Il liceo o la professione?
I risultati del nostro sondaggio fra gli universitari, le scelte delle scuole, la tumultuosa spinta al rinnovamento.
Due numeri fa (n° 18, Sondaggio fra gli universitari: il liceo cosa mi ha dato?) avevamo illustrato i risultati di un nostro sondaggio tra gli studenti universitari sulla cultura e preparazione fornite loro dalle scuole superiori. Il sondaggio: domande, risposte, modalità, effettuato da QT con la consulenza del Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali della Facoltà di Sociologia, è consistito nella somministrazione nelle biblioteche e mense universitarie di oltre 400 questionari ad altrettanti studenti. Il campione quindi è abbastanza vasto, e permette ragionamenti articolati per facoltà e - soprattutto in questo numero - per scuola di provenienza. Nel numero 18 avevamo fornito i dati più generali, che qui sintetizziamo: complessiva "promozione" dell’esperienza scolastica precedente, notevole valore attribuito alla cultura generale di cui anzi si auspica una maggior completezza. In questo numero approfondiamo (vedi Questionario: i grafici) le differenze nelle risposte a seconda della scuola di provenienza; e a commento di questi dati sentiamo l’opinione di chi nella scuola opera: alcuni presidi - di seguito - e alcuni rappresentanti degli studenti medi (E gli studenti che dicono?). Opinioni a nostro avviso significative, che testimoniano il grande, travagliato e contraddittorio sommovimento in atto nelle scuole, nel tentativo/necessità di rinnovarsi.
Liceo Scientifico e Linguistico "Da Vinci" Preside prof. Sandro Dellaira
"Non posso che condividere i risultati del sondaggio, con solo una piccola riserva riguardante l’autostima e l’autopercezione da parte degli studenti dei propri risultati scolastici: delle prove sulle effettive conoscenze-competenze acquisite darebbero forse esiti diversi. Anche se, è vero, quelle del sondaggio sono valutazioni dopo la verifica, talora dura, con la realtà degli studi universitari. Ne risulta confermato l’antico giudizio di Marzio Barbagli: il miglior "istituto professionale" è il liceo classico, che fornisce ampie opportunità di formazione civile, conoscenze culturali assestate, notevoli competenze comunicative in italiano, facilità nell’apprendere le lingue straniere, capacità organizzative dei saperi settoriali, ecc.
E questo conforta chi, come me, si sta battendo per dare sostanza all’istruzione liceale, alla formazione civile; mentre la struttura ministeriale, con questo ministro ma anche con quelli del centro-sinistra, spinge per la professionalizzazione, per la tecnicizzazione, per l’accorciamento dei percorsi formativi".
Gli universitari dal nostro sondaggio sembrano ricercare una cultura generale, fino a desiderare di aver studiato di più durante la scuola superiore.
"C’è effettivamente un certo risveglio verso lo studio, se si mettono da parte parole come "competenze" e si cerca invece l’interazione culturale; e il sondaggio mi pare evidenziare l’ulteriore maturazione dello studente, dalle superiori all’università".
Il liceo scientifico risulta carente nell’insegnamento della lingua straniera; e pure dell’informatica, alla pari con il linguistico.
"Sulla lingua straniera c’è un’effettiva mancanza di centralità. Per quanto riguarda l’alfabetizzazione informatica essa effettivamente compete alla scuola: il docente di lettere dovrebbe insegnare l’uso dell’elaboratore di testi; quello di matematica Excel, di disegno Autocad; però non tutti sono pronti, quelli di una certa età dell’informatica hanno paura. E scontiamo l’arretratezza del piano nazionale dell’informatica, sono concetti teorici per programmatori. Comunque ci aiuta la maggior predisposizione alla materia delle ultime generazioni; e buoni risultati sta avendo la nostra attività di educazione internazionale attraverso le nuove tecnologie".
I risultati del sondaggio danno una costante prevalenza del classico sugli altri licei...
"In effetti il classico fornisce gli strumenti per organizzare le tue capacità intellettuali; e un contesto di apprendimento che pretende ancora molto lo studio domestico, la riflessione. Sono cose che poi danno risultati".
Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "Fontana" Preside prof. Pietro Buccellato
"E’ vero che dal sondaggio la scuola superiore esce bene: è ritenuta l’agenzia più importante nella formazione culturale, e la maggioranza degli studenti si reiscriverebbe allo stesso istituto. Però, come commenta Silvano Bert (Allora la scuola va bene com’é? Non proprio...), la situazione non ci lascia tranquilli: sia perché a rispondere sono gli studenti più motivati, che hanno proseguito con l’università, sia perché c’è la percentuale di quelli che non ce l’hanno fatta, che non sono arrivati neanche al diploma. E noi dovremmo avere più tempo, per poter motivare e recuperare anche gli studenti più deboli".
Il sondaggio sottolinea il vantaggio con cui affrontano l’università gli studenti dei licei.
"Sì, un impianto di studio che punta sull’approfondimento, a formare capacità logiche, rigore mentale, alla lunga premia. Soprattutto oggi, quando ormai l’apprendimento non riguarda un’età particolare, ma tutta la vita, l’esigenza è dare una struttura mentale forte, fornire la capacità di apprendere; sarebbe quindi logico dare un’impronta liceale anche agli istituti tecnici, pur preservando la loro impronta pre-professionalizzante. Ci rendiamo conto che non riusciamo a dare un’adeguata padronanza degli strumenti di base: quello che serve agli studenti è una visione complessiva, un orizzonte culturale ampio".
E il momento specifico della professionalizzazione?
"Con le ultime riforme viene spostato in avanti, verso la laurea triennale; con il rischio però che l’Università non dia una preparazione professionale, spendibile, per via del suo impianto teorico, accademico. E allora si rimanda a un ulteriore biennio di tirocinio, il che mi sembra troppo in là. Occorrerebbe, dopo la scuola superiore, un’altra struttura, indirizzata alla professionalizzazione, come accade in altri paesi".
Il sondaggio evidenzia una disparità tra ragionieri e geometri: i primi si avvicinano ai risultati dei liceali, i secondi ne sono molto distanti.
"Il corso per geometri ha un impianto molto, troppo pragmatico. Fino a qualche anno fa, la matematica non arrivava fino alla quinta, la lingua straniera si fermava al biennio, c’era poca o niente informatica. Ma è una situazione complessiva, con scarse ambizioni da parte degli studenti, e una visione molto angusta e troppo pragmatica dei docenti (con discorsi del tipo: ‘Devono saper disegnare e calcolare, ma se scrivono in un italiano scorretto è lo stesso"). Noi stiamo cercando di aggiornare: con l’informatica, con la matematica e le lingue straniere fino in quinta, con la storia dell’arte almeno come materia opzionale. Ma è difficile: incontriamo sì il consenso delle famiglie, che si rendono conto della maggior spendibilità di questo tipo di corso di studi, ma si devono anche superare le resistenze dei docenti e lo scarso entusiasmo degli studenti.
Il risultato del vostro sondaggio è logico: all’università gli stessi ex-studenti dei geometri si accorgono di avere delle carenze, anche di tipo relazionale, e vorrebbero aver studiato di più le materie umanistiche".
Liceo Classico "Prati" Osservazioni della preside prof. Corsini e dei collaboratori prof Dalvit, Ruggio e Stefanini.
Il sondaggio fornisce valutazioni lusinghiere da parte degli ex-studenti del classico, tranne su due argomenti: l’apprendimento della lingua straniera e l’informatica.
"E’ dal ’99 che, con il regolamento d’autonomia scolastica, sono possibili le revisioni dell’offerta dei programmi da parte dei singoli istituti, con differenziazioni via via crescenti. Gli studenti da voi intervistati sono stati in piccola misura interessati dai nuovi programmi. Noi oggi offriamo le lingue, una e anche due tutti cinque gli anni, con insegnanti di madre lingua, settimane all’estero, certificazioni europee dell’apprendimento. Si tratta di un carico di lavoro in parte aggiuntivo, in parte sostitutivo di latino, greco, scienze e fisica. Il che ci ha portato a un orario settimanale fino anche a 35 ore di lezione, ma senza occupare il pomeriggio (dove ci sono solo attività opzionali), per favorire lo studio individuale, come momento di riflessione e sviluppo della capacità critica. Abbiamo sviluppato anche l’informatica, dall’anno scorso rilasciamo l’ECDL (la patente europea, valutata come credito formativo anche all’università). Quest’anno, per esempio, il numero degli iscritti all’ECDL si è più che raddoppiato ed è partito pure un corso per docenti".
Si discute di una "licealizzazione" della scuola superiore. Come la intendete?
"Le risposte al vostro sondaggio danno risultati in cui emergono i licei, e fra essi il classico: è appunto il valore della licealità come indirizzo culturale generale e di politica scolastica. Però, a differenza di quella di anni addietro, nella licealità attuale coesistono sia la cultura umanistica-classica, sia quella scientifica, con pari dignità. Di qui l’apertura alle lingue, all’informatica, e una nuova centralità di fisica, matematica scienze; ad esempio la nostra scuola partecipa al progetto Pulse della Commissione Europeo sulle biotecnologie. Tutto questo consente allo studente di acquisire competenze che si rivelano preziose in qualsiasi facoltà: le capacità logiche, l’intelligenza critica. Grazie alle quali ci si può avvicinare con successo anche a nuove discipline non sperimentate prima, come l’economia.
Il sondaggio evidenzia negli universitari una consapevolezza dell’importanza della cultura. E’ un dato anche degli studenti del liceo?
"E’ una cosa difficile da chiedere al ragazzo, al sedicenne, mentre sta maturando; anche se d’altra parte ha scelto una scuola che lo impegna a uno studio prolungato nel tempo. Il fatto che anni dopo egli attribuisca valore alla formazione culturale, deriva proprio dal fatto di averla avuta, questa formazione, e averla apprezzata. E infatti fornire consapevolezza dell’importanza della cultura è proprio è uno degli obiettivi della formazione liceale, e i risultati del sondaggio ci confortano.
Qualche parola anche sulla valutazione della scuola come prima agenzia formativa: oggi le informazioni vengono da tante fonti, dai vari media; ma se ci si sposta dalle informazioni alla formazione, è importante questo riconoscimento del ruolo della scuola. Vuol dire che è positivo anche l’insieme di offerte formative extrascolastiche (corsi, conferenze, dibattiti, spettacoli, ecc.) che noi però filtriamo e integriamo con il curriculo scolastico".
Istituto Tecnico per Geometri "Pozzo" Preside prof. Maria Rosa Perghem Gelmi
Il nostro sondaggio indica come gli studenti provenienti dai geometri si trovino in difficoltà all’università...
"Anche l’analogo sondaggio condotto dall’Università, e recentemente illustrato dal preside di Economia prof. Borzaga (vedi All’università per passione o per interesse?), indica che nello studio universitario risultano favoriti gli studenti provenienti dai licei, e penalizzati quelli degli istituti tecnici. Questi risultati ci sono abbastanza famigliari, ma non è che i licei abituino a pensare e studiare più delle altre scuole: ogni scuola, se ha bravi docenti, insegna l’analisi, la sintesi, lo spirito critico. Quello che invece è diverso è il livello di partenza degli studenti, che in base all’autovalutazione delle proprie capacità, si indirizzano verso uno o verso l’altro istituto.
I dati dei geometri sono appunto illuminanti: negli ultimi anni gli studenti che vengono a iscriversi nella nostra scuola, al 54.4% hanno ottenuto alla licenza media la qualifica di "sufficiente"(la più bassa n.d.r.), mentre la media provinciale è del 25.4%; per converso da noi gli "ottimo" (la valutazione più alta) sono solo l’1.1%, contro il 14.8 della media provinciale. Di qui le nostre difficoltà a raggiungere gli obiettivi, di fronte alle carenze di partenza".
Ma come mai queste scelte da parte degli studenti? E d’altra parte, non è anche giusto che ci siano degli istituti vocati a recuperare i più deboli?
"Nel panorama scolastico ci sono le scuole proiettate verso l’università, e quelle che sono anche professionalizzanti. Di qui la scelta dei deboli di andare verso gli istituti tecnici, così da avere un titolo spendibile in mano a prescindere dall’università. E questa scelta è giustamente consigliata dalla stessa scuola media di provenienza. Farci carico di questi studenti diventa quindi un nostro compito, che si tramuta in uno stimolo a lavorare su due fronti: sia il proseguimento di una professionalizzazione immediata (cui corrispondono, a Trento, almeno finora, anche sbocchi concreti sul mercato del lavoro); sia la preparazione per il proseguimento degli studi. Sia chiaro: non intendiamo questo ruolo come una diminuzione di rango per il nostro istituto, anzi, la viviamo come una sfida".
Dal sondaggio emerge, da parte degli universitari, una richiesta di cultura generale. Alcuni suoi colleghi vi trovano la conferma della necessità di puntare, nella scuola secondaria, più sulla licealizzazione che non sulla professionalizzazione.
"Noi dobbiamo fornire competenze tecniche professionali; ma non forniamo solo quelle. In questi ultimi anni abbiamo molto lavorato per dare una preparazione culturale completa a tutti. Per esempio la lingua straniera, prima confinata al solo biennio, l’abbiamo estesa a tutti cinque gli anni; e poi abbiamo promosso una serie di offerte extra curriculari: laboratorio teatrale, di danza, corso di grafica umoristica, incontri sulla letteratura del ‘900. Vogliamo dare a questi ragazzi tutte le opportunità, che molti, a casa, per l’estrazione sociale, non avrebbero: una trentina di studenti, accompagnati dai docenti, vanno alle rappresentazioni teatrali. E così abbiamo investito risorse per la biblioteca, anche nel farne un ambiente confortevole, perché vogliamo educare i nostri studenti al gusto del bello.
E qui veniamo alle opportunità che ora ci offre l’autonomia scolastica. I nostri diplomati trovano sbocchi occupazionali molto diversificati, cui è difficile rispondere bene; per questo attraverso le opportunità del protocollo d’intesa, cercheremo di proporre percorsi differenziati con vari indirizzi, per i progettisti o per i tecnici di cantiere o di gestione immobiliare. Avevamo anche elaborato una proposta di Liceo sportivo che ci sembra innovativa: orientato verso i giovani che praticano attività sportiva anche a livello agonistico, con un’organizzazione dell’orario che favorisca queste attività, dando però una forte preparazione culturale che permetta loro di proseguire gli studi universitari, e comunque fornisca una preparazione specifica sulla cultura dello sport, intesa anche come capacità dirigenziali (per fare i dirigenti non dovrebbe bastare essere ex-sportivi, n.d.r.).
Sembra un progetto fatto per togliere i giovani sportivi dal dilemma se continuare l’attività o se impegnarsi negli studi...
"Appunto. Per questo progetto siamo in attesa di una risposta dall’assessorato".