesi fin qui perseguite. Le critiche più negative sono state quelle della giunta comunale di Mezzolombardo, che ritiene la galleria ipotizzata in Provincia, particolarmente penalizzante per i commercianti della borgata.
La cosiddetta proposta Sepi avrebbe dovuto scendere dalla Rocchetta fino al Maso Cercara, raccordarsi con uno svincolo per Fai della Paganella e quindi valicare il Noce con un viadotto lungo più di 600 metri e molto elevato sul piano campagna, per portarsi poi sull’altra sponda e raggiungere la località Galletta. Il tutto spaccando la zona Doc del Teroldego, segnando indelebilmente una delle più belle aree del fondovalle trentino e gettando le basi per future speculazioni edilizie che avrebbero trasformato la Piana in un’unica, anonima borgata. Poi, senza grandi danni, la soluzione Sepi si sarebbe limitata ad allargare l’attuale statale della val di Non fino al casello autostradale. Successivamente era previsto il collegamento con la statale del Brennero mediante un viadotto di dimensioni impressionanti in quel di S. Michele (per superare, nell’ordine, la Trento-Malè, la ferrovia, la fossa di Caldaro, l’autostrada, l’Adige e nuovamente la ferrovia e la Trento-Malè) e quindi, con una serie di passaggi pesanti e problematici nel territorio del Comune di Lavis, la variante doveva raggiungere Trento.
La giunta Andreotti bis (quella con dentro una parte del centro-sinistra) aveva avuto un’altra pensata: proseguire verso sud lungo il Noce (qualcuno avrebbe voluto addirittura dentro il Noce!) che sarebbe risultato affiancato da una strada molto trafficata per quasi tutto il suo tratto finale, quello in pianura.
Ora invece, grazie al passaggio della Rotaliana in tunnel, almeno un tratto del fiume verrà risparmiato. L’ingresso in galleria è previsto a nord con uno svincolo a rasoterra (anziché in viadotto) al bivio per Fai e l’uscita a sud, vicino all’attuale ponte della Rupe, lambisce il confine dell’omonimo biotopo, che nella versione “lunga” sarebbe stato coinvolto molto più pesantemente. E qui comincia il tratto a fianco del Noce, quello tecnicamente forse meno impegnativo, ma sicuramente il più delicato dal punto di vista ambientale. Si parla di un ambiente certamente antropizzato (agricoltura), ma che conserva ancora un aspetto molto gradevole e tranquillo che la nuova strada intaccherà in ogni caso. E’ bene però ricordare che il tratto di fiume più largo (fino a 90 metri da una sponda all’altra), tanto che vi è stato realizzato un parco fluviale, risulta graziato dalla nuova proposta di viabilità.
L’ipotesi provinciale, per quanto è dato conoscere, misura 3.5 km. Quella sostenuta, a sorpresa e dopo aver escluso per anni ogni ipotesi di galleria, dall’amministrazione di Mezzolombardo, superava i 4.100 m. di lunghezza, quella proposta dalla lista progressista della borgata e più recentemente l’ipotesi avanzata dai contadini della zona, misuravano rispettivamente 3.000 e 3.100 m. Fatti un paio di conti, è facile comprendere come la soluzione provinciale sia quantomeno una galleria “media”, né lunga né corta. Sembrano sciocchezze di carattere nominale, ed è vero che quanti hanno lavorato duramente in questa direzione (cioè per la galleria al posto della Sepi) dovrebbero fare salti di gioia per la vittoria riportata. Tuttavia, leggere sui giornali che la galleria sarebbe “lunga” crea ad alcuni qualche disagio (quasi la sensazione che ci sia stato un cedimento “ideologico”), specialmente ai primi e più risoluti sostenitori del tunnel. Pur con la giusta dose di scetticismo che in questi casi è doverosa ma dando per scontato l’importante risultato ottenuto, confermato anche dall’approvazione del piano provinciale della viabilità che per il collegamento della Rotaliana stanzia 400 miliardi, è bene ricordare brevemente come sono andate le cose in questi anni.
Qualcuno (Gabriella Zanini, consigliere comunale di Mezzocorona) ha già ricordato che quanto oggi acquisito è frutto della lucida determinazione di pochi “pazzi” e tra questi non ha mancato di nominare uno dei più impegnati, Paolo Fedrizzi, medico di base di Mezzolombardo, già assessore e consigliere comunale.
Il quadro che si presentava solo alcuni anni fa era, dal punto di vista dei sostenitori della galleria, abbastanza disperante. Ma mettendo assieme intuizioni ed energie, alcuni consiglieri comunali dell’opposizione di sinistra ed ambientalista di Mezzolombardo, numerose associazioni e comitati (Lavis anzitutto) sono però riusciti a costruire un movimento di opinione che, trovato l’appoggio di alcune amministrazioni comunali (Mezzocorona, Lavis e S. Michele), aveva come primo risultato convinto la Provincia a ragionare su più ipotesi. Le associazioni, i gruppi politici e i comuni anti-Sepi hanno quindi dato vita ad un super comitato, che ha sviluppato meglio le proposte embrionali dei primi oppositori. Infine, con l’aiuto (finalmente!) anche di qualche tecnico provinciale, si è disegnato un tracciato alternativo (molto simile a quello licenziato dalla giunta Dellai), che occupando, dove non era possibile fare altrimenti, terreni agricoli meno pregiati e tratti di zone industriali già compromesse, doveva proseguire fino alla zona industriale di Lavis e quindi fino a Trento Nord. All’obiezione dei critici che sollevavano la questione dei maggiori costi dovuti alle opere in galleria, si è risposto sostenendo, tra l’altro, che con l’ipotesi alternativa (ora divenuta ufficiale) non sarebbero più stati necessari gli interventi costosi ed impattanti previsti a S. Michele, Sornello e Nave S. Felice.
Alcuni consiglieri provinciali hanno saputo tenere vivo il dibattito anche nella più importante sede istituzionale e infine, in vista delle recenti elezioni regionali, l’intero centro-sinistra ha inserito nel suo programma l’ipotesi Rocchetta-Trento Nord con passaggio in galleria.
Si diceva all’inizio che i sostenitori storici della galleria, accanto alla soddisfazione, evidenziano qualche dubbio. Ne riportiamo solo un paio.
Lo sbocco a valle della futura galleria di Mezzolombardo rischia di far rimbalzare a nord potenziali tensioni speculative. Le strade infatti portano con sé, prima o poi, urbanizzazione: nuove case, capannoni, centri commerciali... In galleria, tutto ciò non è possibile, ma nei pressi delle uscite certamente sì. Uno dei vantaggi della galleria “corta” era quello di avvicinare la futura bretella alla zona industriale nella parte ancora libera ed in ogni caso dove le tensioni espansive avrebbero potuto trovare un ragionevole compromesso. Alla Rupe, invece, non c’è spazio e quindi c’è il rischio che la pressione si sposti all’ingresso nord, zona però abbastanza integra e molto più pregiata dal punto di vista agricolo.
Obiezione n. 2: la Provincia ha intenzione di recuperare la strada del Masetto, chiusa per frane da vent’anni; se ne vorrebbe fare un tragitto turistico, una sorta di strada del vino, nonché valvola di sfogo per possibili calamità o gravi incidenti sulla futura variante. Perché allora pensare ad un prolungamento che ricalca pericolosamente, seppur a dimensioni ridotte, il tracciato centrale della progettazione Sepi?
La preoccupazione, a questo proposito, è forte, anche se il sindaco di Mezzocorona assicura che si tratta di un equivoco, esclude che il paventato tratto finale del Masetto venga effettivamente realizzato e garantisce che un’eventuale strada del vino deve invece attraversare il centro abitato. In ogni caso i contadini, colonna del comitato anti-Sepi, han fatto sapere che di prolungamenti a sud del ponte delle Fucine non se ne parla.
L’amministrazione comunale di Mezzolombardo (una giunta a maggioranza Patt, ex socialisti e laici) ha sempre remato contro l’ipotesi galleria, salvo più recentemente prendere in esame (riempiendola di “se” e “ma”) anche un’ipotesi di galleria “lunga”. La stampa ha dato molto spazio alle posizioni di quell’amministrazione, ma da osservatori locali non ci è sfuggita una coincidenza: oggi per l’ingresso nord (contestato) della galleria come allora per una delle tante ipotesi (solo ora scartata) di uscita a sud, diverse e corpose erano e sono le proprietà che fanno capo ad alcuni amministratori (o parenti stretti) locali del Patt.
Forse, consci del grave isolamento nel quale Mezzolombardo si è venuta ora a trovare, dopo averle snobbate per diversi anni, qualche settimana fa gli amministratori della borgata hanno invitato le associazioni agricole (Unione Contadini, CIA, e ACT) a fare fronte comune nella battaglia contro lo svincolo per Fai. Ma i rappresentanti dei contadini (almeno quelli dell’Unione e della CIA) non ci sono stati a farsi strumentalizzare, ritenendo nel complesso positiva la scelta della Provincia di abbandonare la progettazione Sepi che gli stessi amministratori di Mezzolombardo hanno sempre sostenuto, tanto da inserirla nel Piano Regolatore. “Quella tentata nei nostri confronti è stata una mossa maldestra - ha affermato Stefano Gasperi, direttore della Confederazione Italiana Agricoltori - Più che alla difesa dei terreni agricoli, che poi vengono sacrificati per tanti altri scopi, ci è parso che il sindaco avesse come obiettivo quello di evitare la costruzione di uno svincolo in quel luogo per obbligare gli abitanti e i turisti dell’altopiano della Paganella a passare per Mezzolombardo”.