Cronaca di un disastro annunciato
Politica dei trasporti e pedaggi autostradali
In settembre, la Corte Europea ha annullato il pedaggio dell’Autobrennero fra Innsbruck ed il Brennero, in quanto discriminatorio e perciò contrario al Trattato UE. Mentre la destra (in prima linea il Capitano Weingartner ed il ministro ai trasporti, Schmid, dei Freiheitlichen) grida allo scandalo, accusando l’Unione di ignorare le condizioni di vita della gente nelle vallate alpine, colpita da una valanga sempre crescente di TIR con le loro emissioni nocive, la sinistra e gli ambientalisti criticano la negligenza (e lo spirito anti-europeo) con cui i governanti nostrani hanno sempre tentato di accontentare la popolazione senza colpire gli interessi "forti" degli autotrasportatori di casa.
In Austria, esiste un sistema di pedaggio a due livelli. Cioè, si paga il Pickerl (l’adesivo che consente l’accesso a tutta la rete autostradale, con forti multe per chi viene colto senza), e poi per alcune autostrade di montagna, come appunto l’Autobrennero, c’è il pedaggio tradizionale, da pagare alle stazioni - 17.000 lire per i 37 chilometri da Innsbruck alla frontiera. I Tir pagano molto di più (con un salato pedaggio aggiuntivo durante le ore notturne, il che ha drasticamente ridotto l’inquinamento acustico di notte). Manca però ancora il sistema - promesso (e votato dal parlamento) da anni, ma mai realizzato per oscure e poco credibili ragioni „tecniche" - del Road pricing, con il quale si pagherebbe per ogni chilometro in autostrada.
Il caro-pedaggio dovrebbe scoraggiare il trasporto su gomma, e dirigere l’industria verso la rotaia (obiettivo, del resto, più o meno raggiunto, almeno in confronto ad altri paesi). Solo che, dice la Corte, il prezzo non corrisponde alla vigente direttiva europea in materia (il pedaggio può "coprire", ma non eccedere i costi di costruzione e manutenzione), direttiva che però non tiene conto dei costi "esterni", cioè ambientali. Il pedaggio poi, colpendo solo l’Autobrennero e non il tratto piú lungo dalla frontiera tedesca a Innsbruck, sarebbe discriminatorio di fronte agli operatori degli stati membri dell’UE.
Il che è verissimo. Nello spirito del piú vergognoso e miope protezionismo clientelare, la maggioranza popolare del consiglio provinciale ha sempre voluto limitare l’aumento dei trasporti internazionali senza nuocere all’industria locale. L’opposizione verde ha sempre criticato questo campanilismo anti-europeo, sottolineando il pericolo che il cosiddetto "pedaggio ecologico" sarebbe stato demolito dalla Corte Europea. Cosa che si è puntualmente verificata.
Eallora? Oggi lo sanno perfino i sassi che i prezzi del trasporto sono ridicolamente bassi, assurdamente inadeguati ai costi reali, e che per stimolare scelte economicamente razionali ed ecologicamente sostenibili, bisogna far pagare i costi esterni (emissioni, inquinamento acustico, code...), finora sostenuti dalla collettività. Questa sì che sarebbe una libera e pura (cioè non inquinata da sovvenzioni statali) economia di mercato. Della quale però hanno una paura matta gli apologeti del liberismo economico...
In realtà, i prezzi odierni del trasporto incidono, mediamente, dell’1% (uno per cento) sui prezzi dei prodotti, anche se un semplice yoghurt viaggia, come minimo, per 500 chilometri prima di arrivare alla nostra tavola.
Da quasi un decennio, la Commissione Europea, nel suo omonimo libro bianco, chiede "prezzi giusti ed efficienti" per razionalizzare il sistema europeo dei trasporti e per orientare il settore verso uno sviluppo più equilibrato. Non è certo l’Unione (cioè quei burocrati accentratori di Bruxelles), sono i governi nazionali, con in prima fila il nostro, che finora, in una logica strettamente campanilistica e clientelare, hanno sabotato una nuova direttiva per i prezzi del trasporto che permetta agli stati membri di "interiorizzare" i costi ambientali e fissare prezzi che stimolino scelte più sostenibili fra i vari modi di trasporto.
Insomma, un governo responsabile dovrebbe battersi per una più giusta ed efficiente politica dei trasporti (e dei costi) su livello europeo, anziché chiedere esenzioni speciali e deroghe nazionali per le lobbies degli autotrasportatori.
Su un’altro fronte, però, si annuncia un grande balzo in avanti. Il 30 ottobre, a Lucerna, i ministri dei paesi membri della Convenzione delle Alpi ne firmerano il Protocollo Trasporti, con il quale i paesi alpini rinunciano, per motivi ambientali, alla costruzione di nuove autostrade alpine. In parole povere: addio all’Alemagna (Belluno-Monaco)! Dopo anni di estenuanti trattative, perfino l’Italia, finora strenuo difensore dei cementificatori e degli autotrasportatori, ha deciso di aderirvi. Il Protocollo verrà firmato anche dall’Unione Europea, come ha confermato il direttore generale di Energia e Trasporti, Lamoureux, in una lettera ufficialissima (scritta esplicitamente per ordine dello stesso presidente Prodi) del 26 settembre alla deputata verde tirolese Lichtenberger.
Meno male. Forse vivremo perfino il giorno dei "prezzi giusti ed efficienti"...