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QT n. 5, maggio 2021 Trentagiorni

A22: proroghe infinite

L'Autobrennero ai privati: a forza di non-decisioni e proroghe

Si poteva pensare di essere arrivati al traguardo sugli accordi fra i soci di A22 per trasformarla in società inhouse, nonostante la crisi di governo avesse bloccato quelle che sembravano essere le trattative finali. Si pensava che una breve proroga, 30 aprile 2021, fosse sufficiente a concludere e confermare fra i soci pubblici impegni già presi col precedente governo. Invece la situazione è ancora in stallo, la gara internazionale per la concessione della gestione di Autobrennero sembra essere rimasta l’unica via percorribile.

Va sottolineato che i responsabili della situazione maturata in questi giorni sono i presidenti leghisti delle varie Province (a partire da Trento con Maurizio Fugatti) e delle Regioni, escluso il solo Kompatscher, l’unico amministratore che ha mantenuto una posizione chiara: Autobrennero va gestita dal pubblico. Lega e Italia Viva con la senatrice Donatella Conzatti, sempre attiva, chiedevano invece proroghe lunghe, fino a dieci anni.

Le loro tesi erano state bloccate dalla legge del 18 dicembre 2020 che apriva a una ulteriore proroga breve, appunto, il 30 aprile. Ora è possibile, ovviamente dal nostro punto di vista auspicabile, che in una gara di appalto europea Autobrennero possa anche vincere. Ma i tempi burocratici di avvio della gara e del suo termine non sarebbero inferiori ai due-tre anni. Il che significherebbe mantenere bloccati investimenti strutturali di A22, già decisi e in gran parte progettati, per un valore di 4,1 miliardi di euro, dei quali quasi due spendibili subito. Ora solo un miracolo, cioè il recupero di un impegno serio sia della componete pubblica e di quella minoritaria privata verso un interesse generale potrebbe smuovere la situazione e permettere la costituzione di una società inhouse. Ma risulta difficile pensare di poter risolvere una situazione che si è incancrenita in 8 anni (dal 2014), visto che non c’è stato un accordo sulla vendita delle azioni private (la Corte dei Conti ha quantificato il costo delle azioni in 70 milioni di euro, i privati ne pretendono 160). Inoltre si dovrà mettere sul piatto anche la trattativa con lo Stato: gli extraprofitti accumulati da A22 dal 2014, circa 400 milioni più altri 100 milioni di imposte da versare alla Agenzia delle Entrate vengono pretesi da Roma.

Insomma, una situazione sempre più aggrovigliata. Nel passato non la si è voluta risolvere con un atto di imperio e nell’interesse generale. Eppure quanto sta emergendo nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi, con manutenzioni ritardate o negate e disinteresse totale per i temi della sicurezza degli utenti della strada, avrebbe dovuto portare il mondo politico ad un abbandono graduale delle concessioni ai privati nella gestione della mobilità veloce. In Autobrennero da subito, visto che era possibile, e poi nelle altre autostrade. Non è stato così: i soci privati ringraziano e brindano. E la Lega, ora anche rappresentata nel governo nazionale, fa sfoggio di un sorriso sempre più convinto.