Ex Michelin: la parola passa al Comune
Via Sanseverino, l’università, lo stadio: i collegamenti tra il progetto di Piano e la città. Dove è il Comune a dover intervenire e decidere.
Il progetto di Renzo Piano sull’area ex-Michelin, per quanto allo stadio di indicazioni di massima, inizia a confrontarsi con la città ed in particolare con il Consiglio comunale. Anche perché esso poneva una ventina di condizioni, dai sottopassi alla ferrovia, al nuovo ponte sull’Adige, allo spostamento dello stadio, che riguardano in prima persona l’ente pubblico.
Ne parliamo con il presidente della Commissione urbanistica, Agostino Bitteleri (Ds-Costruire Comunità). "Il dibattito si è accalorato su un punto particolare: la posizione del ponte. Piano, come prima Bocchi (il primo estensore della variante al Prg, n.d.r.) e poi Busquets (l’architetto catalano attualmente incaricato del Prg), sostiene che la posizione migliore è quella in corrispondenza dello stadio. Buona parte dei consiglieri invece rimane ferma sull’ipotesi del ponte in asse con via Verdi, soluzione che anche a me istintivamente sembra più logica; ma quando i vari tecnici sostengono che lì una rotatoria è impossibile, che non c’è spazio, che si attirerebbe troppo traffico, non vedo le ragioni di questa impuntatura".
Concordiamo: in effetti non abbiamo mai capito le passate eroiche battaglie contro gli urbanisti del Consiglio comunale per tenere il ponte su via Verdi. Anche perché i problemi che solleva il progetto di Piano, ci sembrano altri e più grossi, riassumibili in sintesi in due interrogativi: il parco inizia a Via Verdi o a Palazzo delle Albere? Il progetto si relaziona con la parte di città di via Giusti o con quella di via Verdi e dell’area universitaria?
Due domande basilari che prefigurano il senso dell’area Michelin: se sarà cosa sostanzialmente a sé stante, oppure se risulterà inserita in un continuum culturale/naturalistico che parte dal Duomo e prosegue attraverso l’area universitaria, la nuova biblioteca, il Parco, le Albere, per poi seguire il nuovo lungo-fiume. Questa seconda, d’altronde, era l’idea-forte della "finestra sull’Adige", vagheggiata già vent’anni or sono; e tradotta invece in un normale (anche se non ignobile) business speculativo a nord di via Verdi, ed ora nel progetto di Iniziative Urbane a sud. "Questo, di tanta speme, oggi ci resta" - recitava il Foscolo; qui però la partita è ancora aperta, si tratta di averne consapevolezza.
Dunque, l’area parco: "Non solo inizierà a via Verdi, ma prima, al ponte di San Lorenzo. Questo è l’intendimento generale" - afferma Bitteleri. La cosa non ci convince; per area parco non si può intendere l’attuale argine tra Adige, Adigetto e l’asfalto di via Sanseverino; quello può essere il percorso di una ciclabile, compito che peraltro l’argine già ora svolge ottimamente.
Se si pensa che il parco inizi a via Verdi, non si può non pensare che sia ridotto alla strisciolina tra Adige e Adigetto; insomma, bisogna mettere in discussione via Sanseverino. E qui torniamo a uno degli aspetti meno convincenti della proposta di Renzo Piano: la permanenza della via, a emarginare il lungo fiume. L’architetto genovese infatti da una parte prevede una nuova viabilità, che partendo da via Verdi, affiancandosi alla ferrovia, e innestandosi su via Monte Baldo fornisce l’accesso a tutti gli edifici dell’area (Science Center, residenze, albergo, auditorium, ecc.); dall’altra però mantiene lungo il fiume via Sanseverino, che corre per conto suo. A che serve?
"Beh, la risposta di Piano (‘Così anche gli automobilisti vedono il parco’ ) in effetti mi sembra debole" - concorda Bitteleri.
Secondo noi ci possono essere due risposte più sostanziali. La prima, che Piano non abbia voluto scaricare tutto il traffico sulla viabilità da lui prevista all’interno della Michelin. La seconda, che abbia ritenuto l’eliminazione di Sanseverino, oggi, un azzardo: il suo progetto sta in piedi benissimo, anzi, molto meglio, senza quella strada; ma per eliminarla occorre tutta una serie di condizioni che il Comune, in sede di viabilità complessiva, dovrà realizzare; e quindi per intanto Piano la strada la lascia.
Tutto questo rimanda la palla al Comune. Anche perché, se l’area Michelin, su cui si è concentrata l’attenzione di Piano, può andare abbastanza bene anche con Sanseverino tra i piedi, non così per il tratto tra via Verdi e le Albere, e quindi per l’accesso al Parco: lì la presenza del nastro d’asfalto l’accesso lo nega.
"Su questi problemi in Comune cominciamo ora a ragionare - ammette Bitteleri – Il destino di via Sanseverino è legato al più ampio progetto di spostare il traffico fuori dalla città; iniziando con la regolamentazione/scoraggiamento della sosta a cui stiamo dando il via adesso".
Il piano-guida di Renato Bocchi (uno dei "tre saggi" che preparavano la revisione del Prg, silurati dal Comune) che prima di Piano ha affrontato la Michelin, prevedeva lo spostamento di via Sanseverino all’interno, e la sua prosecuzione fino a raggiungere, molto a sud, la tangenziale. Piano fa svolgere la stessa funzione alla strada che contorna l’area Michelin.
"I viali previsti da Piano prevedono un traffico lento, ulteriormente rallentato da piazze, deviazioni, affinché non risulti una tangenziale interna".
Ma voi, all’eliminazione di Sanseverino, ci state lavorando o no?
"Ripeto, sono problemi della cui portata ci si rende conto a mano a mano che i progetti vengono alla luce. Io sarei per l’eliminazione della via nel momento in cui riuscissimo a farne cadere le motivazioni".
L’altro punto, su cui decisivo sarà l’intervento del Comune, è l’accesso alla Michelin dall’area dello stadio. Lì si giocherà il collegamento tra Science Center e Michelin da una parte, biblioteca e zona universitaria dall’altra: la via più breve come distanze, e la più logica.
Anche qui la progettazione di Piano è appena accennata, probabilmente perché al di fuori del suo incarico. "Per me sarebbe un invito a nozze" - ci ha detto quando gli abbiamo chiesto se sarebbe interessato progettare l’intera area. E Renzo Piano non è il professionista in cerca di lavoro; all’apice della fama mondiale, si può permettere di scegliere quali progetti eseguire.
"Confermo quanto QT ha già scritto: stiamo organizzando un incontro tra i tre grandi nomi (Piano, Botta, Busquets) che stanno lavorando sulla zona" - ci dice Bitteleri.
Un’opportunità per la città; e anche un merito culturale, far interloquire personalità così significative dell’architettura contemporanea. Però forse il Comune dovrebbe arrivare con qualche indicazione in più, con le idee più chiare su cosa vuole. Piano ha posizionato, sull’area lasciata libera dallo stadio, dell’edificazione residenziale: il che, a nostro avviso, vorrebbe dire sprecare un’area cerniera tra Albere, Science Center, biblioteca, edifici universitari del Mulino Vittoria ed ex-ortofrutticole. Ma è il Comune che deve fornire gli input.
"E’ vero, la nostra esigenza è togliere lo stadio di lì, un’area ora divenuta centrale. Ma sull’area così liberata non si è ragionato ancora. Una cosa: non sarei d’accordo su una sua destinazione a verde...".
Comprensibile: il Parco è più verso il fiume; e un collegamento significativo, che unifichi via Verdi, l’università e la Michelin, si può realizzare anche attraverso l’edificato, tanto più se progettato da architetti di cotanta fama.
"... ho l’impressione che la motivazione sottostante a edificare lì sia la ricerca di una contropartita economica ai costi di spostamento dello stadio."
Insomma, costruire per fare cassa. Il che può anche andare bene, basta che si localizzino edifici significativi, e non ci si riduca a fare condomìni.
"Il discorso è appena avviato".