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I Sem Terra: fotoinchiesta dal Brasile

Da “Narcomafie”, mensile del Gruppo Abele di Torino.

Danilo De Marco

In Brasile vivono 34 milioni di Sem Terra, poveri costretti ad abitare immense lande fertili senza poterle possedere né coltivare.

La terra è mal utilizzata e distribuita: degli 850 milioni di ettari del territorio brasiliano, 280 milioni sono considerati latifondo di cui l’88,7% incolto e il 42% delle terre utilizzabili è incolto.

Inoltre, circa il 60% delle terre coltivabili è in mano a meno del 2% della popolazione, costituto da 50.000 latifondisti e imprese multinazionali straniere; mentre 5 milioni di famiglie sono costrette a lavorare come braccianti per più di 10 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con salari da fame.

Punto di riferimento importante per i contadini nullatenenti è il MST, Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (Movimento dei lavoratori rurali senza terra), nato nel gennaio 1984 con obiettivo di conquistare la terra e consegnarla ai lavoratori.

Il MST è un movimento politico popolare, aperto a tutti, con una forte componente sindacale e a direzione collegiale in quanto - dicono - "se c’è un presidente, o viene assassinato o tradisce".

I Sem terra hanno spesso dovuto pagare a caro prezzo le loro rivendicazioni subendo denunce ingiustificate, minacce, sgomberi e arresti arbitrari, torture, omicidi e massacri da parte delle bande paramilitari assoldate dai latifondisti, con la connivenza di uomini politici e funzionari locali. Ma numerosi sono stati anche i successi: il MST oggi coinvolge più di un milione e mezzo di persone e ha costituito centinaia di insediamenti agricoli in cui vivono 350.000 famiglie organizzate in associazioni e cooperative di lavoro. Dal punto di vista legale, inoltre, il MST ha ottenuto il riconoscimento che le occupazioni di massa dei terreni incolti non sono crimini, ma rivendicazioni di un diritto costituzionale.

Il fotografo 

Danilo De Marco non ha smesso di impicciarsi dei malanni del mondo. E’ un tipo di giornalista speciale perché non l’ha inviato nessuno, nessuno lo spedisce, nessuno lo prega di recarsi, ci va da solo, si invia da sé. Va nei posti con un solo biglietto di andata, fa amicizia, perlustra, si aggira sul piano terra dei luoghi che possono essere dei contadini cinesi, degli sbandati del Kurdistan... oppure tra i paesani senza terra del Brasile o tra qualche guerrigliero colombiano.

Le fotografie che riporta non provengono da nessuno scippo, da nessuna destrezza, non è un fotografo di quelli che scippano una immagine da una faccia senza che se ne accorga.

Danilo prima di scattare una fotografia deve mangiare sale insieme, deve versare sale insieme a quello che gli sta di fronte. Ci deve avere a che fare, ci deve diventare amico e deve avere i suoi occhi che lo guardano e stanno alla pari con lui.

Se no, non sputa il clic della sua fotografia della sua macchina fotografica".

(dall’introduzione di Erri De Luca a "La mia ala è pronta al volo", di Danilo De Marco, Edizioni Interattiva, 2001).