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Elezioni: L’ammucchiata sotto la quercia

"Riformisti" e Costruire Comunità convergono nei Ds, come forse anche dipietristi e cossuttiani. Un cartello elettorale senza una linea politica, che lascerà carta bianca a Dellai.

Fino a pochi mesi fa pareva che la sinistra avrebbe affrontato le elezioni provinciali più divisa che mai. D’altronde, cinque anni trascorsi senza neppure l’ambizione di governare, delegando per intero questo compito a Dellai e alla Margherita e limitandosi a tentare di bloccare (senza peraltro riuscirci) quanto non si condivideva di ciò che Dellai e la Margherita andavano proponendo, cinque anni trascorsi insomma senza riuscire a mettere in campo una qualsivoglia linea politica di governo, non potevano che finire per provocare malumori e di conseguenza defezioni e spaccature. Poco importa se le scissioni (parliamo dei Ds) sono state dettate da nobili motivazioni (come nel caso di Costruire Comunità), o da più mondani interessi di bottega (come nel caso dei Riformisti); ciò che conta è che queste spaccature sono state la cartina di tornasole di una sinistra in crisi: quando la nave affonda …

E invece, proprio quando ci si stava rassegnando ad andare alle elezioni con una sinistra al capezzale, nel giro di poche settimane il quadro si è ricomposto, le fratture si sono rimarginate.

Sia, da un lato, quella di Costruire Comunità, che meno di un anno fa pareva inarrestabile nella corsa a presentarsi da sola alle elezioni provinciali, in aperta polemica con la giunta Dellai e anche coi Ds. Sia, sull’altro versante, quella dei Riformisti, il partitino virtuale nato solo poche settimane fa, in sperticato appoggio alla giunta Dellai ma in polemica coi Ds.

Cosa ha reso possibile la riaggregazione?

Nell’uno come nell’altro caso, a suggerire di tornare col partito di Fassino sono stati soprattutto i calcoli sugli effetti del nuovo sistema elettorale, nonché la cruda logica dei numeri emersi dai sondaggi.

Le ambizioni di Costruire Comunità sono state messe fuori gioco dal turno unico. Presentarsi da soli contro il centrosinistra avrebbe infatti significato, per la forza di Passerini e Micheli, la quasi certezza di non conseguire neppure un seggio, sia per via degli effetti penalizzanti che il premio di maggioranza avrà sui perdenti, sia perché il metodo d’Hondt sacrifica le liste più piccole. E d’altra parte, presentarsi con un proprio simbolo all’interno del centrosinistra si è rivelato impossibile, perché Dellai e le altre forze della coalizione hanno sbarrato le porte. Cosicché a Costruire Comunità non rimaneva che saltare il turno elettorale o approdare sotto i rami della Quercia. La scelta è caduta sulla seconda opzione.

Il leader dei "Riformisti" on. Luigi Olivieri.

Ai Riformisti non è andata diversamente. La loro era una scommessa molto ambiziosa: spaccare i Ds, accreditarsi come l’unica vera sinistra di governo e dunque come interlocutori privilegiati della Margherita e, dopo le elezioni, trattare un’eventuale ricomposizione della sinistra da una posizione di forza. Il tutto sotto la guida di due personalità forti della sinistra trentina: Mario Raffaelli e Luigi Olivieri. Il primo capace di raffinate elaborazioni politiche, il secondo imbattibile nella raccolta dei voti porta a porta. La mente e il braccio. L’ardita operazione poteva contare sull’esplicito appoggio di Dellai e sulla benevolenza dei vertici nazionali dei Ds. Ma non è bastato. Pochi della base diessina hanno seguito gli scissionisti ed anzi, dal basso, è montata la rabbia verso i "traditori". Contemporaneamente, il protagonismo del deputato di Pinzolo ha finito presto per oscurare Mario Raffaelli nella costruzione della linea politica: ne è risultato uno scavalcamento a destra della Margherita, privo di qualsivoglia possibilità di aggregare consenso. Nel neonato partitino sono così emersi ruoli ribaltati: Olivieri la mente, mentre su Raffaelli si confidava per raccogliere almeno i voti degli amici ex socialisti. Ma senza linea politica e senza voti della Quercia, il destino dell’Ape era segnato. Quando due diversi sondaggi hanno attribuito ai Riformisti meno voti di quanti ne servano per eleggere un consigliere, questi hanno ben pensato di accettare le condizioni poste dai Ds per un accordo.

Per quanto riguarda i Ds, l’ordine perentorio giunto dai vertici romani di fare tutto il possibile per crescere elettoralmente (le elezioni trentine saranno anche un importante test nazionale) ha costretto i dirigenti di Via Suffragio a trasformare il loro partito in una specie di arca di Noè.

Dunque, a meno di due mesi dalle elezioni, dopo tante polemiche e fratture, le lancette dell’orologio sono state rimesse laddove erano cinque anni fa: un cartello elettorale con le stesse forze di allora, sotto lo stesso simbolo.

Due, rispetto ad allora, le differenze. Il processo di
scomposizione e ricomposizione ha consentito ai Ds di agganciare nuove personalità di riconosciuto carisma e prestigio, nonché nuove fasce di elettorato. Si pensi a Piergiorgio Cattani e allo stesso Mario Raffaelli, al fatto che alle prossime elezioni il mondo ambientalista potrebbe, per la prima volta, preferire la Quercia ai Verdi, mentre l’accordo coi Riformisti ha portato al mulino dei Ds una parte significativa di ciò che rimane dell’elettorato ex socialista.

La seconda differenza (in questo caso in peggio) sta nel fatto che, rispetto al ’98, la lista di oggi appare ancor più un’estemporanea giustapposizione di forze diverse. Allora c’era un capolista a rappresentare l’unità dell’aggregazione, un programma elaborato assieme e ritenuto convincente da tutti i soggetti partecipanti, nonché lo sforzo di dimostrare (anche se non era vero) che l’accordo tra Ds, Rete e Solidarietà costituiva una scelta strategica. Oggi, invece, Costruire Comunità e Riformisti paiono costretti ad una convivenza forzata sotto l’albero di Via Suffragio. Inoltre, mentre andiamo in stampa, si continua a trattare per tentare un accordo anche con lo Sdi e si vocifera addirittura di un aggancio con l’Italia dei Valori di Antonio di Pietro.

Insomma, un’ammucchiata. L’unica forza che sembra davvero integrata con la Quercia è, allo stato attuale, Solidarietà.

Considerato che ciascuna delle forze minori, se riuscirà a concentrare le preferenze, ha buone possibilità di eleggere un proprio rappresentante, il rischio che i Ds corrono è quello di vincere coi numeri, ma di trovarsi con una rappresentanza consiliare divisa, senza una linea politica. Riducendosi ancora una volta al ruolo di stampella politicamente insignificante di Dellai, lasciandogli carta bianca, nel bene e nel male, sul governo del Trentino.

Ai Ds non resta che auspicare che dal terno al lotto delle preferenze emergano persone capaci e "generose", sulle quali fare poi affidamento per ricostruire una politica più convincente di quella vista in questa legislatura.

Per chi sta col centrosinistra ma è critico con Dellai, le speranze di condizionarne le scelte passano di qui.