Croci e Cristi sulle vette
Sempre più grandi e invasivi. Il nuovo turismo religioso inventato e promosso dall’APT.
Passo Rolle è uno dei valichi dolomitici più desolati. Uno stupendo scenario pascolivo è stato stravolto dal caos urbanistico ed oggi l’intera area è un insieme privo di anima, edifici, alberghetti, con l’imponente scuola della Guardia di Finanza e parcheggi lasciati nel disordine più assoluto. Gli impianti di sci sono ormai obsoleti, ogni anno accumulano deficit spaventosi e le liti, oltre alla incapacità imprenditoriale degli operatori del Primiero, impediscono ogni rilancio del turismo. Al rilancio dell’area, perlomeno nel periodo estivo, ci ha pensato un privato, senza alcun dubbio tenace, che ha saputo unire al proprio interesse valori religiosi. Ha portato in quota l’idea del “Cristo pensante” (motivo religioso particolarmente triste presente nella cultura cattolica dei paesi dell’est) imponendolo ad una montagna fino a ieri “pulita”, libera da infrastrutture: il monte Castellazzo, quota 2.333.
Questa montagna è stata teatro della Grande Guerra; gli austriaci l’avevano subito abbandonata allo scoppio del conflitto per concentrare le truppe sulla linea del fronte di Bocche; venne quindi occupata dall’esercito italiano. Sono ancora oggi ben visibili le trincee, le gallerie, i resti dei ricoveri dei soldati che per tre anni l’hanno abitata. Da quel momento la montagna è stata quasi dimenticata. È diventata il pensatoio dei solitari di Fiemme e del Primiero, di quella parte di escursionisti e alpinisti che trova nel silenzio e nel paesaggio profonda religiosità, di quanti sanno interpretare ogni minimo accenno di vita della natura, che sanno misurare le distanze e vivono con sapienza le leggere intimità offerte da questi spazi. Da lassù, guardando verso il basso, si legge la maestosità della foresta di Paneveggio e all’opposto la complessità e asperità della valle Veneggia, due luoghi simbolo del Parco Naturale di Paneveggio-Pale di San Martino. Alzando lo sguardo ci si trova circondati da gruppi delle Dolomiti mitici come il Latemar, l’imponente parete sud della Marmolada e le spettacolari torri delle Pale di San Martino. Senza trascurare l’abbraccio che ci viene offerto dai gruppi porfirici della catena del Lagorai e della Lusia-Bocche.
Non è solo perché il Castellazzo offre questi paesaggi che la zona è stata classificata Riserva integrale del Parco, ma anche perché rappresenta un luogo di memoria della Guerra, perché ospita un gran numero di pernici bianche, perché è area di svernamento dei camosci.
Improvvisamente, dal 2010 ad oggi, la montagna è stata invasa da oltre centomila persone, attirate da una croce e dalla statua di un Cristo pensante imposte in vetta. Pellegrinaggi organizzati, proposte di trekking religioso, un misticismo che lega Medjugorje a Czestochowa, ben sponsorizzati e sostenuti dalle Aziende di promozione turistica delle valli di Fiemme e del Primiero hanno cambiato la funzione della montagna. Per poterci arrivare si sono scavati, solo camminando per ora, decine di sentieri, scorciatoie; il pascolo di alta quota è stato divelto, mentre le trincee ospitano i bisogni di quanti si trovano a dover soddisfare le proprie necessità fisiologiche: “un nascondiglio da Dio”. Quest’anno si sono contati 60.000 passaggi. Ed infatti il Parco ha autorizzato l’allargamento del sentiero motivandolo, in modo farisaico, con la necessità di facilitare l’accesso ai percorsi e ricoveri della Grande Guerra.
Le montagne sono sempre state luogo di sacralità, da molte cime del pianeta i profeti hanno proposto all’umanità i messaggi più universali, in tante situazioni le vette sono state luogo di illuminazione, di incontro con il proprio Dio o luogo di dimora degli dei.
Altre religioni, specialmente orientali, delle montagne fanno luoghi sacri, da lasciare incontaminati: non si devono violare, conquistare, ma le si percorre dal basso con una “kora” (camminata di più giorni, fatta meditando, attorno alla montagna sacra), ammirandole e pregando.
Gli autori della trovata
L’ideatore di questa iniziativa è stato un finanziere, Pino Dellasega, oggi giovane pensionato, atleta della nazionale di orienteering, che incrementa la pensione organizzando e promuovendo il trekking. La statua è stata ideata nel 2007 e inaugurata in vetta il 16 giugno del 2010.
Ci si chiederà come si sia potuto violare un’area targata Sito di Importanza Comunitaria e Riserva integrale di un parco in modo tanto semplice. Si tratta di uno dei tanti esempi delle incoerenze della nostra provincia, di quanto sia facile derogare dalle norme. È sufficiente trovare appoggi politici ed istituzionali non secondari. In questo caso gli attori della sponsorizzazione sono numerosi: la Provincia di Trento con i suoi servizi “asserviti”, le Aziende di promozione turistica di Fiemme e del Primiero che sposano qualunque iniziativa basata sul turismo religioso, umiliando quanto propone a livello culturale Trentino Marketing, i comuni di Siror e Tonadico, che finalmente ottenevano una infrastruttura sul loro territorio, “da sempre dimenticato a favore dei pezzi grossi di Fassa” come lamentano. Poi religiosi, stavolta superficiali, come Giuseppe Grosselli, che non avevano colto l’impatto sull’ambiente di tale iniziativa, e infine Annibale Salsa, allora presidente del CAI nazionale, troppo vicino alle sollecitazioni dei finanzieri e delle tante conferenze che tiene in Trentino. Ma non vi è dubbio alcuno che l’iniziativa è stata possibile solo grazie all’intervento della Scuola Alpina della Finanza di Predazzo e al coinvolgimento dell’ex generale Carlo Valentino, uomo forte già Presidente della Federazione Italiana dello SCI (FISI). Fra le personalità protagoniste dell’impresa è impossibile trascurare Paolo Brosio. Un solo contrasto, ben motivato dal rispetto delle norme del parco e del sapere è pervenuto dall’attuale direttore del Parco, dott. Ettore Sartori.
Il mitico Paolo Brosio
È l’APT di Fiemme a mettere in contatto Pino con Paolo Brosio, il nuovo mistico della religiosità italiana. Paolo Brosio lo ricordiamo tutti come dipendente Fininvest dal 1990 e inviato speciale dei TG di Emilio Fede, a “Quelli che il Calcio”, con telecronache discutibili dal punto di vista professionale, un tifoso sempre al di sopra delle righe, e a proposito di righe si era ben affermato nei giri spregiudicati a base di alcol, sesso e droga. Nel 2001, assieme a Daniela Santanchè, ed altri analoghi personaggi apre il “Twiga beach”, una spiaggia-discoteca che verrà incendiata. Quindi partecipa a “Linea Verde” per approdare poi nell’Isola dei Famosi e quindi ritornare alla casa madre, Mediaset. Improvvisa la conversione religiosa e l’uscita dal baratro, come lui stesso scrive: oggi dirige agenzie di pellegrinaggi mistici, da Fatima a Medjugorje e altri luoghi anche italiani. Nel 2010 è presente all’inaugurazione del “Cristo pensante” e lo si ritrova come presenza fissa ogni anno, a fine giugno. Non si può proprio dire che egli viva la sua profonda e rispettabile religiosità senza protagonismo personale. Ovviamente ponendo attenzione alla gestione della sua agenzia di viaggi, da e per Medjugorje, verso la Versilia, verso il “Cristo pensante”, verso la Madonna della Piastraia, ribattezzata “Bell’Amore”.
Ma anche Dallasega è un protagonista e non poco narcisista. Attorno al trekking religioso inserisce il suo lavoro di trekkista e le sponsorizzazioni dei bastoncini (arte del camminare?), pubblica CD e libretti di foto. Incredibile la lettura tutta autocelebrativa del suo libro sulla storia del Cristo. In ogni passo, dall’ideazione del Cristo fino alla realizzazione, inserisce incontri straordinari, da Lech Walesa al papa, citazioni dei luoghi più celebrati della devozione (Czestochowa, Medjugorje, Fatima, Santiago di Compostela), e allega in modo incredibile presunti miracoli, alcuni appena avvenuti, altri che avrebbero anticipato l’arrivo del Cristo in vetta.
In questi passaggi il libro diventa ideologico, profondamente e superficialmente anticomunista, tipico di personaggi provenienti dagli ambienti militari e isolati nella carriera sportiva. Una ideologia che gli permette di vedere, anche in Fiemme una “croce”. Leggiamolo. “Tirando una linea da Capriana, dove è vissuta la Meneghina, e Canale d’Agordo nel bellunese, dove è nato Papa Albino Luciani, ed un’altra linea da Tonadico in Primiero, dove sono nate le Mariapoli dei Focolari di Chiara Lubich e Malga Vallazza, dove vi è stata una presunta apparizione della Vergine, nella zona di Passo Rolle, si forma una croce che tocca esattamente il Monte Castellazzo e il Cristo pensante. Sicuramente una coincidenza. Attenzione: lungo la linea a sinistra si incontrano due luoghi di grandi tragedie, il Cermìs e Stava”. Ovviamente, questo non casualmente: le tragedie avvengono a sinistra.
Dallasega non si può contraddire; per comprendere l’assoluto del suo pensiero è sufficiente leggere come ricordi un aneddoto riguardante la guida alpina del Primiero Renzo Debertolis, recentemente scomparso. Visto che la guida aveva espresso perplessità sul diffondersi sulle vette croci e altri simboli religiosi, nel libro lo definisce “Renzo Trapano”, lasciando intendere come nella sua vita egli abbia salito le montagne a forza di artificialità. Chi invece lo ha conosciuto realmente sa che Debertolis ha sempre ricercato nell’alpinismo libertà, ha evitato spit e artificialità, ha spiegato ai giovani l’equilibrio del corpo in verticale, la delicatezza necessaria nel ricercare e trovare il rapporto autentico con la roccia.
La statua viene così realizzata da Paolo Lauton con marmo bianco di Predazzo, la famosa predazzite con linee di pencatite (scure). Il risultato artistico è discutibile, lasciamo a voi lettori interpretarlo guardando le foto. L’enorme croce in “corten” è di Pierpaolo Dellantonio, il trasporto in vetta è stato effettuato dall’elicottero da guerra “Chinoock” della Finanza corteggiato da quello del Soccorso alpino per le riprese. E non poteva essere diversamente: si sono già verificate significative apparizioni di San Michele Arcangelo e perfino della Madonna. Anche dei possibili miracoli, ma su questi sono in corso indagini più approfondite.
Le reazioni in valle
Come è stata accolta nelle valli di Fiemme e Fassa l’operazione? Ovviamente in modo entusiasta dalle APT, un successo inimmaginabile. Il turismo della spiritualità e delle religioni sembra essere l’unico in attivo per fare business. Entusiasti anche gli operatori del Rolle: fino a due anni fa erano nella disperazione ed ora, perlomeno in estate, i problemi sono risolti.
Abbiamo provato a sentire l’opinione di alcuni parroci: hanno rifiutato dichiarazioni esplicite, ma il loro imbrazzo era evidente. Quanto al vescovo Bressan, si è tenuto ai margini dell’iniziativa. Mentre nelle due valli la popolazione vi legge unicamente il protagonismo personale di Pino Dellasega, un’antipatia profonda, la forza dei poteri diffusi, dalla Provincia ai sindaci, al mondo militare. La statua viene definita “un orrore” e rimpiangono la ormai perduta semplicità del Monte Castellazzo. Che non è la montagna desolata, come definita da Dellasega, ma una montagna solitaria, per questo significativa, ricca di spiritualità, che era priva di segni forti ed impositivi, che permetteva a chiunque riflessioni, pulizia della mente ed un incontro reale con la natura, i grandi paesaggi, ed i racconti che giorno dopo giorno ogni montagna ci permette di vivere. Flavio Taufer, un amico ambientalista del Primiero, ha definito il messaggio che questa montagna proponeva, un messaggio “biodiverso”, in tutti i sensi, dalla natura alla plurireligiosità. In poco tempo, grazie al trekking religioso, eccoci in presenza di una montagna privatizzata, ridotta a pura mercificazione: altro che trekking rivolto alla ricerca delle fondamenta del vivere!
L’industria del sacro progettata a tavolino
Da che mondo è mondo ci sono luoghi percepiti come significativi per piccoli gruppi, popoli e intere civiltà. L’axis mundi, i punti intorno ai quali si orienta l’universo: alberi sacri, pietre particolari e poi altari, templi, reliquie, cattedrali che diventano mete di pellegrinaggio, centri di mercati e città, luoghi simbolici che travalicano i secoli e le culture. Si può dire che le grandi civiltà sono nate intorno ai santuari. Con annessi e connessi: venditori del sacro, mercanti del tempio, imbonitori e persino sovrani hanno popolato i cortili di chiese e pagode lucrando sulle buone intenzioni della gente comune. Accade così che molti santi abbiano tre teste, conservate in luoghi diversi, che, accanto al sangue di San Gennaro, circolino le reliquie del sangue di Papa Giovanni Paolo II, prelevato non si sa quando né come.
Si potrebbe facilmente irridere alla pietà popolare, ma si rischierebbe di non centrare il problema. La stratificazione della storia, il bisogno di infinito dell’uomo e magari di qualche miracolo che aggiusti situazioni senza sbocchi hanno motivato, dal punto di vista religioso ma anche culturale, il sorgere di questi luoghi di pellegrinaggio. Che poi, ma solo in un secondo tempo, si sono rivestiti pure di una valenza politica ed economica.
Oggi sembra invece che occorra progettare a tavolino l’industria del sacro. Negli Stati Uniti si dice che per diventare ricco basti fondare una religione. Probabilmente così hanno pensato i grandi teorici della APT della Val di Fiemme. Se ci sono gli ingredienti, il prodotto può funzionare. Prendi una cima poco conosciuta ma dallo splendido panorama, una statua abbastanza scadente che richiami qualcosa di religioso (meglio se esotico o poco gettonato come può essere un Cristo Pensante), una attenta campagna pubblicitaria, un po’ di Paolo Brosio (adeguatamente stipendiato per guidare i pellegrini) ed ecco sessantamila persone che raggiungono questo bizzarro “luogo sacro”.
Il rovescio della medaglia del turismo religioso non sta tanto nell’utilizzo della santità a scopo di lucro o di appagamento dei desideri mondani (l’uomo in fondo è sempre impastato con la terra), quanto nel dover piegare la tradizione fino ad inventarsi letteralmente episodi legati a un preciso luogo, nel rendere la religione un fatto folkloristico perché ormai si sta perdendo qualsiasi tipo di fede, nel mettere sullo stesso piano la visita a un santuario e una camminata enogastronomica, una sosta in una chiesetta alpina con il nuovo tracciato di sci da fondo approntato per raggiungerla, la processione in occasione di qualche ricorrenza religiosa con la desmontegada de le caore. Quando non si sa a che santo votarsi per il turismo, si lancia il turismo dei santi...
Ciò dovrebbe far pensare non tanto i laici quanto le persone religiose. La Curia di Trento infatti non vede di buon occhio questi fatti e l’estate scorsa è corsa ai ripari per disinnescare la mina Brosio, che pure trova adepti tra i “marianisti” trentini, sempre pronti a inseguire statuine piangenti (vedi vari casi in Val di Non) e a riempire le sale per mistiche testimonianze di conversioni mediatiche.
Piergiorgio Cattani