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QT n. 11, 1 giugno 2007 Servizi

Banksy, il Cattelan della street-art

Fra vandalismo e opera d’arte.

Immaginate, camminando per strada, di notare sull’asfalto una linea di colore. Incuriositi, decidete di seguirla, isolato dopo isolato. Dopo aver percorso un lungo tragitto, svoltato l’angolo, vi trovate all’improvviso davanti a un muro, ove la linea di colore termina; precisamente, davanti alla realistica immagine, realizzata a stencil, di un pennarello tenuto in mano da un poliziotto. Quest’opera, realizzata a Londra nel 2005, non è che uno dei sorprendenti lavori di Banksy (www.banksy.co.uk), lo street-artista indubbiamente più apprezzato e noto in circolazione.

Corvi sabotatori a Portobello Road.

La sua figura è coperta, come ogni mito che si rispetti, da un velo di mistero. Non si conosce il suo vero nome; si dice per questioni legali, visto che alcune delle sue opere più geniali sono considerate dalla legge dei reati. Ad esempio, qualche anno fa, dipinse su numerosi muri di Londra lo stemma della city, accompagnato dalla scritta "Area autorizzata ai graffiti. Legge 23/366", con esiti facilmente immaginabili; uno stencil simile, con la scritta "Area designata ai pic-nic", è stato invece provocatoriamente vergato su alcuni cassonetti della spazzatura.

L’iterazione con l’ambiente circostante, ereditata dal situazionismo, è in effetti una delle peculiarità dei lavori di Banksy, e uno dei suoi strumenti più efficaci. Un altro esempio: nel 2004, sulle famose spiagge di Brighton, l’artista ha realizzato con lo spray, sulla sabbia, delle grosse "X", affiancate dalla scritta "Tesoro sepolto".

Il carattere effimero di tali lavori è sostituito talvolta da segni più invasivi, che molti, a torto o a ragione, ritengono vandalici. Così, ad esempio, in un intervento urbano ha prolungato le strisce pedonali sul marciapiede, per poi continuarle, per qualche metro, anche sul muro di un edificio.

L’iterazione con segni precostituiti risulta ancora più efficace laddove Banksy abbia operato con segni urbani marginali, precari. A una macchia di vernice verde incontrata per strada, ad esempio, l’artista ha aggiunto a stencil un grosso ratto con in mano un bidone rovesciato di sostanze tossiche. I ratti, simbolo della città sotterranea, tornano anche in altre opere, armati di bombolette spray e pennelli da imbianchino, ad accompagnare scritte e segni scovati sui muri, preesistenti.

Londra, 2005.

Alcuni di questi interventi hanno dimensioni ed esiti veramente notevoli. Ad una "A" di anarchia è stata affiancata ad esempio una figura, graficamente ineccepibile, di una guardia della Regina armata di pennello. La stessa guardia è stata poi riprodotta, colta nell’atto di urinare, a fianco di una grossa macchia sul muro. In altri casi segni e simboli sono stati utilizzati dallo stesso Banksy come corredo di alcuni stencil. Una delle sue opere più note raffigura ad esempio due militari armati fino ai denti, uno dei quali dipinge con un pennello, a grandezza cubitale, il simbolo della Pace.

L’indubbia capacità tecnica di Banksy, unita ad un mimetismo quasi fotografico delle sue figure e alla già accennata iterazione con gli ambienti, conduce spesso l’artista ad esiti genialmente surreali. Ecco qualche ulteriore esempio: un finto sub che emerge da una vera fontana; la Morte su una barca a remi, raffigurata a pelo d’acqua sulla fiancata di una nave; un bancomat dipinto su un muro, dal quale fuoriescono, incollate, banconote cartacee della "Banksy of England" ritraenti Lady D. E poi autostoppisti ritratti agli angoli delle strade, poliziotti che si baciano appassionatamente, altri che vigilano armati nelle vie commerciali...

Se per alcuni queste opere non sono altro che una forma di vandalismo, per altri sono autentiche opere d’arte, da tutelare e valorizzare, anche economicamente. Così c’è chi, a Bristol, vende casa mettendo nell’annuncio, tra metri quadri e numero di stanze, anche il fatto che sul muro d’ingresso c’è un graffito di Banksy, mentre altri ancora hanno perfino staccato dalle strade alcuni di questi lavori, come fossero preziosi affreschi, per poi rivenderli. La notizia, diffusa lo scorso febbraio anche dal sito di Repubblica, racconta di uno stencil "rubato" in un parco pubblico, raffigurante un ratto che fa rimbalzare una pallina proprio sotto un cartello che intima "Vietato giocare a palla", venduto sul sito di aste on-line eBay per la ragguardevole cifra di 20.000 sterline.

Le ninfee di Monet rivisitate.

Ma del mercato Banksy sembra curarsi - almeno in apparenza - assai poco, preferendo starsene ai margini del sistema dell’arte. Insomma, un artista che per gusto della provocazione ricorda il nostro Cattelan, ma in vesti assolutamente underground. Tempo fa, ad esempio, egli ha organizzato una propria personale in un magazzino abbandonato di New York. Il luogo, rimasto nascosto fino all’ultimo, è stato addobbato come fosse un interno di gusto medio-borghese, con tanto di carta da parati e tappeti, sui cui muri erano appesi, entro cornici antichizzate, alcuni suoi dipinti ad olio. Questi fanno parte di un ben più complesso progetto dell’artista, che lo ha portato ad esporre nei più noti musei del mondo, sebbene... illegalmente. Banksy ha infatti realizzato numerosi quadri che fanno il verso a molti noti capolavori della storia dell’arte: i girasoli di Van Gogh sfioriti, lo stagno di ninfee di Monet trasformato in discarica abusiva, ritratti di dame o condottieri settecenteschi con maschere antigas o armati di bombolette spray, wahroliane lattine di Campbell Soup trasformate in zuppe da discount...

Graffito sul muro divisorio a Ramallah.

Queste opere sono state poi affisse, con dello scotch biadesivo e con tanto di cartellino graficamente perfetto, sulle pareti dei musei che conservano gli originali, approfittando della distrazione dei guardiani. Alcuni di questi lavori sono stati tolti dopo alcune ore; altri sono rimasti alcuni giorni; altri ancora, per lungimiranza dei curatori, sono entrati perfino a far parte della collezione permanente, come un frammento di graffito "primitivo", ritraente un cacciatore di bisonti armato di frecce e... carrello della spesa, esposto al British Museum.

Il milieu culturale prediletto da Banksy è però, come abbiamo già sottolineato, la strada. A volte è giunto perfino a interagire con la viabilità pubblica, realizzando installazioni e sculture con i coni dei lavori in corso o con le telecamere che vigilano sul traffico.

A tale proposito, una delle sue installazioni più riuscite è indubbiamente l’aver posto, sulla sommità di questi strumenti di controllo, alcuni corvi "sabotatori" impagliati, forniti di bandiera dei pirati e cavi elettrici fissati sul becco.

L’arte di Banksy non è però solo ludica. Molti dei suoi lavori hanno infatti un forte significato simbolico, impegnato, di critica all’establishment, alla società dei consumi, al militarismo, tanto che egli è stato uno dei grafici più attivi contro la guerra in Iraq. Nel 2005, inoltre, ha effettuato un viaggio in Palestina, realizzando alcuni graffiti sul nefasto muro divisorio promosso dal governo israeliano, raffigurando ora paesaggi, ora bambini che "evadono" tramite palloncini, ora impossibili varchi in cui altri bambini vanno a giocare oltre confine. Perfino McDonald’s è stata vittima di una performance dell’artista, svoltasi nel 2004 nella centralissima Picadilly Circus. Banksy, travestito da Ronald McDonald, il clown protagonista delle campagne pubblicitarie dirette ai più piccoli, ha attaccato un manichino di bambino a un enorme palloncino col logo della multinazionale, facendogli prendere il volo.

L’happening, intitolato "McDonald’s sta rubando i nostri figli", è durato ben nove ore, fino a quando il grosso pallone, sgonfiatosi, è finito col suo carico sotto un bus.