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QT n. 4, 25 febbraio 2006 Cover story

Quelle insospettabili violenze in famiglia

Violenza sulle donne: le cifre impreviste di un fenomeno antico che solo da poco è uscito dall’ombra.

Drammi quotidiani si consumano nel silenzio delle pareti domestiche. Pareti che dovrebbero avvolgere la nostra intimità in un abbraccio affettivo che protegge e rassicura da ogni minaccia esterna. Succede, invece, più spesso di quanto si possa pensare, che l’inferno si nasconda proprio fra queste mura.

La violenza famigliare è senz’altro un fenomeno che per molto tempo è stato sottaciuto con la complicità delle tradizioni culturali o, per meglio dire, di quella disuguaglianza "biologica" fra i sessi che pone la donna in subalternità rispetto all’uomo. Stiamo parlando di retaggi di una cultura patriarcale che sopravvive nel presente negando alle donne la completa indipendenza. Tant’è che ancor oggi certi "uomini padroni" non accettano che la propria compagna, o moglie che sia, recida i laccioli del loro potere e controllo. Insomma, la libertà femminile è considerata un oltraggio insopportabile. Una ferita che svilisce e fa scattare la molla delle aggressioni.

Il repertorio dei violenti è davvero variegato: c’è chi perseguita la partner con le minacce seguendola ad ogni passo come un’ombra e chi sfoga la propria rabbia mandando abitualmente in frantumi oggetti di casa. Ma c’è di peggio: qualcuno va giù duro con le botte o le torture psicologiche. Talvolta oltre alle offese ci scappa pure la brutalità sessuale o l’omicidio. Non a caso, in Italia, come ci racconta una recente indagine Istat, sono oltre mezzo milione le donne dai 14 ai 59 anni che nel corso della loro vita hanno subìto almeno una violenza sessuale (tentata o consumata) e, in tre casi su quattro, gli abusi sono commessi da una persona conosciuta, magari proprio dal compagno che sta al loro fianco.

Per fronteggiare questi soprusi sono sorte, qua e là nelle città italiane, varie associazioni, che si danno un bel daffare per accogliere le vittime ed aiutarle ad individuare le possibili strategie d’uscita dal tunnel della violenza.

Vediamo allora di approfondire meglio gli aspetti sociali e psicologici di questo fenomeno nella realtà trentina. Basti dire che al Centro antiviolenza, solo nel 2004, si sono rivolte per chiedere ascolto e supporto ben 119 donne.

Ma chi sono gli autori di questi maltrattamenti? Emarginati? Drogati? Uomini con il problema della bottiglia? Certo, sarebbe molto rassicurante attribuire le cause esclusivamente ad un contesto di marginalità o disagio psichico. Nascondere tutto dietro il paravento dei luoghi comuni. Ma le cose stanno diversamente. I maschi burberi e con la mano pesante, nel 94% dei casi, rientrano in quella tipologia di persone "perbene", verso cui si ripone fiducia, talvolta dalla carriera brillante e con tanto di ruolo rispettabile nella società. Insomma tipi mansueti, saggi ed educati, che di certo a parole condannano la violenza. Eppure la considerano legittima quando si scatena con furia incontrollata e per banali motivi sulla moglie, convivente o ex partner (vedi grafici 1 e 2). Magari con i figli, anch’essi vittime o spettatori.

E sono proprio questi tipi insospettabili ed "invisibili" che ostacolano la possibilità di creare una rete di protezione per la vittima. "Infatti – spiega la dott.ssa Barbara Bastarelli, coordinatrice del Centro antiviolenza di Trento – è davvero difficile, in questi casi, che la donna sia credibile, perché nelle relazioni esterne essi assumono un comportamento corretto. Inoltre l’uomo non manifesta da subito queste aggressioni perché vuole favorire il legame (vedi grafico 3). Poi, pian piano, nella convivenza queste violenze si esprimono intrecciandosi ad altre forme. Ad esempio, la violenza fisica, che è la più visibile, si accompagna spesso a quella psicologica in cui si denigra la donna con aggettivi offensivi oppure le si crea un vuoto sociale intorno, isolandola da tutta la sua rete amicale e affettiva. Non dimentichiamo che ci sono altre modalità insidiose, tipo quella economica: la sottrazione del reddito della donna, il divieto di svolgere un lavoro retribuito fuori casa, il controllo delle sue spese, l’imporre un conto corrente a nome del marito ecc… Oppure quella sessuale: l’obbligo ad assistere a film pornografici, a prestazioni sessuali di cui lei non è consenziente, eccetera".

Ma come si esce da questa spirale di violenza che fa a pezzi la personalità della donna e la fa naufragare in una quotidianità dolorosa e traumatica? E perché molte vittime, anziché prendere in mano le redini della propria vita, rimangono a lungo imbrigliate in questa trappola, magari auto-colpevolizzandosi?

E’ facile cadere in risposte semplicistiche, del tipo "E’ perché se l’è voluta" o "Le va bene così", che scaricano tutta la responsabilità sul gentil sesso mettendo in ombra le vere dinamiche di questi abusi. Insomma, può succedere che si rischi di sottovalutare le risorse femminili nel fronteggiare il problema. Non dimentichiamo che, per molto tempo, le donne non hanno trovato il coraggio di uscire allo scoperto su queste angherie per via di quel fardello di "virtù femminili" che si appioppavano al gentil sesso come la "naturale" capacità d’abnegazione, di sopportazione, d’essere paciere d’ogni conflitto. Così lo spettro della vergogna e del senso di colpa continua ad aleggiare nel mondo femminile che si svincola dall’autorità maschile. Quindi, poche trovano la forza di denunciare questi drammi e, quando lo fanno, in meno del 10% dei casi si arriva ad una condanna dell’autore della violenza. Per non parlare del fatto che, se la donna non ha un adeguato sistema di protezione attorno a sé, la denuncia può scatenare un aumento delle aggressioni mettendo a rischio la sua vita.

Dunque, "scaricare" il compagno non è affatto semplice. Tant’è che le vittime che approdano ai centri, se pur sottoposte ad uno stillicidio di soprusi, difficilmente si presentano con la valigia in mano, mentre quasi tutte hanno come conseguenza un equilibrio psicologico davvero sconquassato che frena la loro capacità di intravedere possibili soluzioni.

"Per la donna – chiarisce la sociologa – è difficile individuare la pericolosità dell’uomo e capire come affrontarla. Questo perché non c’è un chiaro rifiuto della violenza maschile da parte delle istituzioni e a livello culturale. Non a caso, fino agli anni ‘70, la violenza sulla donna era legittimata giuridicamente, infatti era punito soltanto l’abuso della violenza. Inoltre, va detto che il comportamento del maltrattante è spesso ciclico, quindi alterna fasi di scoppio della rabbia a momenti di ravvedimento in cui chiede ‘dolcemente’ scusa per aver perso le staffe".

Insomma, è molto facile che il violento provi intenzionalmente a confondere le acque sulla sua responsabilità.

Ma se l’uomo cerca di sgattaiolare, le cose non vanno meglio quanto a sensibilizzazione della collettività verso il problema. Non c’è dubbio che le aggressioni in famiglia siano sempre state considerate una faccenda privata, come conferma peraltro il vecchio detto: "Fra moglie e marito non mettere il dito". E come tale, si è trovato un bel pretesto, da parte di tutte le categorie sociali, per lavarsene le mani. C’è però un’altra ragione che ha reso invisibile questa brutta faccenda. Come confermano alcune ricerche in campo nazionale, non è detto che le motivazioni dell’uomo violento siano da tutti bollate come riprovevoli ed automaticamente messe all’indice. Anzi, capita che trovino consenso sociale proprio da parte di quelle categorie di persone, quali forze dell’ordine o personale sanitario, che dovrebbero dare soccorso e supporto morale alla donna in situazioni così delicate.

"Può succedere – commenta Bastarelli – che la vittima vada dai carabinieri per denunciare la violenza e si senta rispondere: "E’sicura? Può rovinare suo marito, che è il padre dei suoi figli". La gente comune esprime spesso biasimo sulla donna. Oppure succede che si banalizzi quello che è accaduto. Diciamo che, da parte di molti, c’è una responsabilità nel mancato accoglimento delle richieste d’aiuto della vittima".

Dunque, non si può pensare di chiudere il cerchio della violenza senza un adeguato bagaglio culturale che crei una nuova sensibilità degli operatori addetti a ricevere simili domande d’aiuto, per poter individuare in tempo i campanelli d’allarme che precedono questi drammi.

Ma come si è attrezzato il Trentino quanto a campagne informative, e come sono state accolte?

"All’azienda sanitaria – risponde la sociologa – sono stati fatti dei corsi sulla violenza sessuale per gli operatori con il contributo del nostro centro. Abbiamo anche organizzato serate e dibattiti, ma sono problematiche che non richiamano grande attenzione di pubblico. A livello informativo abbiamo diffuso locandine e manifesti in tutte le valli e nei Pronto Soccorso. C’è una buona collaborazione con i servizi sociali del territorio. Purtroppo nel nostro centro le risorse languono. Con tre operatrici a part-time non riusciamo a svolgere tutto il lavoro che andrebbe fatto anche sul territorio".

S.O.S. Donne

Il centro antiviolenza di Trento, si rivolge a tutte le donne che si trovano a subire abusi in qualsiasi momento o circostanza della loro vita, ma anche alle persone che sono in contatto con queste vittime.
Il servizio gratuito offre consulenza telefonica informativa, colloqui individuali, sostegno per un’uscita consapevole dalla violenza ed accompagnamento ai servizi socio-sanitari.
Proposto dal Coordinamento Donne e finanziato dalla Provincia, si trova in via Dogana 1, tel. 0461.220048. Orari: lunedì 14-16, mercoledì 14-19, giovedì e venerdì 9-13.

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Commenti (6)

silvia verona

subiamo sempre, rispettando tempi passati quando era l amore a incoronare la relazione e sperando che al meno il rispetto i figli le esperienze belle e brute faccia andare avanti la comunione tra due persone se non in quella bella felicita sperata al meno in pace fino ai fini della nostra vita :)e ci troviamo sole odiate spinte in un angolo con figli da crescere senza soldi e rimproverate dalla gente che abbiamo molato le redini al modo sbagliato:(

Pasquale D'Aiuto


Ben consci che le tristi realtà legate all'abbandono e all'infanticidio ci sono narrate dalla storia del passato e si perpetuano ancora oggi, anche nei paesi civili, dove le violenze subite dai bambini fanno inoltre da riscontro, troppo spesso, alle lotte per il loro mantenimento da parte degli adulti e conseguentemente quindi consapevoli di come il bambino sia vittima di atrocità, anche se vi sono leggi internazionali atte a proteggerlo, l’Associazione “Giorgio Ambrosoli Salerno” ha deciso di dedicare all’importante argomento un seminario di studi.

L’Associazione “Giorgio Ambrosoli, Salerno”, – A.G.A.S.–, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dell’Unicef, Comitato di Salerno, dell’Ordine degli Avvocati di Salerno e dell’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia -A.I.M.M.F.- Sez. Salerno, e la collaborazione dell’Ubi Banca Carime, venerdì 24 febbraio 2012, dalle ore 16:00 alle 20:00, nella Sala “Bottiglieri” della Provincia di Salerno, presenterà un seminario sul tema: “LA TUTELA DEI DIRITTI DEL FANCIULLO: ASPETTI GIURIDICI E PSICOLOGICI”.

Guardando a un passato remoto la prima luce viene dal "Corpus Iuri Civilis", promulgato da Giustiniano nel 529, per cui al bambino è riconosciuta personalità giuridica, facendo sì che si apra la strada perché cessi di essere semplicemente un oggetto di proprietà di cui ci si potesse disfare senza problemi. Dopo i saluti alle autorità ed ai presenti, con la moderazione dell’Avv. Pasquale D’Aiuto, Professionista iscritto presso l’Ordine degli Avvocati di Salerno e Co-Fondatore e Segretario dell’Associazione Giorgio Ambrosoli Salerno, prenderà il via la fase operativa dell’incontro avente per relatori e temi:

Dott.ssa Giovanna Ancora Niglio, Presidente del Comitato Provinciale
Unicef – Salerno: “La Convenzione internazionale dei Diritti dell'Infanzia
e dell'Adolescenza e i diritti negati”.
Dott.ssa Angela Mendola, Docente accreditato dal Ministero di Grazia e Giustizia in materia di mediazione e ADR; Conciliatore Specializzato: “Uno spazio protetto: la mediazione familiare come presidio europeo a salvaguardia del fanciullo nel conflitto genitoriale”.
Dott.ssa Pina Cucco, Psicologa e psicoterapeuta; Giudice Onorario presso il Tribunale dei Minori di Salerno; Prof.ssa a contratto presso l'Università degli Studi di Salerno: “L'ascolto e la partecipazione del minore nella modifica dei legami familiari conseguenti alla separazione dei genitori”.
Dott.ssa Daniela Mendola, Docente accreditato dal Ministero di Grazia e Giustizia in materia di mediazione e ADR; Conciliatore Specializzato:
“Legge 54/2006: dal principio della bigenitorialità al tentativo di mediazione”
Dott. Vincenzo Starita, Giudice presso il Tribunale dei Minori di Salerno:
“Il minore reo e sua rieducazione nel procedimento penale minorile”.

Ed infine: Prof.ssa Virginia Zambrano, Docente Ordinario di Diritto Privato Comparato presso l’Università degli Studi di Salerno: “L’audizione del minore. Profili comparatistici”. Molti, quindi, complessi ed importanti gli aspetti legali ed umani trattati, per cui è prevista una serata densa di interesse da parte del pubblico, sia coinvolto per motivi di lavoro sia presente per desiderio di erudirsi in un settore tanto delicato. La partecipazione all’incontro attribuirà inoltre n. 3 crediti formativi per gli Avvocati e n. 1 CFU -ex art. 10, lett. “A” -iscritti facoltà di Giurisprudenza, Università di Salerno. Organizzazione: L’A.G.A.S.

www.associazionegiorgioambrosolisalerno.it. Per informazioni: Avv. Pasquale D’Aiuto – pasqualedaiuto@hotmail.com e Dott.ssa Angela Mendola – a.mendola@yahoo.it; Dott.ssa Daniela Mendola – danielamendola86@yahoo.it


Leggi: La tutela dei diritti dei bambini: aspetti giuridici e psicologici - 10.02.2012 http://www.cilentonotizie.it/dettaglio/?ID=10411#ixzz1lynlZ7BO

Walter

Sociologia come attività intellettuale per visionari è politici come artisti

quel metodo che implica un dover essere sufficentemente distante per essere necessariamente altra cosa rispetto all'osservato e di conseguenza non avere i modelli o paradigmi interpretativi necessari e sufficenti per determinare una comprensione alla portata di tutti atraverso un linguaggio comune.
Creare cosi un etnocentrismo fuori luogo e inadatto se non come gruppo dominante . Magari averli ,ma senza la certezza di non correre il rischio che questi ultimi mettano in discussione e distruggano i primi e le convinzioni che corrono alla base.

Una sociologia ha ragione di esistere solo nell'accettazione del rapporto di forza tra uomini,comunità,Stati. Ausilio al controllo del dominato , capirne la condizione per favorirne una collocazione ,ma sempre in un rapporto strutturato politicamente, in base o non prescindendo da determinati interessi.

Non a caso la costruzione di verità ultime nelle faccende umane rimane per le scienze umanistiche quali anche il diritto solo un fine a cui tendere ,ma di difficile raggiungimento, tanto che talvolta il dibattito epistemiologico , metodologico sembra inutile ed una perdita di tempo...

Di chi dobbiamo fidarci? : dell'uomo sull'uomo ?! ...e non perchè la violenza non esiste, ma perchè non deve sfuggire nelle premesse la complessità della parola violenza, la quale ha mille forme e aspetti ed ognuno di noi ne è almeno sano portatore. Ma chi si occupa di queste ricerche davvero è cosi distante da non essere o rientrare nelle statistiche ? E se si, cosa si potrebbe dire a riguardo : che il fenomeno non riguarda i ceti ,ma la natura umana e le donne non sono da meno, sarebbe interessante parlare della violenza delle donne ? Chi si concentra troppo sull'uomo adulto , evitando salutari equilibri forse vive un profondo conflitto mai sanato ? Noi che la Dottoressa Barbara B. la conosciamo come una dura femminista figlia di Militari con alcune Storie tese alle spalle, ci chiediamo quanto riesce a non farsi coivolgere emotivamente... Qui solo per discutere della debolezza del metodo quando l'oggetto del contendere è l'uomo con il suo fardello di imperscrutabile complessità schiacciato da innumerevoli pesi e difficili condizioni. Poi se dietro c'è l'interesse della politica apriti cielo e nuove moderni rapporti di sottomissioni incapaci di dare reali risposte ai problemi. solo per avere nuovi spunti di dialogo alla pari.

marta

Gentile Antonio,
è vero che le vittime delle angherie non sono solo le donne. Diciamo che la violenza sul sesso forte rimane più nascosta perchè finora i casi statisticamente sono contenuti.
Comunque in diversi Paesi europei sono sorte delle associazioni a difesa dei maschi maltrattati. Questo fermento, con un pò di ritardo, sta nascendo anche in Italia.
Le faccio i miei auguri
Marta Faita


antonio conti

Purtroppo le violenze in famiglia a volte avvengono anche a danno degli uomini, difatti durante un periodo di mia sofferenza psicologica, al posto di essere assistito , sono stato in prima persona maltrattato dalla mia ex e dai suoi parenti, in una maniera abominevole,anche con violenze, e poi mandato via di casa con la forza.
Pensate come si può sentire un uomo sofferente psicologicamente, messo in mezzo ad una strada, e deriso per il suo stato di salute.
Quindi molte volte essere bravi uomini che attraversano momenti psicologici difficili e quasi un crimine, e questi stessi uomini, purtroppo sembra che perdano qualsiasi diritto civile, compresa loro dignità, e se sbagliano a difendersi in casa, rischiano anche la galera; e se è successo a me, chissà quanti altri casi esistono in Italia.
Perché nessuno difende gli uomini, in queste difficoltà ?

bianca fasano

LUNEDÌ 19 SETTEMBRE 2011, DALLE ORE 16:00 ALLE 19:00, PRESSO LA CORTE D’APPELLO DI SALERNO, AULA “PARRILLI”, L’ASSOCIAZIONE GIORGIO AMBROSOLI (A.G.A.S.) DI SALERNO, CON IL PATROCINIO DEL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DELLA PROVINCIA DI SALERNO E DELLA ASSOCIAZIONE NAZIONALE COSTRUTTORI EDILI (ANCE), SEZ. DI SALERNO, INVITA ALLA PRESENTAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI GIURIDICHE DAL TITOLO: VIOLENZA IN FAMIGLIA. QUESTIONI PROCESSUALI, DI GIANLUCA D'AIUTO E VIOLENZA IN FAMIGLIA. PERCORSI GIURISPRUDENZIALI DI EMILIA ANNA GIORDANO E MARIELLA DE MASELLIS.

LA VIOLENZA, NON SOLTANTO QUELLA DI TIPO SESSUALE, È, PIÙ SPESSO DI QUANTO PIACEREBBE CREDERE, DI TIPO “DOMESTICO”, OSSIA SI VERIFICA IN FAMIGLIA DA PARTE DI PARENTI O DI AMICI INTIMI E CONDUCE LA VITTIMA A CONSEGUENZE CHE VANNO MOLTO AL DI LÀ DEL DANNO FISICO.

GLI EFFETTI PIÙ FREQUENTI DELLA VIOLENZA, SU DONNE, GIOVANI E BAMBINI, SONO LA PERDITA DI AUTOSTIMA, L'ANSIA E LA PAURA PER LA PROPRIA SITUAZIONE E PER QUELLA DEI FIGLI CHE VERRANNO, L'AUTOCOLPEVOLIZZAZIONE, UN PROFONDO SENSO DI IMPOTENZA, LA DEPRESSIONE. TUTTI FATTORI CHE SI ACCOMUNANO AI TRAUMI DAGLI ESITI PIÙ O MENO REVERSIBILI SOTTO IL PROFILO FISICO A CUI SPESSO FANNO SEGUITO PROBLEMI PSICO-SOMATICI, DISTURBI DEL SONNO, DANNI PERMANENTI ALLE ARTICOLAZIONI, CICATRICI, PERDITA PARZIALE DELL'UDITO E/O DELLA VISTA, ETC.; IN TAL SENSO L’ASSOCIAZIONE GIORGIO AMBROSOLI, CONTINUANDO NELLA SUA OPERAZIONE DI STUDIO ED APERTURA SOCIALE SULLA CONOSCENZA DELLE PIÙ IMPORTANTI E PROBLEMATICHE QUESTIONI SOCIALI, MORALI E LEGALI CHE COINVOLGONO LA COLLETTIVITÀ E SEMPRE ALL’INSEGNA DELLA MEMORIA DELL’AVVOCATO MILANESE GIORGIO AMBROSOLI CHE CON IL SUO OPERATO FUNGE TUTTAVIA DA ESEMPIO AMMIREVOLE DI CORRETTEZZA MORALE E CORAGGIO CIVILE, HA SENTITO LA NECESSITÀ DI OCCUPARSI DELLA QUESTIO. LA MANIFESTAZIONE SI APRIRÀ CON I SALUTI DELL’AVV. AMERICO MONTERA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI SALERNO E LA PRESENTAZIONE DEGLI AUTORI, DOTT.SSA EMILIA ANNA GIORDANO, DOTT.SSA MARIELLA DE MASELLIS E AVV. GIANLUCA D'AIUTO.

SEGUIRANNO GLI INTERVENTI DELL’AVV. PAOLO CARBONE, PROFESSIONISTA ISCRITTO PRESSO L’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI SALERNO E DEL DOTT. LUIGI LEVITA, GIUDICE PRESSO IL TRIBUNALE DI SANT’ANGELO DEI LOMBARDI A CUI FARÀ SEGUITO LA RELAZIONE DEL DOTT. FRANCO ROBERTI PROCURATORE CAPO DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI SALERNO. FUNGERÀ DA MODERATORE L’AVV. PASQUALE D’AIUTO, PROFESSIONISTA ISCRITTO PRESSO L’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI SALERNO, CO-FONDATORE E SEGRETARIO DELL’ASSOCIAZIONE GIORGIO AMBROSOLI DI SALERNO

LA PARTECIPAZIONE ALL’INCONTRO ATTRIBUIRÀ N. 3 CREDITI FORMATIVI PER GLI AVVOCATI

ORGANIZZAZIONE: ASSOCIAZIONE GIORGIO AMBROSOLI SALERNO

www.associazionegiorgioambrosolisalerno.it

info: gianlucadaiuto@libero.it pasqualedaiuto@hotmail.com

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