Bush, malgrado tutto
Come e perchè il sistema democratico può portare a rieleggere la persona sbagliata.
La convivenza civile fra gli umani è regolata da alcune convenzioni, che fissano particolari cri-eri comunemente accettati a causa dei vantaggi pratici che ne derivano. Raramente tali criteri hanno un contenuto di verità scientifica ed anzi sono sovente opinabili. Tuttavia sono accettati perché non ve ne sono altri di più efficaci e comunque sono idonei a rispondere nel modo migliore possibile ad esigenze reali.
Pensate - che so? - alla capacità giuridica della persona umana. Quando uno nasce diventa un soggetto titolare di diritti e doveri. Però non ha piena capacità giuridica, che si consegue solo con la maggiore età, in Italia, ora, a 18 anni. Ciò perché si presume che solo a 18 anni una persona sia matura. Evidentemente si tratta di un criterio pratico e appunto convenzionale ma, quanto a verità, assai approssimativo ed opinabile. Taluno matura anche prima, e talaltro nemmeno dopo. Ma non è possibile accertare per ciascuno il momento in cui la maturità è raggiunta, ed allora comunemente si accetta il criterio che fissa la maturità per tutti al diciottesimo anno.
Convenzioni dello stesso tipo, più o meno controverse ve ne sono anche altre. Quando una persona comincia ad esistere? Dalla nascita o, prima ancora, dalla fecondazione? E’ l’embrione o il suo sviluppo, il feto, che acquista dignità di essere vivente? Anche nella fase della gestazione vi è , come dopo la nascita, un momento di maturazione? A questo proposito la convenzione è più controversa. Però è vigente una legge, quella che ha depenalizzato l’aborto, che consente l’interruzione della gravidanza entro i tre mesi dal concepimento, ciò che presuppone che fino a quel tempo l’embrione non abbia dignità di essere vivente.
Ma vi sono altre convenzioni pacificamente accettate. Importante fra tutte è quella che investe tutti i cittadini, donne e uomini, che hanno raggiunto la maggiore età, del potere sovrano. Ciò avviene naturalmente nei regimi democratici, nei quali per l’appunto il potere di scegliere i governanti ai vari livelli, secondo i loro diversi programmi ed orientamenti, spetta a scadenze predeterminate alle elettrici ed agli elettori. E’questa, fra tutte le convenzioni, la più sprovvista di una base di razionalità e come tale la più opinabile. E tuttavia anche la più inattaccabile perché è, fra tutte le forme sperimentate di potere politico, la meno ingiusta e pericolosa. Ma tale sua incontestabile irrinunciabilità non esclude che, a causa della sua intrinseca fragilità razionale, possa dar luogo a risultati paradossali. E’ razionalmente fragile perché affida scelte complesse a soggetti impreparati a compierle. L’attività di governo implica vaste e dettagliate conoscenze: la sterminata legislazione vigente, i meccanismi dell’economia , le condizioni sociali, il livello cultuale della società, i rapporti internazionali, ecc. ecc.
Quanti sono gli elettori muniti di tali conoscenze? Quanto sono essi esposti alle influenze dei gruppi di pressione, dei mass media, degli istrioni populisti, delle emozioni suscitate dalla psicologia delle masse? Se riflettiamo su questa disparità fra la complessità della scelta e l’analfabetismo degli elettori chiamati a compierla, ci rendiamo conto di quali siano i rischi insiti in questa convenzione.
E’ a causa di questa fragilità razionale della convenzione elettorale che può accadere che un presidente degli Stati Uniti d’America possa scatenare una guerra, prima in Afganistan e poi in Irak, adducendo motivazioni false, calpestare i diritti civili a Guantanamo e torturare i prigionieri, provocare la morte di più di mille soldati americani (più di un terzo delle vittime dell’11 settembre), massacrare decine di migliaia di civili innocenti, con il solo risultato di avere fomentato il terrorismo, e ciò nonostante questo stesso presidente George W. Bush, ottenga un trionfale consenso dai suoi elettori.
Il terrore suscitato dall’11 settembre ha scoperto gli istinti più tenebrosi di un popolo impreparato. Ha sollecitato l’emergere delle vocazioni più primitive. Ha coalizzato gli umori più torvi che stagnavano sopiti nella società e sotto la pressione di fondamentalisti religiosi evangelici e cattolici, attorno al condottiero ottuso ma risoluto, si è formata un’onda ostile all’aborto, al matrimonio fra omosessuali, alla ricerca sulle cellule staminali ma favorevole alla pena di morte, al libero commercio delle armi e naturalmente alla guerra contro il terrorismo islamico. I terroristi hanno dunque raggiunto il loro scopo. Per usare una formula forse estrema ma significativa, si può dire che ha vinto l’America del Ku Klux Klan.
Talché il problema non era Bush ma il popolo degli Stati Uniti d’America, precisamente la sua maggioranza.
La convenzione elettorale deve comunque essere accettata. Non ci resta che sperare nei corsi e ricorsi storici, e cioè nel prossimo turno. Il ruolo dell’Europa potrebbe essere decisivo.