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Berlusconi come Mussolini?

Il paragone di Scalfaro non è solo una battuta maligna: esaminiamo i segnali che rivelano il ripetersi di una tendenza nefasta.

Mussolini andò al potere nel ’22, ma non con la marcia su Roma. Andò al potere nell’assoluto rispetto dello Statuto Albertino. E allora attenzione ai primi sintomi. Non facciamo finta di non vedere". Questo monito di Scalfaro ha suscitato un grande scalpore. Paragonare Berlusconi a Mussolini, è stato detto, è un oltraggio, una farneticazione. Ed infatti i due personaggi non sono paragonabili: le loro biografie sono diverse e la situazione storica di oggi è molto diversa da quella degli anni ’20 del secolo scorso.

E tuttavia l’ammonimento di Scalfaro non è così stravagante come qualcuno irosamente ha voluto far credere. Se riflettiamosulla questione dei "sintomi" posta dall’ex presidente troveremo delle sconcertanti analogie, pur tenendo conto della mutata situazione storica, fra ciò che è accaduto e rischia di accadere nell’era berlusconiana con quanto si verificò negli anni che, dopo il 1922, precedettero e prepararono il consolidamento del regime fascista.

Dieci mesi dopo la marcia su Roma - il 21 agosto 1923 - il governo fascista soppresse l’imposta di successione sulle eredità dirette (figli, moglie, fratelli). L’odierna maggioranza, con gran fretta e persino con maggiore generosità, ha abrogato, con uno dei suoi primi atti legislativi, l’imposta sulle successioni e sulle donazioni che la Repubblica aveva ripristinato.

I circoli liberali, che consideravano Mussolini e il suo movimento un utile strumento per riportare l’ordine e contavano di potersene disfare appena esaurito tale compito, cominciarono a preoccuparsi quando comparvero i segni di una insospettata spavalderia. Ed allora riposero la loro fiducia nella capacità e volontà di contenimento del re Vittorio Emanuele. Fu una amara delusione. Assai simile a quella che fino ad oggi sovente devono aver provato coloro che hanno confidato nella efficacia della "moral suasion" del Presidente della Repubblica.

Con la legge sulla stampa del 31 Dicembre 1925 il fascismo si assicurò la fedeltà dei direttori dei giornali a cominciare dalle testate principali di quel tempo, La Stampa e il Corriere della Sera. Oggi i mezzi di comunicazione di massa, che la moderna tecnologia rende anche più efficaci, sono già controllati dal premier e non manca che la legge Gasparri in gestazione per consolidarne il dominio.

La legge del 24 dicembre 1925 modificò lo Statuto Albertino ed il presidente del Consiglio dei ministri divenne il Capo del Governo, non più responsabile verso il Parlamento. Oggi si sta cucinando una riforma della Costituzione che, sotto il nome di premierato, attribuisce al premier appunto facoltà tali da ridurre il Parlamento una docile copertura del potere personale incontrollato che al capo del governo viene conferito dal voto popolare manipolato dai mezzi di comunicazione di massa.

Il duce nel 1929 con i Patti Lateranensi si propiziò la benevolenza della Chiesa e del popolo cattolico. Oggi con la legge Moratti che finanzia le scuole private cattoliche sovvenzionando le famiglie che le scelgono, si mira ad ammansire le residue resistenze ancora presenti nel mondo cattolico verso questo governo.

Mussolini, a mezzo dei suoi sicari, assassinò Matteotti, oppositore intransigente del suo nascente regime. Oggi gli oppositori si tenta di liquidarli con calunniose campagne montate con l’ausilio di squallidi personaggi e pretestuose commissioni di inchiesta parlamentare che ancora una volta i mass-media enfatizzano. Igor Marini: la versione aggiornata di Amerigo Dumini!

Le analogie sono evidenti, pur nelle ovvie diversità. Una forsennata campagna di calunnie sapientemente organizzata in una sceneggiatura che inizia con la apparizione di personaggi a dir poco loschi, prosegue con l’evocazione di una commissione parlamentare per circondarli di una parvenza di attendibilità, e si conclude col martellante tam tam del giornale di famiglia e delle televisioni addomesticate; beh una tale campagna non è l’assassinio di Matteotti, e tuttavia l’intenzione che la ispira e il risultato cui mira è lo stesso: la criminale eliminazione, se non fisica, certamente politica degli oppositori.

Finanziare le scuole private non è come avere firmato i Patti Lateranensi. Ma d’altra parte avere il controllo di tutte le televisioni è molto di più che disporre della Stampa e del Corriere della Sera.

Anche senza tener conto degli aspetti più vistosi della politica di questa maggioranza: la privatizzazione degli organi costituzionali piegati a varare leggi per scansare i processi per delitti comuni attribuiti al suo leader; la sua ossessiva guerra privata contro i giudici; la pacchianeria di una politica estera inconsistente e subalterna al grande alleato; la dilettantesca gestione della finanza pubblica e dell’economia nazionale...

Anche senza tener conto di tutto ciò vi è un serio motivo di allarme in queste analogie riscontrabili con la fase prodromica della dittatura mussoliniana.

So bene che la storia non si ripete, e sono convinto che non si ripeterà. Se non altro perché la cornice europea può fungere da salvagente.

E tuttavia è imperdonabile non vedere o trascurare i segnali che in modo così evidente rivelano il ripetersi di una tendenza che portò ad esiti nefasti.