La poltrona dei DS
L'incredibile candidatura di Mario Cossali, dal disastro di Rovereto alla poltrona provinciale: quando la politica non conta più, contano solo gli organigrammi.
Con la pubblicazione sul Trentino di un editoriale "La Babele della sinistra" Mario Cossali ha di fatto lanciato la propria candidatura a nuovo segretario provinciale dei Ds. Lo si è capito nei giorni successivi, quando vari maggiorenti del partito sono intervenuti per tessere mille lodi dello scritto ed hanno indicato – apertamente oppure sottovoce ma ai taccuini dei cronisti – il nome di Cossali come il prossimo segretario. In realtà l’editoriale tanto lodato è solo un volonteroso sermone da parroco di campagna ("bisogna partire da quello che c’è, ma è anche vero che tanto di quello che non c’è deve e può essere recuperato... un congresso preparato onestamente e coscienziosamente con una guida collettiva adeguata... bisogna avere la pazienza e la tenacia di confrontarsi sui problemi..."). E soprattutto Cossali non è né un nome nuovo, né proviene da esperienze politiche esaltanti; è bensì il segretario dei Ds roveretani, responsabile quindi del locale disastro (Rovereto: l'harakiri di un sindaco): in un paio di anni la sinistra ha perso il sindaco, si è vista cacciare i suoi assessori, manco ha il vicesindaco, e tutto questo – incredibile! - pur essendo il primo partito in città; per soprammercato si è frantumata in vari litigiosi tronconi e, quel che è peggio, dalla popolazione viene ritenuta responsabile dei recenti – veri o presunti – scempi urbanistici (Rovereto: il cittadino e il cemento). Ora il responsabile, principale anche se non unico, di tale tracollo, invece di venire invitato a un lungo periodo di meditazione, viene proposto per una promozione a segretario provinciale.
Sia chiaro, non abbiamo niente contro Cossali, di cui anzi abbiamo sempre apprezzato la vivacità e curiosità intellettuale, e che è stato tra i fondatori di questo giornale. Il problema è l’organizzazione, in questo caso il partito, che evidentemente non sa valutare i risultati conseguiti sul campo. Oppure, forse, il problema manco se lo pone: quello che conta sono le alleanze interne, le faide, le amicizie e inimicizie personali.
Tutto questo rimanda all’involuzione della sinistra, di
cui da mesi registriamo il progressivo avanzare. Una dinamica analoga a quella che da tempo affligge il centro-destra (e di cui parliamo in Il centro-destra che servirebbe) e che sta paurosamente inaridendo la vita politica locale.
Il fatto è che nei Democratici di Sinistra, da tempo ormai non si discute più di politica, bensì sempre e solo di organigrammi. E dopo ogni batosta il problema non è ricercarne il perché, ma vedere chi gestirà la fase successiva. In un’intervista ci diceva due mesi fa l’on. Giovanni Kessler (Kessler: “Ma la sinistra vuole governare?”), all’indomani delle lacerazioni diessine nella formazione della nuova giunta "invece che discutere dei perché di tanto travaglio, fare un’analisi, anche critica, di quanto successo, vedo che subito la dirigenza Ds cerca di voltare pagina, passando alle proposte operative, ai congressi, ai segretari, alle alleanze tra correnti e correntoni. Senza aver fatto, né proporsi di fare, alcuna riflessione sul proprio ruolo politico". E difatti invece di discutere sul ruolo della sinistra al governo, il senso da dare alla problematica alleanza con Dellai, i diessini stanno impostando un congresso sull’unico problema di chi prenderà il posto dell’attuale segretario Mauro Bondi.
Volgarmente ma realisticamente, quel che conta è la sedia.
Cosa poi ci faccia la persona sulla sedia, quello sembra non interessare. Infatti la sinistra già occupa posizioni di governo di tutto rispetto: basta pensare ai tre assessori provinciali. Eppure l’ultima cosa cui l’organizzazione politica si interessa è cosa fanno costoro: che fa Margherita Cogo alla Cultura, Remo Andreolli alla Sanità, Ottorino Bressanini alle Riforme istituzionali, non interessa punto in via Suffragio, l’interesse unico sono gli accordi tra capicorrente e le congiure di palazzo.
Quando invece il ruolo del partito dovrebbe essere fornire l’humus culturale, i rapporti con la società, l’inquadramento complessivo a chi opera nelle istituzioni.
E i temi veri di discussione sono molteplici, e anche pressanti: come costruire il mitizzato Trentino della qualità; come ovviare all’imminente contrazione delle risorse pubbliche; come superare l’inveterato clientelismo; come aggiornare l’economia e il welfare.
Sappiamo che nella sinistra – nei Ds come in Costruire Comunità – c’è chi intende reimpostare l’azione politica come confronto su questi temi. Ci sembra l’unica soluzione possibile.