La SAT e la Paganella
La decisione, sofferta, di rinunciare alla cura e manutenzione dei sentieri della Paganella, che comporterà la rimozione d’ogni segnaletica, deliberata dal Consiglio Centrale della SAT sentite le sezioni interessate, rappresenta una sconfitta non solo per la SAT, ma soprattutto per il Trentino.
Con questa scelta vogliamo rilevare con forza non un possibile pericolo ma un dato di fatto: il sentiero è ormai diventato, in una visione post-moderna e quindi virtuale della realtà, un qualcosa di marginale e d’inutile.
Ecco allora le mountain bike su sentieri "impossibili", i quad, i fuoristrada, le moto non solo a Fuchiade o sul Lagorai senza che nessuno senta la necessità di intervenire con decisione.
Il sentiero scrive la nostra storia; dai cacciatori mesolitici che, 12.000 anni fa, dal riparo Gaban si recavano a caccia al Passo del Manghen, ai percorsi medioevali che, evitando i fondovalle, mettevano in comunicazione comunità ed economie. I sentieri sono memoria della carneficina della Grande Guerra e del lavoro che prigionieri e donne trentine hanno realizzato. Qualche sentiero ricorda ancora il confronto, attraverso la sua costruzione, tra le richieste irredentistiche della SAT e la presenza, sul nostro territorio, dell’espansionismo del Deutscher und Österreichischer Alpenverein, oggi fortunatamente trasformato in gemellaggio e collaborazione.
Solo recentemente il sentiero è diventato indispensabile struttura turistica, essenziale per una frequentazione sicura della montagna.
A questa destinazione la SAT ha creduto fin dall’inizio, dalla sua fondazione (già nel 1876 la SAT avvia l’opera di restauro di un sentiero al Mandron) e quindi con la realizzazione nel ’46 - 47, prima in Italia, del catasto sentieri.
Per quanto riguarda la Paganella, vale la pena rammentare che la SAT, fedele al dettato statutario che la impegna al sostegno delle popolazioni di montagna, nel 1921 ricostruisce il rifugio Battisti e, nel 1924, contribuisce, con l’acquisto di azioni, alla costruzione della filovia Zambiana-Fai. Stesso supporto la SAT ha offerto ad altre realtà sciistiche della Provincia. Nel 1932 lo Sci Club SAT realizza la prima pista di discesa in Paganella. Tutto questo a riprova che la SAT non ha mai ostacolato il turismo invernale, né tanto meno la pratica dello sci, pur avendone raccomandato, fin da allora, una diffusione moderata e compatibile con l’ambiente.
Di fronte ad un’attenzione costante che impegna annualmente centinaia di volontari che prestano gratuitamente la loro opera per migliaia di ore, assistiamo ad una sorte di schizofrenia da parte pubblica, che da un lato parla (ed a volte opera) in favore della sentieristica, e dall’altra non mostra alcuna attenzione a scelte fatte e approvate.
Così la legge che disciplina la circolazione delle mountain bike su determinati sentieri è annacquata e sostanzialmente elusa, così il protocollo firmato con il Consorzio dei Comuni, (che nell’occasione ha dimostrato grande sensibilità), ignorato dai comuni stessi, così come l’intesa per l’adozione di uno standard unico per la segnaletica dei sentieri di montagna e nei fatti disatteso da molti enti locali.
Tutto ciò mentre assistiamo ad una privatizzazione strisciante di alcuni sentieri posti sì all’interno di proprietà private, ma di fatto disponibili per la comunità senza che nessuno, nella sfera pubblica, muova un dito per difendere diritti storici acquisiti.
La rinuncia ad operare ancora sulla Paganella, a cui tanta storia della SAT, dell’alpinismo, del Trentino è legata, deriva da una constatazione semplice:
La Paganella non è una bestia da soma.
Non ci può stare su tutto, un turismo che altera irrimediabilmente i luoghi, i paesaggi, le memorie e contemporaneamente un turismo che basa la propria azione sul concetto di sostenibilità. E’ di pochi mesi fa l’incredibile distruzione del "Bus del giazz", conosciuto storicamente da tutti ma evidentemente sconosciuto a quanti avrebbero dovuto preservarne la specificità La SAT, dopo la decisione di devastare l’ennesima porzione della montagna, ha scelto di andare via, lasciare una montagna alla quale siamo legati da una storia quasi secolare. Con grande tristezza, ma con la convinzione che non sia più possibile accettare, senza reagire, decisioni politiche e logiche imprenditoriali che evidenziano limiti enormi di lungimiranza.
Questa decisione non sarà un episodio isolato; qualora accadessero casi analoghi di scarsa considerazione nei confronti delle reti sentieristiche, la SAT non sprecherà più il lavoro gratuito e volontario dei suoi soci.
Per il suo significato, per la sua eccezionalità, la scelta assunta è, per la SAT, dolorosa e amara. Tanto più se si considera che la cura e la manutenzione dei sentieri rappresentano l’esempio più noto di quel rapporto pubblico- privato conosciuto come "amministrazione condivisa", di cui, ad esempio, abbiamo avuto ottima prova nell’estate scorsa nel recupero dei reperti della Grande Guerra con la collaborazione PAT – Guide Alpine – Gruppi di ricerca Storica della SAT.
Scelta dolorosa e amara ma necessaria: per non svilire il lavoro dei volontari, per difendere il significato storico di sentieri che abbiano ancora un senso escursionistico od alpinistico che non è più riscontrabile sui versanti della Paganella, per dare una scrollata all’albero della politica, dell’amministrazione e dell’imprenditoria.
In definitiva per cercare di preservare la dignità di un territorio che deve ritrovare l’orgoglio della propria gestione di cui la SAT si è fatta promotrice fin dalla sua nascita.
Il Consiglio Centrale della SAT