Una nuova identità?
Con l’eclisse di Pergine, forse temporanea, non c’è dubbio che Oriente-Occidente resti la maggiore rassegna dell’estate trentina: per budget, e soprattutto per notorietà. Per questo negli anni scorsi ne sottolineavamo con dispiacere una progressiva perdita di identità: di come a poco a poco l’incontro tra Oriente e Occidente del titolo diventasse sempre più vago, e la rassegna roveretana diventasse una delle tante in Italia, tantissime in Europa, che presentano le compagnie di danza e teatro-danza del circuito internazionale. L’unicità - faticosa ma entusiasmante - di porsi come intersezione tra le culture orientali e occidentali è andata via via perduta; forse perché non sostenuta da un adeguato retroterra di rapporti generali (parliamoci sinceramente: il Trentino, che c’entra con l’Oriente?).
Così anche in questa edizione, nella pur ampia e qualificata proposta complessiva, c’è un solo spettacolo che si rifà all’ispirazione originale: quello di chiusura con Saburo Teshigawara, danzatore giapponese ormai disancorato dalla tradizione, e che lavora sul rapporto danza-arte visiva, con performance in musei d’arte contemporanea, o comunque con sfondi fatti di proiezioni di quadri e video. Un nome di assoluto rilievo, una chiusura del Festival alla grande; che tuttavia, nella sua solitudine, sottolinea come ormai il rapporto con la cultura orientale sia solo episodico.
Etuttavia, è proprio la caratterizzazione di Teshigawara a farci intuire un nuovo possibile corso del Festival. "Stiamo tessendo, irrobustendo, uno dei fili rossi che hanno iniziato a caratterizzare le edizioni degli ultimi anni: il rapporto tra danza e arte visiva" - ci dicono i due direttori artistici del Festival Paolo Manfrini e Franco Cis.
E in effetti, oltre alla star giapponese, altre compagnie in cartello seguono questa tendenza: la svizzera Alias Compagnie (vincitrice del concorso internazionale di Bagnolette, domenica 2 settembre), la spagnola Lanònima Imperial (mercoledì 5), l’italiana Naturalis Labor (per di più coproduzione di Oriente-Occidente, martedì 4). "Una tendenza che vogliamo seguire con convinzione - proseguono i direttori - anche per legare il festival al Mart".
E la cosa ci pare buona e giusta: il nuovo mastodontico Museo di Arte moderna che verrà inaugurato a Rovereto l’anno prossimo, costituisce il più grande investimento culturale del Trentino. Tessere legami con la sua attività non può che essere positivo. Anche considerando le robuste perplessità sul livello (oggi evanescente) della sua produzione culturale.