Casa in cooperativa: conviene ancora?
Per evitare certi trabocchetti, forse è il caso di pensare a cooperative “fai da te”.
Alle cooperative edili che beneficiano di contributi pubblici è fatto divieto di lucro nell’assegnare gli alloggi ai soci. Sono normative severe, previste a tutela dei soci che realizzano alloggi di tipo economico-popolare, che evidentemente stanno strette a taluni amministratori.
Al Consorzio Acli Casa hanno superato l’ostacolo creando una immobiliare privata non soggetta ai vincoli previsti per le cooperative edili sovvenzionate, denominata Gestione Servizi Piccole Dolomiti. Gli alloggi prenotati dai soci sono venduti alla società immobiliare che li ristruttura o li costruisce senza alcun obbligo di indire gare di appalto o di prevedere capitolati assimilati a quelli delle opere pubbliche, e senza l’obbligo di nominare un collaudatore che verifichi il rispetto dei capitolati da parte delle imprese. La Gestione Servizi Piccole Dolomiti rivende poi gli alloggi alle coop del Consorzio Acli Casa al prezzo che crede e, si badi bene, in questo caso è ammesso anche il lucro, giacché è una società privata.
In un caso specifico, quello del socio Giovanni Pallaoro, il gioco è stato interrotto dall’intervento del Codacons che ha segnalato al Procuratore della Repubblica un ulteriore dettaglio di assoluta gravità: il presidente della Cooperativa La Rocca, il presidente del Consorzio Acli Casa ed il presidente della società immobiliare, sono la stessa persona. Anche tra la cooperativa Casa Insieme (Acli) e la società immobiliare esistono anomali collegamenti, in quanto l’avv. Luigi Santarelli, vicepresidente di Casa Insieme, è pure vicepresidente del Consorzio Acli Casa e amministratore di Gestione Servizi Piccole Dolomiti.
Nell’esposto alla Procura, firmato dal Codacons e dal sig. Pallaoro, ci si chiede: "Sarà in grado il presidente della cooperativa edile La Rocca, dott. Guido De Stefano, di avviare estenuanti trattative nell’interesse dei soci, contro il presidente della società Gestione Servizi Piccole Dolomiti, dott. Guido De Stefano, mosso da ben diversi interessi di massimizzazione del reddito della società commerciale? (…) Conforta anche il fatto che la cooperativa La Rocca aderisca alla Federazione Trentina delle Cooperative (inibendo con ciò ogni potere ispettivo della Commissione di Vigilanza sulle cooperative), perché in questo modo il dott. Guido De Stefano, membro del consiglio di amministrazione della Federazione, potrà segnalare con maggior prontezza ogni eventuale irregolarità gestionale prodotta dal presidente della cooperativa La Rocca, dott. Guido De Stefano."
Tutto ciò accade nonostante la presenza di appositi organismi di controllo. Questa considerazione ha indotto il Codacons a chiedere pure una verifica sull’operato di tali organismi oltre che sulle modalità di concessione dei finanziamenti della Provincia.
Che fine hanno fatto gli esposti in Procura? Per ora possiamo solo dire che non sono giunte comunicazioni di archiviazione. Nel frattempo il Codacons ha chiesto a vari gruppi politici di inoltrare interrogazioni in Consiglio e ha ottenuto dichiarazioni di disponibilità e solidarietà, ma poi nessun consigliere ha trovato il coraggio di presentare in aula il problema.
Un doveroso riconoscimento va invece al Difensore Civico dott. Bortolotti, che si è fatto davvero in quattro per cercare di risolvere i problemi dei soci maltrattati, intervenendo più volte presso il Servizio Edilizia Abitativa.
Quanto agli organi di informazione, c’è la sensazione che si sia deciso di far calare l’oblio sull’argomento e così al Codacons spetta l’onore delle prime pagine quando segnala la presenza di un vermicino negli spinaci surgelati, ma quando denuncia irregolarità nella gestione delle cooperative, con ipotesi di reato simili a quelle recentemente assurte alla cronaca nazionale, è già tanto se riesce ad ottenere un trafiletto.
In questa situazione ed in attesa che la Provincia metta ordine nelle grandi cooperative che beneficiano di contributi pubblici, chi investe i sudati risparmi per realizzare la casa in cooperativa lo fa a proprio rischio e pericolo.
Rimane possibile un’alternativa per chi non può permettersi di acquistare alloggi ai prezzi di mercato: accedere alla contribuzione pubblica mediante la creazione di nuove cooperative autonome, slegate dai gruppi dominanti, di modeste dimensioni, soggette al controllo della Commissione di Vigilanza sulle Cooperative e amministrate direttamente dai soci.
E’ una strada che il Codacons raccomanda, perché permette di beneficiare dei vantaggi propri della cooperazione senza accollarsi al contempo problemi economico-finanziari pregressi e senza rischiare di finire nelle mani di amministratori con scopi diversi dagli interessi sociali.
I problemi tecnici e contabili non devono preoccupare: il Codacons darà adeguate informazioni sui professionisti a cui rivolgersi e non mancherà di fornire la consulenza dei propri esperti.
Un esempio di persone che potrebbero benissimo imboccare questa strada è costituito dagli inquilini delle case di proprietà degli istituti previdenziali, ai quali viene offerta la possibilità di acquistare gli alloggi occupati a condizioni di particolare vantaggio se lo faranno in cooperativa, come ad esempio nel caso degli alloggi INAIL.