Una riforma piena di ombre
Il nuovo statuto del comune di Cavalese impedisce il protagonismo attivo dei cittadini.
In queste settimane Cavalese ha riformato lo Statuto comunale come richiesto dalla legge regionale del 2004. Con la nuova legge risultano obbligatori il recepimento di maggiore equità di genere nelle assemblee elettive, nelle società comunali, alcuni importanti passaggi sull’organizzazione degli uffici e dei servizi, e alcuni diritti che tendono a garantire un maggiore rispetto delle minoranze consigliari. Nonostante la legge imponga il termine dell’adempimento nel gennaio 2006, solo pochi comuni trentini hanno adempiuto al dovere: in Trentino non solo non si adeguano gli Statuti alle nuove leggi, ci sono comuni che regolano la loro attività con regolamenti risalenti agli anni ’70, specialmente in valle di Fiemme.
Il lavoro di riforma nel comune capoluogo di Fiemme è stato fatto da una commissione aperta a tutti i gruppi consiliari, ma al di là delle proposte di maggioranza (tecniche) e quelle del gruppo della sinistra ("Insieme per Cavalese"), i singoli gruppi hanno offerto ben poco spessore ideale e culturale al lavoro.
Cavalese partiva da un buon punto di partenza, lo Statuto costruito dalla maggioranza di centrosinistra e ambientalista che aveva governato il comune fra il 1990 e il ‘95. La lista "Insieme per Cavalese" ha quindi provato a consolidare un lavoro di qualità lavorando su due binari:
- il recepimento di nuovi accordi internazionali sulla difesa e qualità dell’ambiente inserendo nello Statuto obiettivi di alto spessore nella difesa del territorio e della salute con riferimento a trattati internazionali come il Protocollo di Kyoto, Rio de Janeiro e Agende 21, Convenzione delle Alpi e a concetti innovativi propri della cultura ambientalista più avanzata: sobrietà, biodiversità, principio di precauzione;
- una decisa facilitazione dell’azione dei cittadini per essere protagonisti della vita amministrativa, anche per recuperare il deficit di democrazia imposto dall’attuale legge sull’ordinamento dei comuni e sul ruolo del Consiglio comunale.
Il primo obiettivo è stato in gran parte raggiunto. Per la prima volta uno statuto comunale in Italia recepisce direttamente i contenuti della Convenzione delle Alpi, poi insiste sui valori della sobrietà, del lavoro, della formazione continua, della tutela della biodiversità, di una rete di collaborazioni anche esterne ed internazionali, sul recepimento effettivo dell’art.118 della Costituzione. Per la miopia della maggioranza e il disinteresse delle altre minoranze non sono invece passati obiettivi importanti come il Protocollo di Kyoto, le Agende 21 ed i forum dei cittadini e il principio di precauzione nell’azione amministrativa.
E’ stata fortunatamente cassata una incredibile proposta della maggioranza che attinge alla rinverdita cultura papalina: "Il comune promuove la valorizzazione della famiglia come cellula fondamentale della società". Accanto a questa provocazione (la famiglia era già tutelata in quasi ogni riga dello statuto), nella discussione non è mancato il gioiello: la proposta, venuta dall’assessore di maggioranza Luca Mose,r di inserire nello Statuto il valore dell’anticomunismo.
La maggioranza consigliare, ma anche gran parte delle minoranze che fanno riferimento alla destra, hanno confermato il loro timore verso l’azione diretta dei cittadini. Tutti gli emendamenti proposti dalla sinistra ambientalista che tendevano a facilitare l’azione referendaria o il potere di iniziativa popolare dei residenti riguardo petizioni, istanze o provvedimenti amministrativi, sono stati sonoramente bocciati. Eppure il presidente del Consiglio comunale, Carmelo Zini, risulta essere fra i promotori delle iniziative del Consorzio dei Comuni tese a riportare fra i cittadini speranza, fiducia nell’amministrazione, diritto di iniziativa diretta, riequilibrio dei poteri fra esecutivo comunale e Consiglio. Ma come dimostra tutta la sua carriera politica, al personaggio risultano più agevoli i percorsi demagogici che non la concretezza amministrativa e decisionale, e soprattutto la coerenza.
Cavalese teme i cittadini, e lo dimostra: ad oggi non è ancora stato possibile discutere in Consiglio comunale la petizione di 358 residenti della frazione di Masi che chiedono di bloccare la costruzione dei bacini dell’innevamento artificiale sul Cermìs (gennaio 2007) o le oltre 160 firme raccolte contro la provincializzazione della strada di via Marco - centro di Cavalese (marzo 2007). Si lascia passare il tempo, si spera che la popolazione si stanchi ed i comitati smobilitino sfiduciati, per poi decidere i vari passaggi contrattando in gran segreto con la società impiantistica o con gli assessori provinciali. A Cavalese, per questo sindaco costruito e sostenuto solo dall’immagine, per una giunta immobile ed incapace di proposta, è importante che i cittadini non prendano coscienza e rimangano rinchiusi nelle loro case a meditare in silenzio, evitando i confronti pubblici ed ogni dibattito.