Sondaggio fra gli universitari: il liceo cosa mi ha dato?
La preparazione delle scuole superiori giudicata dagli studenti universitari. I licei, gli istituti tecnici, scuola per scuola cosa va bene e cosa andrebbe rivisto. E quanto e come è importante la cultura per i giovani d’oggi.
Quale è la valutazione che gli studenti danno della scuola superiore? E più in generale, qual è l’atteggiamento dei ventenni di oggi rispetto a cultura e istruzione?
Queste le domande che hanno ispirato un sondaggio effettuato da Questotrentino con la consulenza del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali della Facoltà di Sociologia, effettuato presso gli studenti universitari: i quali, tra l’insieme dei giovani, sono quelli che meglio possono valutare l’apprendimento precedente. Si è quindi distribuito il questionario, di cui a parte ( Il sondaggio: domande, risposte, modalità) riportiamo le modalità di somministrazione e le domande con le percentuali delle relative risposte.
Come vanno interpretate?
Il primo ordine di considerazione riguarda la scuola; che ne esce bene, forse inaspettatamente. Alla domanda sull’influenza della scuola nella formazione della cultura generale, il 74,7% la ritiene "decisiva" o "importante". E la cosa è confermata dalla domanda sulle agenzie culturali (vedi grafico 1): la scuola, prima ancora della famiglia è il soggetto che, secondo i giovani, più ha contribuito alla loro formazione culturale. Non solo: se potesse tornare indietro, il 71.1% si reiscriverebbe alla stessa scuola, a sottolineare la positività dell’esperienza, e il 46,5% dichiara che studierebbe di più.
Insomma, gli studenti promuovono la scuola.
Questo in generale. Poi, se approfondiamo, il discorso si fa più articolato. Nel valutare la formazione fornita dalla scuola di base, si dà un giudizio positivo per i principali strumenti di base: la padronanza dell’italiano è giudicata "buona" o "discreta" dall’82%, la correttezza della scrittura dall’81.7%. Qualche incertezza sulla matematica di base, "insufficiente" per l’11.5% e appena "sufficiente" per il 32.7%. Il giudizio diventa negativo per la conoscenza delle lingue straniere ("buona" o "discreta" solo per il 43.9%), e decisamente pesante per l’informatica, "insufficiente" addirittura per la metà degli intervistati. A conferma che non sono tutte rose e fiori, e il problema dell’adeguamento della scuola è reale.
Comunque è indubbio - e non è poca cosa - che i singoli istituti riescano ad adempiere ai loro compiti primari, a centrare la mission. Vediamo infatti come il 100% degli studenti provenienti dal classico ritenga di avere una padronanza dell’italiano "buona" (la grande maggioranza, 76.5%) o perlomeno "discreta"; come l’83.6% degli studenti provenienti dallo scientifico diano lo stesso giudizio sulla padronanza della matematica. L’85.2% del linguistico per quanto riguarda le lingue; come le lacune nell’informatica, risultino meno gravi in ragioneria (52.9% di conoscenza "buona" o "discreta"), istituti tecnici (49.6%), geometri (48.5%), tutte scuole dove in effetti sull’informatica si è puntato di più. Insomma, le peculiarità degli istituti sono pienamente rispecchiate nella preparazione degli studenti.
Certo, questo orientamento nella preparazione ha come contropartita le insufficienze nei settori, pur di base, che la singola scuola non considera primari: ad esempio, il 21.6% degli studenti del classico e il 25% delle magistrali si ritiene insufficiente in matematica, il 55.3% dei geometri non conosce le lingue, il 63% dello scientifico, e addirittura il 72% del classico e il 75% delle magistrali non conosce l’informatica... Ma questo discorso, sull’equilibrio degli insegnamenti nei singoli istituti, lo svilupperemo meglio nella prossima puntata (Questionario: i grafici), con interviste a presidi (Il liceo o la professione?) e studenti (E gli studenti che dicono?).
Qui sottolineiamo invece un altro aspetto: la scuola secondaria non può ovviamente istruire su tutto, bensì all’allievo deve dare un metodo di studio e svilupparne le capacità logiche. Bene, gli studenti universitari, che proprio di queste capacità hanno bisogno, che ne pensano? (Per l’attendibilità di queste autovalutazioni, vedi i dati riportati nell’intervista al dott. Bison Il sondaggio visto dall’Università).
Il dato globale non è negativo: il 76.5% dichiara di avere acquisto capacità logiche buone o discrete, e una percentuale ahimé significativamente inferiore - il 60.7% - dà la stessa valutazione per il metodo di studio. Già questa prima differenziazione forse indica uno degli aspetti critici: la scuola mi ha insegnato a ragionare, ma non a studiare. La critica poi si amplia se si disarticolano istituto per istituto i dati generali (vedi Grafico 3): allora si vede che gli studenti che ritengono di avere capacità logiche "buone" al liceo classico sono il 56.9%, ma alla ragioneria il dato precipita al 16.7% e alle magistrali al 7.1%.
E così il metodo di studio è buono per il 49% degli studenti del classico, ma solo il 13.1% per quelli degli istituti tecnici e il 7.7% dei geometri.
Questo è il campo dove i licei, e soprattutto il classico, segnano vistosamente una marcia in più.
Come abbiamo detto, rimandiamo al prossimo numero le analisi più dettagliate sulle differenziazioni tra le scuole. Qui ci interessa un discorso generale. Alla domanda se la scuola superiore abbia fornito una preparazione specifica per la facoltà scelta, vediamo rispondere "sì" o "abbastanza" il 61.1% dei ragionieri, il 60.6% degli istituti tecnici, il 63% del linguistico; sono ancora sopra il 50% scientifico e magistrali; sotto geometri (35.9%) e ultimo il classico (33.3%).
Bene, questa stretta propedeuticità evidentemente viene ritenuta un valore secondario. E infatti sono proprio i licei, e in particolare il classico, ad ottenere il massimo gradimento: alla domanda "Se potessi tornare indietro, ti iscriveresti ad altra scuola?" rispondono con un sonante "no" l’86% degli studenti del classico, l’85.2% del linguistico, l’80.2% dello scientifico; mentre i ragionieri, in testa come scuola che fornisce la miglior preparazione propedeutica, è all’ultimo posto, con solo il 53.8% di virtuali reiscritti.
Non solo: coloro che non si reiscriverebbero alla stessa scuola, migrerebbero soprattutto verso i licei, classico e scientifico.
E qui il discorso passa all’atteggiamento di questi giovani verso la cultura generale, che, nella vita di una persona, viene ritenuta "importante" o "decisiva" dal 98.1%, la quasi totalità. Della propria cultura l’81% dà la valutazione di "buona" e "discreta"; risultato dovuto soprattutto alla scuola, "decisiva" o "importante" nella formazione della cultura generale per 3 studenti su 4, il 74.7%. E attenzione, questa cifra è molto differenziata tra le scuole: mentre è il 90.1% degli studenti del classico ad attribuire tale rilevanza all’apprendimento scolastico, per lo scientifico è il 79.6%, per il linguistico il 74.1%, per ragioneria il 73.1%, fino ai geometri con il 55.3%. Insomma l’attrattività dei licei, e all’interno di essi del classico, sembra dovuta a un doppio riconoscimento: cioè da una parte si attribuisce grande importanza della cultura, dall’altra si riconosce ai licei maggior capacità di trasmetterla.
Questo valore dato alla cultura in sé emerge con ancor maggior nettezza con la domanda "Se potessi ripetere la tua esperienza scolastica, studieresti di più? E se sì, in quali materie?" Infatti la percentuale che studierebbe di più è relativamente alta, quasi uno studente su due (46.5%): il che - pur se proporsi di studiare è il classico buon proposito che non costa niente - comunque costituisce un ulteriore giudizio positivo sulla scuola, evidentemente ritenuta tutt’altro che inutile.
Ma soprattutto interessano le materie indicate. Che vanno non tanto nella direzione della specializzazione, bensì in quella del completamento della cultura. Così gli ex-studenti dello scientifico studierebbero di più (81.3%) le materie umanistiche, storia, filosofia, italiano, latino, contro il 29.4% per matematica e fisica e il 20% per lingue (la somma supera il 100% perché era possibile più di una risposta). Al contrario gli studenti del classico si impegnerebbero (48%) sulle materie scientifiche, matematica, fisica e tecniche; contro il 24% per lingue e il 20% per latino e greco. I geometri studierebbero più materie umanistiche (50.1%); e così gli ex-studenti degli istituti professionali: 55.5% per le materie umanistiche, 37% per le scientifiche, 25.9% per le lingue, 0% per quelle tecniche. In conclusione, le materie umanistiche verrebbero studiate di gran lunga di più da tutti gli studenti; tranne che da quelli del classico e delle magistrali, che vorrebbero invece ampliare le proprie conoscenze in campo scientifico.
In queste risposte c’è sì l’aspetto funzionale (vorrei aver studiato di più delle materie che oggi mi servono all’università), ma questo è secondario; prevale l’aspetto culturale: vorrei aver studiato di più per avere una cultura più completa. Questo lo si vede scorporando le stesse risposte per facoltà frequentata. Così vediamo che fra gli studenti di ingegneria, il 28.2% vorrebbero aver studiato maggiormente le materie scientifiche; ma al contempo un numero maggiore, il 33.7%, vorrebbero avere più conoscenze nelle materie umanistiche. E così anche per gli studenti di economia: se il 21.3% rimpiange l’insufficiente conoscenza delle lingue, e il 16.4% della matematica, ben il 29.5% vorrebbe aver studiato più (nell’ordine) storia, italiano, filosofia e financo latino e greco. E al contrario il 12% degli studenti di lettere studierebbero di più matematica e fisica.
Insomma, fra questi studenti, la propensione verso una cultura completa sembra un fattore costante. E consolante.