La SAT conferma la strada dell’innovazione
Ma il gruppo dirigente si spacca.
Nelle scorse settimane si è tenuta l’assemblea della SAT, chiamata a rinnovare il Consiglio Direttivo composto da 17 membri. Per la prima volta nella storia dell’associazione si parla di un vincitore, il presidente uscente Claudio Bassetti. Non era mai accaduto che i delegati venissero chiamati ad eleggere membri di una o dell’altra cordata. Pur essendo sempre state presenti in SAT visioni diverse della frequentazione della montagna, la lista dei candidati nel passato non proponeva schieramenti preconcetti: chi veniva eletto era portatore di una sua storia personale e sulla base di quella storia riceveva o meno i consensi.
Nei tre anni di gestione Bassetti la SAT ha proposto un nuovo modo di proporsi alla società degli amanti della montagna e alle istituzioni. I convegni sull’uso delle biciclette in montagna, le proposte relative al rilancio delle aree protette, il tema della sicurezza, il recente convegno sul futuro dell’industria dello sci hanno permesso all’intera società trentina di approfondire temi che solitamente venivano affidati a giudizi emotivi, creando schieramenti netti su dei sì e dei no netti, insindacabili.
In questi anni si sono poi consolidati i rapporti con l’Università, con l’Alpenverein, con i vari servizi della Provincia. Si è anche consolidato il rapporto con le 83 sezioni sparse sul territorio, raccogliendone le criticità e le proposte. Se l’insieme risulta positivo, come si interpreta la nascita di uno schieramento nettamente contrapposto che nel corso del confronto preelettorale ha rivendicato con determinazione questa diversità?
Il gruppo dei dissidenti ha messo insieme ben 17 candidature, raccolte per lo più fra personaggi che in SAT avevano già avuto ruoli dirigenziali importanti, come il direttore Bruno Angelini ed altri. Questi hanno aperto il conflitto accusando il gruppo uscente di scarsa attenzione verso le periferie, di poca incisività nel pretendere dalla Provincia i dovuti sostegni alla ristrutturazione dei rifugi e alla manutenzione dei sentieri, di aver trasformato la sede centrale da porta aperta a tutti i soci in un labirinto burocratico. Quest’ultima è senz’altro una critica centrata, ma chi conosce la SAT non ha condiviso l’impianto proposto ed infatti gli oppositori a Bassetti hanno subito una durissima sconfitta: su 17 consiglieri ne hanno eletti solo tre, nonostante molti dei candidati presentassero un passato autorevole.
Nei commenti del dopo voto Bassetti ha lanciato proposte di dialogo e ha evidenziato la necessità di ricomporre la frattura. Ma la risposta della parte opposta è stata netta. L’ex direttore Bruno Angelini ha infatti commentato: “È dura mettersi a lavorare con persone che non condividono quello che pensi...Vadano avanti loro”. In questa frase probabilmente sta il senso della sconfitta subita: la lista di opposizione pretendeva di imporre un’altra linea, non certo di dialogare. Più dei convegni non ha digerito il sostegno diretto di SAT alle manifestazioni in Serodoli, contro gli impianti, come del resto non ha compreso il senso del dialogo che SAT ha diffuso nella società trentina. Un dialogo, appunto: non si è mai trattato di uno scontro diretto alla Provincia.
Certo, su alcuni temi la SAT è stata determinata: non solo su Serodoli, anche sul futuro del parco dello Stelvio e sulle garanzie di trasparenza nella gestione delle varie reti di riserve naturali. Probabilmente il corpo elettorale del sodalizio, premiando Bassetti, ha voluto anche investire in consiglieri più giovani, capaci di determinazione e di innovazione. Si fosse evitato il lancio di una vera e propria cordata alternativa, probabilmente il risultato elettorale sarebbe stato diverso, più equilibrato. Ed oggi il clima interno sarebbe più sereno. È ora compito di Bassetti e dei suoi amici annullare queste fratture e rilanciare la SAT che conosciamo: la SAT che cammina, che educa, che investe nelle responsabilità collettive e individuali, nella comprensione della montagna e di chi in montagna ci lavora.