Oriente Occidente: Un festival tripartito
Oriente Occidente si fa letteralmente in tre: oltre al consueto cartellone di danza, propone un fitto calendario di… cucina e letteratura. Questa triplice programmazione è la novità della ventiduesima edizione del festival che si svolgerà fra Rovereto e Trento dal 30 agosto all’8 settembre; ed è dettata da un bisogno di rinnovamento, pur all’interno del discorso di fondo, l’indagine sui diversi linguaggi delle culture mondiali.
Come quella orientale (dal titolo stesso della rassegna) che quest’anno riacquista un peso considerevole, dopo una quasi latitanza degli ultimi anni, che noi avevamo individuato come elemento di debolezza. In questa edizione invece arriveranno dal Giappone e dall’India due grossi nomi della danza contemporanea e tradizionale: e il festival non si limita a presentare gli spettacoli, ma integra la proposta artistica con quella culinaria, con cene di gala a base di piatti giapponesi e con incontri dedicati alla filosofia zen.
Analogo programma anche per il Brasile, la Francia e l’Italia, ossia l’Occidente. Insomma, tre diversi fronti che si muovono contemporaneamente in campo, con un’overdose di proposte variegate che renderanno il clima festivaliero più vivo e colorato da un lato, con rischio di appesantimento e di dispersione dall’altro. Quando si cambia si va avanti, ma qualcosa si rischia.
Oltre alla danza tradizionale indiana e a quella contemporanea giapponese, sono particolarmente interessanti gli spettacoli "Body/Work/Leisure" e "Buren Cirque", presentati anch’essi in prima nazionale. Il primo inaugurerà il festival ed è firmato dal coreografo belga Frédéric Flamand e dall’architetto francese Jean Nouvel, per un notevole intreccio di arte coreutica ed architettonica, sul modello di "Metapolis", straordinario balletto arrivato due anni fa a Rovereto, ideato sempre da Flamand insieme all’architetto Zaha Hadid. Con "Buren Cirque", invece, sotto canonico tendone andrà in scena uno spettacolo che coniuga tradizionali numeri circensi, con l’arte visuale di Daniel Buren. E proprio la presenza di due grandi nomi dell’architettura e dell’arte come Jean Nouvel e Daniel Buren, a cui Parigi recentemente ha dedicato due importanti mostre al Centre Pompidou, e presenti anche alla Triennale di Milano, conferma l’intenzione, anzi, la prospettiva di fondo di Oriente Occidente: lavorare in sinergia con la nuova realtà dirimpettaia al Teatro Zandonai, il nuovo, grande Museo di Arte Moderna e Contemporanea..
Quest’anno, infine promette bene anche la sezione dedicata alla danza italiana, con "Vento", il nuovo spettacolo del coreografo toscano Virgilio Sieni, coprodotto dal festival; e con i lavori di Paco Dècina ed Emio Greco, due coreografi italiani "emigrati" rispettivamente in Francia ed in Olanda.